Gallery
La Galleria Tucci Russo è stata fondata nel 1975 a Torino da Antonio Tucci Russo, inaugurando con una mostra personale di Pier Paolo Calzolari e rappresentando fin dal principio numerosi artisti appartenenti al gruppo dell’Arte Povera. Diverse infatti sono state le mostre di Giovanni Anselmo, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini e Giuseppe Penone nella storia della galleria. Inoltre, per molti anni la galleria ha avuto i propri spazi espositivi nello stesso edificio e allo stesso piano dello studio di Mario Merz a Torino.
Sin dalla sua fondazione, Lisa e Antonio Tucci Russo hanno focalizzato la propria attività sullo studio e la ricerca della scultura e dei suoi sviluppi.
Nel corso della propria storia sino ad oggi, la galleria Tucci Russo ha affiancato alla situazione del gruppo dell’Arte Povera artisti quali Daniel Buren, Tony Cragg, Lili Dujourie, Harald Klingelhöller, Richard Long, Paolo Mussat Sartor, Maria Nordman, Alfredo Pirri, Thomas Schütte e Jan Vercruysse.
La Galleria Tucci Russo ha continuato ad indagare le nuove tendenze sorte nelle più recenti generazioni di artisti tra i quali Mario Airò, Christiane Löhr, Paolo Piscitelli, Robin Rhode e Conrad Shawcross.
La galleria Tucci Russo ha due sedi: a Torre Pellice, una cittadina vicino Torino dove occupa circa 1200 mq di spazio espositivo in un’affascinante ex manifattura tessile, e nella zona centrale di Torino in un palazzo storico della città.
Exhibits
23.06.2023 - 07.10.2023
opening: 22.06.2023
23.06.2023 - 07.10.2023
ore 18-20
Dal mercoledì al sabato ore 11-13 | 15-19
Tucci Russo Chambres d’Art – sede di Torino
L’esposizione si focalizza su alcune delle più recenti ricerche dell’artista sulla luce, la geo- metria e la percezione: due sculture, con movimenti meccanici, rappresentano i suoi lavori più recenti appartenenti alle serie Patterns of Absence e Slow Arc Inside a Cube. Queste sculture dinamiche dialogano con l’opera in vetro Spindle, con una nuova versione della serie Paradigm intitolata Paradigm Vex – Slender (Structural) e, infine, con l’edizione Study for the Patterns of Absence.
Nella prima sala l’opera Patterns of Absence, il cui pannello posteriore è uno spettro rosso, è una scultura luminosa appesa a parete e, con il suo diametro di 2 metri, rappresenta l’opera più grande di questa serie. L’ opera è composta da due dischi colorati e forati che ruotano in senso op- posto l’uno all’altro, modellando la luce attraverso la fitta trama di fori. Le tre edizioni titolate Study for the Patterns of Absence, esposte nella stessa sala, sono gli studi preparatori di quest’opera.
Il lavoro Spindle è una scultura in vetro modellata a mano che proietta ombre enigmatiche. Nella loro forma piatta, gli Spindle sono simili ai sistemi solari e galattici che, in modo analogo, a causa delle leggi del momento angolare, tendono ad appiattirsi nel tempo. Il disco modellato può es- sere visto come l’involucro di un pianeta, con possibili e non prevedibili aberrazioni; il fuso, come una freccia, lo attraversa, simboleggiando l’estrema velocità del viaggio del nostro sole attraverso la galassia e, il suo essere affilato, richiama la meraviglia e il terrore dello spazio e delle sue forze.
Nella seconda sala si trova l’opera Paradigm. Costruita come una pila di tetraedri cre- scenti, l’artista spiega che la scultura rappresenta un faro per il progresso e l’impegno nel- la ricerca, ma contiene fallibilità e dovrebbe servire come un costante monito sulla precarietà della conoscenza. Conrad Shawcross ha scelto il titolo della scultura ispirandosi al libro del fi- losofo scientifico Thomas Kuhn “The Structure of Scientific Revolutions”: al fine di permette- re alle idee di progredire, i vecchi paradigmi necessitano di essere scardinati da quelli nuovi.
Nell’ultima sala è appesa al soffitto, quindi sospesa, l’opera Slow Arc Inside a Cube XV. Que- sta serie prende ispirazione dal rivoluzionario lavoro del chimico inglese Dorothy Hodgkins che ha descritto la sua scoperta dell’insulina suina “come il tentativo di definire la struttura di un albero osservandone solo l’ombra”. Lo spettatore dello Slow Arc è posto in una posizione di pura ogget- tività filosofica, capace di vedere sia le ombre che la macchina platonica che le ha create, inter- rogandosi se sarebbe mai stato in grado di immaginare la gabbia e il suo meccanismo dalla sola osservazione delle ombre proiettate.
In The Shadows Lie Eternity è la terza personale di Conrad Shawcross con la Galleria Tucci Russo, dopo Stacks, Folds and Interference nel 2016, Dumbbell nel 2008 e la partecipazione alla collettiva S.N.O.W. – Sculpture in Non-Objective Way nel 2005 nella sede di Torre Pellice. L’artista è stato nominato Royal Academician nel 2013 e ad oggi è il più giovane membro della prestigiosa Royal Academy of Arts di Londra.
