Gallery
Via San Tommaso n. 7, 10122 Torino (primo piano)
La Galleria Weber e’ nata nel 1976. Nel corso degli anni ha ospitato più’ di duecento mostre prevalentemente d’arte contemporanea.
Nel 2006 la Galleria cambia denominazione diventando “Weber & Weber”.
La galleria si e’ distinta sin dall’inizio della sua attività’ per essersi occupata di giovani artisti, sia nazionali che internazionali, molti dei quali alla loro prima esposizione.
All’attività’ espositiva si e’ di recente affiancata la casa editrice “Weber & Weber” con una produzione di volumi su artisti o situazioni artistiche di taglio contemporaneo e storico.
Attualmente la galleria si occupa, con continuità, dei seguenti artisti:
Ronny Delrue, Daniele Guolo, Roberto Kusterle, Bruno Lucca, Francesco Nonino, Giancarlo Pacini , Pietro Reviglio, Jean Revillard, Sylvie Romieu.
La Galleria è aperta al pubblico dal Martedì al Sabato, con orario 15,30-19,30.
Exhibits
26.10.2017 - 23.12.2017
opening: 26.10.2017
26.10.2017 - 23.12.2017
La galleria Weber & Weber presenta la mostra personale di Antonio Violetta, artista e poeta, nato nel 1953 a Crotone e attivo a Bologna. L’artista esordisce nel 1976 con una personale presso la Galleria Ferrari di Verona in occasione della quale espone opere dalle quali emerge la riflessione sulla materia e sullo spazio che accompagnerà l’intera produzione dello scultore. Nel 1982 partecipa a Documenta 7 di Kassel su invito di Germano Celant e nel 1986 alla XLII Biennale di Venezia. La materia è attraversata da graffi, da segni plastici prodotti con le dita, da solchi e da tagli: nella “costruzione del frammento” e, conseguentemente, nella decostruzione della forma, elementi connessi nel percorso compiuto da Antonio Violetta negli anni Ottanta e parte dei Novanta, intenzionale e consapevole è l’impiego della “frattura”, di quel vuoto che essa dischiude dentro la materia stessa, della sua valenza apparentemente separatrice ma anche rivelatrice di un’assenza che assume un significato simbolico. Le opere della seconda fase annoverate tra il 1994 e il 2004 all’insegna della figurazione, benché derivino dalle esperienze dei vent’anni precedenti, rappresentano una rottura con il modus operandi della prima fase: l’evoluzione stilistica di Antonio Violetta procede infatti dall’astrazione alla figurazione a differenza, per esempio, di maestri quali Lucio Fontana, Mario Mafai e Giuseppe Capogrossi che dalla figurazione approdano all’arte astratta. La terza fase del percorso artistico di Antonio Violetta, che riassume tutta la sua poetica, contempla i due periodi precedenti solo in apparenza antitetici: ciò che li accomuna è infatti il continuo interrogarsi sul significato del gesto; la componente mentale e quella esecutiva hanno per l’artista uguale importanza. In mostra saranno presenti sculture e opere su carta degli ultimi anni.
22.09.2017 - 21.10.2017
opening: 21.09.2017
22.09.2017 - 21.10.2017
Mending significa riparare, ricucire, guarire.
Mi sembra di trascorrere molto tempo a riparare: il corpo, le relazioni, gli oggetti, l’umore, la memoria.
E’ un lavoro quotidiano in cui sono trascinata da una moltitudine di micro- eventi, dall’accadere collettivo, famigliare o personale. In questo progetto mi sono interessata all’osservazione delle rotture che provoco o di cui sono testimone e ai gesti della cura, per un bisogno primitivo di ritualizzare l’esperienza trasformandola in materia sensibile. Nelle opere inseguo le tracce dei movimenti ritmici e catartici del cucire, del bendare, del legare o l’evocazione di un istante in cui emerge uno stato di cose.
La riparazione e’ un atto volontario che non cancella il danno ma lo sublima in storia cioe’ gli da’ senso.
03.05.2017 - 15.07.2017
opening: 02.05.2017
03.05.2017 - 15.07.2017
Sguardi è il titolo della mostra che inaugura il 2 maggio 2017 presso la Galleria Weber & Weber di Torino.
La collettiva pone all’attenzione del pubblico lavori pittorici e fotografici realizzati da una ventina di artisti nazionali e internazionali che hanno collaborato con la Galleria nel corso degli anni in occasione di mostre personali, collettive, fiere in Italia e all’estero.
Le opere in mostra spaziano dagli anni ottanta fino ad oggi.