Conrad Shawcross (Londra, UK, 1977) vive e lavora a Londra. È stato autore in tutto il mondo di numerose opere monu- mentali di commissione pubblica, tra cui Paradigm (2016) collocata all’esterno del Francis Crick Institute di Londra; The Optic Cloak (2016) a Greenwich, UK; Exploded Paradigm (2018) nell’atrio del Comcast Technology Center a Philadelphia, USA, e Schism (2020) a Château La Coste in Provenza, Francia. Ha esposto in istituzioni internazionali tra cui: Palais de Tokyo, Parigi, Francia; Mori Art Museum, Tokyo, Giappone; the Museum of Old and New Art, Tasmania; Wadsworth Athe- neum, Connecticut, USA; the National Gallery, Londra, UK; ARTMIA, Pechino, Cina; Château La Coste, Provenza, Francia
23.05.2023 - 24.09.2023
opening: 21.05.2023
23.05.2023 - 24.09.2023
JAN VERCRUYSSE
OPENING DOMENICA 21 MAGGIO 2023, ORE 11-17
Fino al 24 settembre 2023
TUCCI RUSSO Studio per l’Arte Contemporanea
Via Stamperia 9 – TORRE PELLICE
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SEDE DI TORINO : GIUSEPPE PENONE | Impronte foglie parole | fino al 20 maggio 2023
Il rapporto tra Giuseppe Penone e Antonio Tucci Russo nasce nel 1969.
Impronte foglie parole è la sesta esposizione personale dell’artista con la Galleria Tucci Russo e la prima ospitata nella sede di Torino. La mostra consta di opere di varia tipologia quali sculture, lavori su tela e un corpus di disegni.
Nel 1970 Giuseppe Penone inizia a realizzare un ciclo di opere titolate Svolgere la propria pelle. La pelle ha la proprietà di delimitare e insieme separare: la pelle come superficie sensibile, capace di relazionarsi con il mondo. L’azione del contatto diventa fonte primaria di conoscenza, ed è ciò da cui scaturisce la scultura. Il contatto è una conoscenza che avviene in modo continuo e spontaneo, e l’IMPRONTA è la conseguenza della funzione primaria del tatto e un segno di identità.
A questo concetto si lega l’importante opera presentata in mostra Svolgere la propria pelle – Dita (1971) costituito da dieci fotoemulsioni su specchio. Ogni fotografia riprende un dito diverso delle mani dell’artista premuto su una superficie trasparente. Nel punto di pressione la punta del dito appare bianca, conferendo allo specchio la trasparenza necessaria alla rifrazione. Nella zona interessata dal contatto la pelle del dito scompare e lì, nel punto di incontro tattile, si verifica il passaggio della luce.
Giuseppe Penone ci conduce “per mano” alla visione della mostra presentata alla Galleria Tucci Russo nella sede di Torino. La mostra mette in dialogo le esperienze creative creando dei parallelismi che, partendo dall’esperienza primaria del toccare come principio della conoscenza, mettono in relazione l’azione dello scultore nel toccare la materia e quella dello scrittore che lascia le sue impronte sulla prima copia pubblicata di un suo libro, da cui per entrambi alla prima impronta ne segue un’altra e un’altra ancora. Lo scultore, manipolando la materia, realizza l’opera; lo scrittore, toccando e sfogliando il suo libro, permette alle parole di evidenziare il suo pensiero.
“Un paesaggio di impronte, pensieri, parole impresse
sulla superficie del mondo.
Lo avvolgono come un suono continuo, modulato dall’intensità
delle parole del poeta che affida alla superficie delle pagine
del suo primo libro attese, speranze, fervori, illusioni,
e, pubblicato il suo libro, lo ricopre di impronte, lo accarezza,
lo sfoglia, lo apre come apre la mano e toccandolo
raccoglie sulle dita tracce di inchiostro delle sue parole,
la foresta dei suoi pensieri.”
Giuseppe Penone, Scritti, Electa, Milano, 2022
Il testo chiarisce il concetto espresso in tre delle opere presentate, Canti (2013), Fervor de Buenos Aires (2015) e Die Metamorphose der Pflanzen (2014) che s’ispirano agli scritti omonimi rispettivamente di Giacomo Leopardi, Jorge Luis Borges e Johann Wolfgang von Goethe le cui prime edizioni sono anch’esse esposte in mostra. Penone, come detto, considera l’impronta, ovvero il toccare, come principio della conoscenza, che concepisce come «segno, ordine, gesto taumaturgico, o proiezione di un pensiero». Ad una prima impronta l’artista ne aggiunge progressivamente altre fino a raggiungere migliaia di impronte accumulate che, differenti tra loro, ricordano il fogliame degli alberi. Al centro di ciascuna tela è presente una piccola scultura in terracotta, l’impronta della sua presa.
Vengono inoltre esposti il frottage della copertina della prima edizione di Die Metamorphose der Pflanzen di Johann Wolfgang von Goethe, che riporta l’artista a una tecnica da lui utilizzata tanto in opere storiche quanto più recenti, e i disegni intitolati Foglie (2014) che rinnovano il concetto di paesaggio come una distesa di impronte, rappresentando per l’artista «un drappo di foglie della foresta, ognuna unica, assoluta, irripetibile, che riveste il corpo della foresta come una pelle».