Artisti in mostra:
Marcovinicio – Elisa Bertaglia – Ben Vautier Sylvie Romieu – Agostino Bonalumi – Carolrama Bruno Lucca – Sergei Potapenko – Luigi Carboni Vettor Pisani – Vasco Bendini – Chiara Dynys Horiki Katsutomi – Andrea Aquilanti – Antonin Strizek – Vasco Ascolini – Gerald Minkoff Domenico Gusmano – Francesco Nonino – Paolo Lunanova
26.01.2017 - 18.03.2017
opening: 26.01.2017
26.01.2017 - 18.03.2017
A specchio La vita trascritta per frammenti, in stile telegrafico. E’ la storia (ombra di tutte le vite) della famiglia d’origine di Liselotte Frauenknecht. Memoria e cronaca del destino. In realtà: de te fabula narratur, sempre di noi si parla, in controluce, da anima a anima. Siamo tutti noi che, giunti a una curva stretta, dobbiamo riconciliarci con la vita. Ma la memoria non fa che stringere ancor più il nodo, e ci impone un più arduo interrogativo. Ci sarà un’altra storia? Continuerà oltre la fine? Dove andare dunque a cercare ciò che non si trova in nessun alfabeto, in nessun codice, in nessuna forma linguistica se non nella pittura! La visione, come già suggeriva Roland Barthes, è significante svelato. Significa se stessa, non altro. Al diavolo il messaggio. Questi fogli esposti richiamano per prima cosa il senso delle partiture musicali. Spartiti a cui si può aggiungere il tempo scandito (lo stesso tempo delle nostre vite) e l’eco della voce, in una forma dura della voce. Voce interiore, silenziosa.. La vera visione la si riconosce, in fondo, perché ama il silenzio. Ecco, il silenzio. Quel che collega sotterraneamente le opere di Liselotte Frauenknecht è proprio quel perturbante silenzio giunto all’improvviso dopo il corpo a corpo con l’esistere, un silenzio che tuttavia lascia affiorare i segni del duello recente, le ferite, l’urlo strozzato in gola, lo sconvolgimento, la scia del sangue… E’ poi possibile scorgere in queste opere l’aggregarsi e il disgregarsi di una trama. Anche questa è visione interiore, più vicina a una cadenza musicale che a un racconto… Scintille, pulsioni profonde, scariche elettriche del vissuto. Tutto avviene, o è avvenuto, nel segno del notturno e dell’inquieto, nel luogo occultato dalla chiarezza illuministica. Qui si scava, al buio, nel luogo più temuto, nel bel mezzo del labirinto, in solitudine. Si afferrano schegge e sono orme lasciate dal dàimon.. C’è una forza pulsante qui, una ricerca di verità e di panico che scompiglia l’anima, la porta altrove. Dove? Verso l’altra parte di sé. Così, mentre guardiamo, continuiamo a essere guardati. A specchio. Dario Capello
05.11.2016 - 23.12.2016
opening: 05.11.2016
05.11.2016 - 23.12.2016
Nella sua quarta personale alla galleria Weber & Weber l’artista Bruno Lucca espone una selezione del vasto
corpus di fotografie scattate in casa propria nel corso degli ultimi anni. Migliaia di immagini che sono il suggestivo
diario visivo di un quotidiano Viaggio di esplorazione compiuto dentro lo spazio domestico. La mostra
si compone di due grandi isole, collocate al pavimento degli ambienti della galleria, formate dal montaggio
di una parte di queste immagini.
Le fotografie di Lucca hanno una singolare relazione con il celebre libro di Xavier de Maistre Viaggio intorno
alla mia stanza, scritto a Torino nel 1787. Xavier de Maistre, giovane ufficiale del reggimento “Regie Navi”
della Marina sarda viene messo agli arresti domiciliari a causa di un duello. Nei 42 giorni di reclusione, per
ingannare la noia, scrive il suo Voyage. È forse il primo libro in cui si racconta compiutamente di quello spazio
domestico e privato che si andava formando proprio in quell’epoca. Uno spazio squisitamente moderno
e per noi oggi perfettamente normale: il luogo dell’intimità, della privacy, in cui ci rifugiamo per difenderci
dal tumulto e dall’invadenza del mondo. Ma quell’intérieur che de Maistre andava esplorando in quell’ultimo
scorcio di Settecento e che diventerà una grande costruzione moderna, sembra oggi essere fragile e
insicuro, minacciato da sistemi di comunicazione sempre più mobili e fluidi, capaci di insinuarsi profondamente
nel nostro spazio più intimo e privato. Le incursioni nella nostra privacy sono, d’altronde, materia di
dibattito quotidiano.