Altre due opere esposte ampliano ulteriormente il concetto di come, dall’azione del contatto, scaturisca la scultura:
Gli anni dell’albero più uno (2020), scultura in bronzo che si lega all’opera storica presentata nel 1969 in cui l’artista, procedendo per addizione e non per sottrazione (come negli Alberi scortecciati), esplorava la corteccia toccandola e accarezzandola con la punta delle dita per stendervi attorno uno strato di cera corrispondente a un anello di crescita dell’albero, e Avvolgere la terra – corteccia (2014): «Ho ingrandito con della creta la terra che avevo avvolto e stretto nelle mani. Manciata dopo manciata, l’ho compressa e levigata in un’azione che ha coinvolto tutto il mio corpo e la mia attenzione». La scultura poggia a terra su una fusione bronzea della corteccia di un albero.
Il video Ephemeris accompagna la visione della mostra evidenziando alcuni dei processi creativi dell’artista.
Giuseppe Penone (Garessio (Cuneo), 1947) vive e lavora a Torino. Negli ultimi anni gli sono state dedicate mostre personali presso la Galleria Borghese, Roma (2023), il Voorlinden Museum, Wassenaar (2022), il Couvent de La Tourette, Éveux (2022), il Philadelphia Museum of Art, Philadelphia (2022), la Frick Madison, New York (2022), le Gallerie degli Uffizi, Firenze (2021), la Bibliothèque Nationale de France, Parigi (2021), Villa Medici, Roma (2021), il Saarlandmuseum, Moderne Galerie, Saarbrücken (2020), Centre Pompidou Metz (2020), Yorkshire Sculpture Park, Wakefield (2018), Château La Coste, Le Puy-Sainte-Reparade (2017), Palazzo della Civiltà, Roma (2017), MART, Rovereto (2016), Rijksmuseum, Amsterdam (2016), Nasher Sculpture Center, Dallas (2015), Musée Cantonal des Beaux-Arts, Lausanne (2015). Nel 2013 ha esposto le sue sculture monumentali presso i giardini della Reggia di Versailles e al Madison Square Park, New York, mentre nel 2014 presso i Giardini di Boboli a Firenze,. Numerose sono le installazioni permanenti, tra cui il Giardino delle Sculture Fluide presso la Reggia della Venaria Reale, Torino. Nel 2017, in occasione dell’inaugurazione del Louvre Abu Dhabi, quattro opere dell’artista sono entrate nella collezione permanente del museo. Insignito della McKim Medal nel 2017 e del Praemium Imperiale per la Scultura dalla Japan Art Association nel 2014, ha rappresentato l’Italia alla 52° Biennale di Venezia nel 2007, avendovi esposto anche nel 1995, 1986, 1980 e 1978. Ha preso parte a Documenta a Kassel nel 1972, 1982, 1987 e nel 2012.
18.10.2022 - 11.02.2023
opening: 27.10.2022
18.10.2022 - 11.02.2023
Mostra 1, Torino : Thomas Schütte | “Works in glass”
Dal mercoledì al sabato ore 11-13 e 15-19
La Galleria Tucci Russo, che lavora con l’artista tedesco Thomas Schütte sin dal 1986, espone nella sede di Torino, su progetto dell’artista, una selezione di sculture in vetro accompagnata da una serie di opere su carta.
L’artista nel suo percorso creativo ha spesso utilizzato questo affascinante materiale soprattutto per realizzare sculture legate a ritratti e a figure che esprimono diversi aspetti delle emozioni umane: dai legami personali fino ad un immaginario grottesco. I disegni presentati nell’esposizione sono un commento e un completamento alle opere.
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Mostra 2, Torre Pellice: Open Book
Dal mercoledì alla domenica ore 10-13 e 15-18.30
“Open Book” presenta una selezione di opere degli artisti presentati nella Galleria Tucci Russo nel corso della sua attività. Disponendo la sede di Torre Pellice di un ampio spazio diviso in diverse sale, si propongono varie collettive facendo una selezione di artisti per generazione:
Sala 1 e 2: Giovanni Anselmo, Richard Long, Mario Merz, Giulio Paolini, Giuseppe Penone
Sale 3 e 4: Tony Cragg, Harald Klingelhöller, Alfredo Pirri, Thomas Schütte, Jan Vercruysse
Sale 5: Mario Airò, Christiane Löhr, Robin Rhode, Conrad Shawcross
THOMAS SCHÜTTE Glass: Me, 2018, Vetro di Murano, Cm 19,5 x 43 x 26,5 | Courtesy l’artista e Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea, Torre Pellice / Torino Foto Luise Heuter
14.04.2022 - 01.10.2022
opening: 13.04.2022
14.04.2022 - 01.10.2022
Giovanni Anselmo, che espone nella Galleria Tucci Russo sin dal 1978, in questa mostra, la prima nella sede di Via Bertolotti 2 a Torino, raccoglie una serie di opere nate in differenti momenti e legate a diverse tematiche del suo lavoro. Il suo pensiero, sin dalla metà degli anni Sessanta, dimostra grande coerenza di linguaggio e di concetti, evidenziando quei principi fondamentali che accompagnano la nostra esistenza e che ci pongono in relazione a tutto ciò che è visibile e invisibile, che è particolare, che sottolinea il principio di equilibrio (Senza Titolo, 1965), di energia/tensione che un materiale, in una posizione costretta e innaturale, sviluppa nei confronti del fruitore che, a sua volta, così come nelle opere direzioni, si orienta nei punti cardinali dello spazio.
Minimalismo e concettualità convivono con una dimensione poetica dell’universo.