Per questo le fotografie di Bruno Lucca assumono un interesse particolare, sono immagini con le quali l’artista,
esplorando il proprio spazio privato, riconosce e nomina ciò che gli sta intorno e, così facendo, lo accudisce
e preserva. Una sorta di topofilia – per usare le parole di Gaston Bachelard – che definendo lo spazio
umano della vita, lo difende.
Alle pareti della galleria sono esposti una selezione piccoli ritratti che rappresentano le persone vicine all’artista.
Un altro modo per riconosce e nominare – e così difendere – il proprio spazio emotivo. L’esposizione dei
ritratti svela un’altra, e non casuale, simmetria tra de Maistre e Lucca: Xavier, lasciato l’esercito, si guadagna
da vivere come ritrattista. Anche dipingendo, tanto de Maistre quanto Lucca, dimostrano una peculiare capacità
di relazione con quello che li circonda, che siano le stanze in cui vivono o le persone che ritraggono.
04.05.2016 - 18.06.2016
opening: 04.05.2016
04.05.2016 - 18.06.2016
La Galleria Weber & Weber presenta un lavoro inedito del fotografo Vasco Ascolini, Deposito figure, realizzato e stampato dall’autore tra il 1996 e il 1997, ed oggi esposto per la prima volta nella sua interezza.
Dentro a una vecchia officina, utilizzata un tempo per il regolamento delle acque fluviali, si trova un magazzino, che Vasco Ascolini visita per la prima volta nell’autunno del 1996, dove centinaia di statue aspettano di essere risistemate e riportate nei loro luoghi di origine e provenienza.
Il deposito si trova ad Ivry-sur-Seine, vicino al corso d’acqua. Un ambiente che pare l’immagine di un’umanità ferita, in fuga, in attesa, come migranti approdati su una nuova terra dopo un lungo viaggio. All’interno si vedono sculture di uomini, donne e bambini, anziani, animali, con un numero appoggiato sui loro corpi, il
loro unico nome, impresso su piccole targhe appese.
Ascolini racconta queste presenze ferme come se dentro a quel luogo ci fosse una vita in divenire, dove gli stessi soggetti, ripresi in modi differenti, paiono muoversi, tornare, percorrere dei tratti, di giorno, di notte.
Vasco Ascolini inizia a fotografare nel 1965. Nel 1973 comincia il lavoro come fotografo ufficiale del Teatro Valli di Reggio Emilia, dove matura una precisa scrittura fotografica volta alla ricerca del nero, per raccontare lo spazio scenico e il corpo dell’attore.
Negli anni ’70 decide di perseguire un cammino “fuori le mura”, non solo cittadine o regionali ma anche nazionali. Per il teatro si rivolge ai grandi musei degli Stati Uniti. Molte delle sue immagini sono oggi conservate nei più importanti musei d’arte del mondo: al Metropolitan Museum, al Solomon R. Guggenheim Museum e al MoMA di New York, nella Library Collection Artist Files, al Victoria and Albert Museum di Londra, al Centre G. Pompidou e alla Maison Européenne de la Photographie di Parigi, al Musée Réattu di
Arles, e al Musée N. Niépce a Chalon-sur-Saône, solo per citarne alcuni. Una grande mostra al Lincoln Center di New York nella Public Library, nel 1985, chiude la sua ventennale ricerca sul teatro. Nella seconda meta degli anni ’80 comincia a lavorare sui beni culturali delle città, sulle architetture e le archeologie,
dalla loro fondazione a fine ’800, mantenendo la cifra del nero della precedente esperienza teatrale, attratto dalle persistenze dei frammenti del passato, dalla loro eredità storica e culturale.
La Francia, tra tutti i paesi, è quella che lo accoglie più attentamente, conferendogli incarichi da realizzare all’interno delle sedi dei più importanti musei nazionali: come il Musée Rodin, il Louvre, il Musée Carnavalet, la Bibliotheque Nationale de France e tanti altri.
Ascolini conosce direttamente alcuni dei più grandi personaggi della cultura del ’900, con cui mantiene nel tempo rapporti epistolari, che scrivono sulla sua ricerca, tra questi: Helmut Gernsheim, Ernst Gombrich, Jacques Le Goff e Aaron Scharf.
Nel 2000 riceve la nomina a Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres dal Ministero della Cultura della Repubblica Francese.
Vasco Ascolini nasce nel maggio del 1937 a Reggio Emilia, dove attualmente vive e lavora.