“L’oggetto tradizionale è ridotto al minimo e comunque esiste solo in funzione della tensione, dell’energia. L’opera è energia ed è in funzione del mio vivere. I miei oggetti sono energia fisica; le forze vengono convogliate e dirette in un punto in modo che ne risulti, di volta in volta, una situazione di equilibrio instabile, di movimento potenziale, di tensione, di compressione cui le strutture e gli elementi visivi dei miei oggetti sono subordinati.”
Giovanni Anselmo
SALA 1:
VERDE CHIARO PERMANENTE AL CENTRO E INTORNO UN DISEGNO, DUE PARTICOLARI, I COLORI DELLE FOGLIE AL VENTO, 1980
OLTREMARE MENTRE APPARE ALL’ORIZZONTE, 1979/ 2022
“Io ho utilizzato questo colore come una materia, come un lembo di terra, come una bussola, più che come un colore in senso stretto. Il colore oltremare nell’antichità fu portato in Europa da lontano, da oltremare appunto… ed è per questa ragione che ha assunto questo nome. È un’indicazione spaziale di un altrove che, intorno a noi, si trova in tutte le direzioni. Sulla Terra, infatti, qualunque direzione si scelga di percorrere, prima o poi comparirà sempre un oltremare. Collocare questo colore su una parete significa per me scegliere e indicare quella direzione, verso l’oltremare sulla parete e verso l’oltremare nello spazio esterno.”
Giovanni Anselmo
SENZA TITOLO (Specchio), 1968
“Quando in “Senza Titolo” del ’68 ho utilizzato lo specchio, appoggiandolo al muro e proteggendolo nei punti di contatto con del cotone, ho rivolto verso lo spettatore il retro dello specchio e non la parte specchiante. Quest’opera è “contro” l’immagine virtuale a due dimensioni e lo specchio – una lastra specchiante di 3 mm di spessore – flettendosi a causa del suo peso presenta un’immagine reale a tre dimensioni anziché un’immagine riflessa e virtuale a due dimensioni.” Giovanni Anselmo
SALA 2:
INVISIBILE, 1971
“Nel 1971 ho realizzato un lavoro con un proiettore, intitolato “Invisibile”, perché volevo fare un lavoro invisibile: l’apparecchio proietta una diapositiva con la parola “visibile”, la focalizzazione della parola è nello spazio a un metro circa dall’obiettivo. Se voglio verificare l’invisibile, ciò è possibile solo mediante il visibile. Se voglio materializzare l’invisibile questo diventa immediatamente visibile. L’invisibile è quel visibile che non si può vedere.”
Giovanni Anselmo
SENZA TITOLO (TONDINO), 1965
“Il ferro è piegato in modo che esso poggi a terra e regga da solo la sua verticalità con un bilanciamento di peso. In questo modo la struttura è in grado, al minimo spostamento dell’aria circostante, di segnalare con il suo movimento l’energia che contiene. Quello che mi interessava era, da un lato, la forza di gravità, e dall’altro la pura verticalità dell’asta. Nello stesso periodo realizzo opere in cui infilo in verticale su basi di legno dei tondini di ferro che si spingono quanto più possibile verso l’alto, fino a trovare un equilibrio instabile molto precario tra legge di gravità e forza di coesione del ferro. Talora applico alla sommità del tondino una forma a goccia rovesciata di polistirolo e dipingo il tutto di un solo colore.” Giovanni Anselmo
SENZA TITOLO, 1967
“In quest’opera l’energia fisica viene rappresentata con mezzi semplicissimi. I bordi longitudinali di una lastra di plexiglas sono avvicinati e trattenuti da un ferro a U. Il ferro a U aggancia i bordi e ad essi rimane appeso senza bisogno di incastri, perché è la tensione del plexiglas a sostenere il ferro stesso. La trasparenza del materiale visualizza la situazione di energia che mantiene in piedi l’opera.” J. C. Ammann
INFINITO, 1970
“Ho messo a fuoco l’obiettivo della macchina fotografica sull’infinito e l’ho puntato verso il cielo, perché il cielo non interpone ostacoli, il cielo è uno spazio “aperto”…” Giovanni Anselmo
28.10.2021 - 29.01.2022
opening: 28.10.2021
28.10.2021 - 29.01.2022
Dal mercoledì al sabato ore 11-13 | 15-19
Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea è lieta di presentare presso la propria sede di Torino la quarta esposizione di Giulio Paolini dal titolo QUI (DA LONTANO).
Il percorso che l’artista propone all’interno della galleria Tucci Russo comprende un corpus di opere inedite, ovvero tre sculture, un arazzo e una serie di collage.
Come suggerisce il titolo della mostra, QUI (DA LONTANO), Paolini riflette, su temi da lui ampiamente frequentati quali la figura dell’artista, la vertigine del tempo, prossimità e distanza, familiare e straniero, consueto ed esotico.
Le pareti della galleria sono scandite da una serie di collage dedicati a luoghi esotici, mai visitati da Paolini, intitolati Qui (da lontano), 2021, che danno il titolo alla mostra. Proprio il carattere remoto dei soggetti rappresentati, la distanza che ci separa da essi, diviene oggetto di suggestione per l’artista: Jaipur (India), Persepoli, Isfahan, Tabriz, Meshad, Shiraz, Darab (Iran) sono i meravigliosi siti archeologici che, trasfigurati nei collage, compiono un viaggio repentino per depositarsi davanti ai nostri occhi.
Nelle parole dell’autore: L’orizzonte è mutevole, sempre diverso: unisce o divide due aree contrapposte. È un contatto virtuale utile a raffigurare, ma non a definire, una giustapposizione visiva. Sopra e sotto, qui e oltre avvistiamo superfici che si toccano senza rumore, senza indicare su quale delle due crediamo di abitare. Spazio e Tempo si contendono le misura del Vero, di quanto sembra ospitare la nostra esperienza. Da Jaipur a Darab, Persepoli e Isfahan la distanza da percorrere è notevole, ma irrilevante o addirittura inesistente se questi o altri luoghi si traducono in immagini fotografiche, carta da disegno, matita e compasso a disposizione del “viaggiatore”. Il quale sa, per buona regola e vita vissuta, rivelare a se stesso l’esperienza – se così si può dire – di non muovere un passo: restare fermi per accogliere l’istantaneità della visione.
Sala 1
La scultura In orbita, 2021 accoglie il visitatore nella prima sala: due calchi in gesso di mani femminili, orientate l’una verso il basso e l’altra verso l’alto, sono posati sulla riproduzione fotografica di una mappa stellare di formato tondo, trattenuta da una lastra di plexiglas quadrata. I calchi sono sormontati da una sfera armillare che trattiene un goniometro. Sullo sfondo della dinamica circolare che guida l’assieme, in cui i vari motivi fanno eco l’uno all’altro, le due mani orientate in senso contrapposto sembrano sostenere nello spazio cosmico gli elementi in equilibrio precario: un contatto fisico tra il soggetto e l’universo.
Sala 2
La seconda sala ospita l’opera scultorea Caduta libera, 2021 in cui il calco in gesso di una mano aperta, orientata in verticale, è associato a quattro frammenti lacerati di una riproduzione fotografica del cielo, disposti a varia altezza. I frammenti d’immagine in “Caduta libera”, come suggerisce il titolo, rinviano al gesto dell’autore, rappresentato dalla mano, che tenta invano di trattenere una dimensione assoluta, simboleggiata dal cielo. Un gesto al quale l’autore non vuole rinunciare, pur consapevole della sua impraticabilità.
Sala 3
Allestita sul piano di un tavolo, Habitat, 2021 è costituita da tre espositori in plexiglas triangolare che fungono da quinte teatrali per la messa in scena di un assieme di oggetti: una pietra pirite, una rosa gialla (citazione di un racconto di J.L. Borges), un pennello usato, una boccetta di inchiostro azzurro, frammenti cartacei di appunti autografi dell’artista, una clessidra e un compasso che cinge una lente di ingrandimento. Un compendio di oggetti cari a Paolini, in virtù della loro dimensione simbolica: gli strumenti dell’artista nel trascorrere del tempo e nella fisicità dello spazio.
Sulla parete opposta è esposto un arazzo tessuto a mano dal prestigioso Ateliers Pinton, dal titolo Dopo Tutto, 2021. Una figura maschile vista di spalle è intenta a osservare un quadro, evocato per mezzo di un tracciato lineare, mentre in primo piano l’immagine di una cornice dorata inquadra la scena medesima. In questa successione alterna di inquadrature, lo sguardo del protagonista non vede alcunché, dal momento che il “quadro” definito dalla cornice dorata cade alle sue spalle. Nelle parole dell’artista: “La figura rappresentata, anziché volgersi come di solito verso noi osservatori, occupa la nostra stessa collocazione: è rivolta ad un al di là, verso qualcosa che non è dato vedere”. Autore e spettatore vengono a coincidere nella stessa figura, anonima, che, in una sorta di autoritratto rovesciato, sembra interrogare il proprio sguardo tanto quanto la propria identità.
La parete laterale ospita il collage A perdita d’occhio, 2007-2021: al centro la fotografia di una nave è inscritta in riquadri bianchi e neri, a loro volta applicati su un’immagine del mare al tramonto. La nave è diretta frontalmente verso l’osservatore irradiando una scia di tele al recto e al verso, particolari di studi, schizzi e dettagli fotografici. La nave procede dunque verso di noi in un movimento che dalla luce conduce all’oscurità. Nelle parole dell’artista: “Il flusso che si deposita ai lati del soggetto centrale, la scia tracciata sull’acqua dal carico di intenzioni e proiezioni che avanza verso di noi si traduce in un intreccio di immagini che evocano altre superfici disperse a perdita d’occhio.”
La mostra propone un viaggio nello spazio e nel tempo per celebrare ancora una volta, secondo lo sguardo dell’artista, il miracolo della visione.
Mercoledì > Sabato 11 – 13 | 15 – 19
TUCCI RUSSO
STUDIO PER L’ARTE CONTEMPORANEA
Via Stamperia 9 | 10066 TORRE PELLICE (Torino)
Tel. +39 0121 953 357 | Fax +39 0121 953 459
gallery@tuccirusso.com | www.tuccirusso.com
Mercoledì > Domenica: 10.30-13 / 15-19
Tony Cragg
IN NO TIME
Fino al 30 gennaio 2022
Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea è lieta di presentare la tredicesima mostra personale dello scultore inglese Tony Cragg, dopo la prima presentata nel 1984 negli spazi dello storico Mulino Feyles di Torino. In occasione della presente esposizione a Torre Pellice, l’artista presenta una vasta selezione di opere scultoree recenti realizzate tra il 2017 e il 2021.
L’arte di Tony Cragg è focalizzata sulle molteplici relazioni esistenti tra l’essere umano e il suo ambiente.
Protagonista di una continua ricerca sul contenuto e la forma nell’ambito della scultura, l’artista si concentra, attraverso tecniche e materiali vari come il marmo, il bronzo, il legno, e il metallo, sulla connessione tra la figura, l’oggetto e il paesaggio. Secondo Tony Cragg, il fare scultura rappresenta l’unica attività che, nell’interazione tra essere umano e materia, è in grado di fornire a quest’ultima non una funzione bensì un significato e un’espressione emozionale. Ciò che conta per l’artista è intuire quanto si nasconde al di sotto della superficie della materia, cogliendone la dinamica e l’energia interna.
Tra le opere in mostra anche alcune sculture provenienti dall’esposizione, appena conclusa, ospitata nella suggestiva cornice di Houghton Hall, dimora storica situata nel Norfolk in Gran Bretagna.
Tony Cragg (Liverpool, UK, 1949) vive e lavora a Wuppertal, Germania, dal 1977 dove dal 2008 ha avviato lo Skulpturenpark Waldfrieden, la fondazione che porta il suo nome. Si laurea presso la Wimbledon School of Art, Londra, UK (1973) e ottiene un Master of Arts presso il Royal College of Art, Londra, UK (1977). Tra le recenti esposizioni personali si ricordano: Haus am Waldsee, Berlino, Germania, 2021; Houghton Hall, Norfolk, UK, 2021; Giardino di Boboli, Firenze, 2019; Yorkshire Sculpture Park, UK (2017); National Museum of Havana, Cuba (2017); MUDAM Luxembourg, Lussemburgo (2017); Ludwig Museum, Koblenz, Germania (2017); Wroclaw Contemporary Art Museum, Wroclaw, Polonia (2017); The State Hermitage Museum, San Pietroburgo, Russia (2016); Von der Heydt Museum, Wuppertal, Germania (2016); Benaki Museum, Atene, Grecia (2015); Gothenburg International Sculpture Exhibition, Gothenburg, Svezia (2015). Nel 1988 ha rappresentato la Gran Bretagna alla 43° Biennale di Venezia e nello stesso anno è stato insignito del Turner Prize dalla Tate Gallery di Londra, UK. Eletto Royal Academician dalla Royal Academy of Arts nel 1994, ha ricevuto il Praemium Imperiale per la Scultura dalla Japan Art Association nel 2007. È stato nominato CBE nel 2002 e Knight’s Bachelor nel 2016.
15.09.2021 - 30.10.2021
opening: 14.09.2021
15.09.2021 - 30.10.2021
La Galleria partecipa alla 5 giorni di apertura coordinata di Exhibi.TO dal 14 al 18 Settembre 2021.
“Il giardino dei sogni” rivela al pubblico il momento magico in cui le idee si materializzano sulla carta, mostrando la dimensione privata dell’immaginario dell’artista che poeticamente apre la porta segreta dei suoi progetti.
27.01.2021 - 31.07.2021
opening: 27.01.2021
27.01.2021 - 31.07.2021
Human and Nature Portraits è la mostra che la Galleria Tucci Russo presenta nella propria sede di Torino e che sviluppa il tema del ritratto visto con occhi contemporanei da parte di cinque artisti: Christiane Löhr, Richard Long, Marisa Merz, Giuseppe Penone e Thomas Schütte.
Nella mostra Marisa Merz e Thomas Schütte si riallacciano alla tradizione classica del ritratto: Marisa Merz con un disegno di un’eterea testa femminile, non priva di una sua religiosità, mentre Thomas Schütte propone un’altra figura femminile, più terrena, intenta alla lettura; questo disegno si contrappone a due sculture di teste maschili realizzate in vetro di Murano, rispettivamente nera e blu, adagiate su delle basi in acciaio nero, titolate Me.
Gli altri artisti in mostra, Giuseppe Penone, Richard Long e Christiane Löhr, presentano l’idea del ritratto come visualizzazione metaforica del gesto proprio dell’artista nel creare l’opera in dialogo con gli elementi naturali.
Giuseppe Penone nell’opera Equivalenze – 25 novembre 2016 unisce “pittura” e scultura: pittura in quanto le lastre di ottone, sapientemente toccate dall’artista in modo da creare una controllata ossidazione sulla superficie a determinare un ritmo pittorico, sono anche sostegno dell’impronta della sua mano trattenuta dalle forme in terracotta disposte a intervalli sulle lastre stesse. A questa seguono Pelle di grafite – Riflesso di saffirina, impronta e “ritratto” di un particolare della sua epidermide, e Corpo di pietra – rete, in cui le venature della pelle del marmo vengono evidenziate dal gesto scultoreo dell’artista da un lato e al contempo la lastra viene incisa e tracciata anche dal lento respiro della rete metallica che la penetra nel suo reagire ai cambiamenti di temperatura. Infine Indistinti confini – Velinus, il tronco dell’albero, realizzato in marmo, la cui corteccia ospita la traccia di una linea, che può rimandare a un’edera che si inerpica sul tronco, ma la cui forma è riferita al fiume Velino.
Le opere di Richard Long si possono intendere come ritratti dell’artista in quanto egli non si avvale di strumenti per realizzarle ma del proprio corpo, così nei lavori in cui le forme geometriche sono realizzate da un susseguirsi di impronte realizzate col fango o nei textwork in cui le parole visualizzano percorsi che l’artista stesso ha seguito nel paesaggio, come in quello in mostra Watching ants and thunderstorms ispirato ad un viaggio svolto da Long sulle Middle Sisters, un gruppo di montagne vulcaniche in Oregon (USA).
Christiane Löhr utilizza elementi naturali, quali fili d’erba e fiori d’albero, organizzati a creare sculture che rimandano a figure geometriche o ad architetture. Nei disegni, che possono essere letti figurativamente come ombre di rami, le linee bilanciano geometricamente il pieno e il vuoto, il bianco e il nero dello spazio del foglio fino a estendersi idealmente all’esterno. La materia del pastello ad olio nero utilizzato a realizzare il disegno è steso dall’artista con le dita in modo che la materia del pastello stesso penetri nella tessitura della carta.
La mostra è visitabile presso Tucci Russo Chambres d’Art, Via Davide Bertolotti 2, Torino, dal 27 gennaio 2021 dal mercoledì al sabato ore 11-13 / 15-19.
N.B. A Torre Pellice la mostra UNDERLINING – Group show of one-man shows è ancora in corso e proseguirà fino al 31 luglio 2021.
16.06.2020 - 19.12.2020
opening: 10.12.2020
16.06.2020 - 19.12.2020
In occasione di Ouverture #9 TAG Turin Art Week gli opening coordinati delle gallerie TAG si terranno nei giorni :
5, 6 e 7 Novembre h 11-20 | 8 Novembre h 11-18
Mario Airò Diapason #5 2019 Ottone, carta assorbente, inchiostro acrilico, polietilene, ceramica, bronzo Dimensioni totali cm 200 x 266 x 11,5 Courtesy l’artista e Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea, Torre Pellice / Torino Foto © Archivio fotografico Tucci Russo
Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea presenta presso la propria sede di Torino la seconda esposizione dell’artista Mario Airò, dopo la prima personale tenutasi negli spazi della galleria di Torre Pellice nel 2014.
La mostra consta di sette opere che partono dall’idea di letizia, non come soggetto dell’opera ma come elemento della pratica quotidiana. Quasi tutti i lavori eseguiti dall’artista a partire dal 2019 hanno richiesto nella realizzazione intima concentrazione e silenzio, una pratica molto vicina a quella del monaco in contemplazione di Dio o del monaco buddista in meditazione nel vuoto. Non conta tanto la fede, né tanto meno la dottrina: anche l’ateo più convinto può praticare la pienezza della sospensione temporale e raggiungere l’intima concentrazione necessaria per essere consapevoli, attivi, liberi, fluidi e anintenzionali nel tracciare un segno.
Nella prima sala sono esposte quattro opere in dialogo tra loro:
Hayan
Un trittico di carte realizzate accoppiando due fogli di carta Fabriano tra i quali sono stati inseriti dei fili di nylon che nel processo di incollaggio diventano segni a rilievo sulla superficie dei fogli.
Ogni foglio ha un andamento verticale e una serie di fili scendono sinuosamente dall’alto verso il basso, assecondando il movimento naturale del cavetto imprigionatovi all’interno. Ne consegue una serie di onde simili a capelli che fanno vibrare la superficie.
Modellare l’acqua
La scultura, composta da una serie di forme in ceramica bianca sospese nello spazio grazie a un telaio sottile e ramificato, è percorsa da un rivolo d’acqua e di “ironia” ed esprime il desiderio dell’artista di dare forma all’acqua palleggiandola di mano in mano.
Reflets dans l’eau
Realizzata con un procedimento simile a Brina, un’opera esposta nella seconda sala, Reflets dans l’eau è costituita da una trama di segni scomposti ed elettrici che evocano i guizzi di luce sull’acqua in movimento. Successivamente alla preparazione, l’artista è intervenuto con della tempera giallo chiaro che ne ha raddensato e dilatato la trama creando un alone di luce tenue e indefinito nel campo bianco. Solo avvicinandosi lo spettatore ne può ammirare l’intricata rete di segni.
Dolmen (Lo scoglio di Rapallo dove Ezra guardava lontano)
Il lavoro è costituito dal frottage di uno scoglio. L’idea di essere sul limite, di sedervisi e guardare oltre, ha spinto l’artista ad eseguire questo rilievo e a trovare il modo di trasformare il disegno in una seduta agibile. Il foglio è stato montato su una panca in legno e plastificato come una fotografia, ricordando così le panche presenti nelle sale dei musei.
Nella seconda sala è esposta l’opera Brina, una tavola di compensato marino preparata con gesso acrilico e dipinta con tempera calligrafica bianca. Su di essa l’artista ha realizzato una trama di segni sottilissimi che ne hanno raddensato l’immagine e che sono stati eseguiti fino a saturare l’intera superficie.
Nell’ultima sala si trovano le opere:
Frottage di mare e di terra
Si tratta del frottage di uno scoglio parzialmente immerso. Nel distendere il foglio in acqua, la grafite e l’acqua del mare assieme hanno evidenziato una texture che si stempera e dissolve nella parte immersa, a segnare la labilità del confine tra mare e terra. La carta intelaiata è appesa al di sopra dell’orizzonte ed è accompagnata da una linea laser di colore azzurro che scende dal soffitto e si sovrappone al disegno con un movimento altalenante che varia di velocità e di ampiezza.
Diapason #5
L’opera trae origine dalla fascinazione da parte dell’artista per le immagini degli spettri di emissione degli elementi e, in particolare, dagli intervalli delle frequenze di emissione che trasmettono un senso di armonia “spazial/musicale”.
A partire da queste suggestioni, Mario Airò ha elaborato un oggetto in ottone e carta assorbente di forma ogivale. Questo diapason allungato costituisce la cornice-supporto di una carta assorbente che l’artista ha colorato per assorbimento capillare con inchiostri acrilici diluiti in alcool.
Sulla sinistra i diapason sono accompagnati da una forma organica in ceramica bianca (stilizzazione di una manina o un piedino) che funge da sostegno a delle fusioni in bronzo campanario ispirate a cimbali tibetani a cui l’artista ha aggiunto dei pittogrammi Naxi a rilievo.
Mario Airò (Pavia, 1961) ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 1997 e nel 2005, alla Moscow Biennale of Contemporary Art nel 2005 e alla Biennale di Gwangju (Corea del Sud) nel 2004. Ha avuto mostre personali e collettive in Italia e all’estero in istituzioni quali: GAM, Torino; Kunsthalle, Lophem (Belgio); Palazzo della Triennale, Milano; Galleria Nazionale di Parma – Palazzo della Pilotta; Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce, Genova. Le sue opere sono state presentate, tra gli altri, al Castello di Rivoli, al Museum of Contemporary Art di Tokyo e allo S.M.A.K. di Ghent.
I suoi lavori sono presenti in importanti collezioni private e pubbliche, tra cui il MAXXI di Roma, il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea (Torino), la GNAM di Roma, il MAMbo di Bologna, il Museion di Bolzano, mentre la sua installazione luminosa Cosmometrie è parte del progetto pubblico permanente di Torino “Luci d’Artista”. Alcuni suoi progetti sono stati inoltre realizzati nell’ambito del programma di committenze pubbliche “Nuovi Committenti” e dell’omonimo collettivo internazionale “Nouveaux Commanditaires”.
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TUCCI RUSSO Studio per l’Arte Contemporanea
Via Stamperia 9 – TORRE PELLICE
UNDERLINING – Group show of one-man shows
UNDERLINING riunisce le mostre personali di quattro artisti: Giovanni ANSELMO, Giulio PAOLINI, Giuseppe PENONE e Gilberto ZORIO, figure cardine presenti nel panorama dell’Arte Contemporanea dagli anni Sessanta ad oggi e legate alla Galleria TUCCI RUSSO, che quest’anno celebra il suo 45° anniversario, sia per storia espositiva che per affinità di percorso. Ogni artista, in dialogo con Antonio Tucci Russo, ha fatto una libera scelta delle opere da esporre nella propria sala. Ogni sala è autonoma nella propria fruizione.
La mostra è in corso fino al 31 Gennaio 2021
(qui sotto : foto di copertina: Mario Airò)
20.09.2019 - 25.01.2020
opening: 02.11.2019
20.09.2019 - 25.01.2020
RICHARD LONG. ARTIST.
ART MADE BY WALKING IN LANDSCAPES.
PHOTOGRAPHS OF SCULPTURES MADE ALONG THE WAY.
WALKS MADE INTO TEXTWORKS.
In the nature of things:
Art about mobility, lightness and freedom.
Simple creative acts of walking and marking
about place, locality, time, distance and measurement.
Works using raw materials and my human scale
in the reality of landscapes.
www.richardlong.org
Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea è lieta di presentare presso la propria sede di Torino la decima esposizione dell’artista inglese Richard Long, dopo la prima personale tenutasi nel 1983.
Considerato tra i maggiori esponenti della Land Art per la simbiotica relazione con il territorio, in realtà Richard Long si è spesso dissociato da questa etichetta non condividendo con gli artisti della Land Art il loro approccio al territorio distante dalla sua poetica in cui l’uomo non stravolge la natura, ma interagisce con essa a propria misura. Il passo dell’artista diventa metro, il camminare traccia e tempo, il realizzare sculture in luoghi isolati gesto creativo legato alla propria possibilità di spostare pietre di certe dimensioni e creare un’opera che, lasciata sul terreno, sarà forse vista da altri mentre a noi l’opera fotografica e il testo sveleranno la via da lui percorsa. In altri casi Richard Long realizza delle opere definite textworks che sono ispirazione e descrizione del suo cammino, come quello che viene presentato nella mostra presente e riportato sull’invito:
L’artista attinge quindi dal suo essere, dal tempo e dalla natura gli elementi primari necessari alla realizzazione dei suoi lavori, come la pietra, il legno e il fango, che vengono plasmati dall’energia dello scultore in forme semplici: cerchi, linee, ellissi.
Fare arte camminando, lasciare tracce, organizzare in forme primitive quanto la natura e il territorio gli offrono è da considerarsi come una sorta di autoritratto della storia dell’artista, specchio della storia dell’uomo.
Ne risultano opere che appartengono ad ogni luogo della terra, spazi aperti nel territorio o spazi “architettati” dall’uomo, forme geometriche che ci fanno alzare lo sguardo verso quel sistema infinito che è l’universo.
Nella mostra Richard Long presenta anche diverse opere realizzate col fango sia su parete che su carta o legni da lui raccolti. Questi lavori sono realizzati senza strumenti ma dalle mani dell’artista le cui impronte col fango creano disegni astratti o geometrici sul materiale scelto.
Richard Long è nato a Bristol, UK, nel 1945. Vive e lavora tra Bristol e Londra. Tra le maggiori esposizioni personali si ricordano: De Pont Museum, Tilburg, Olanda (2019); Fondation CAB, Bruxelles, Belgio (2018); Houghton Hall, Norfolk, UK (2017); Arnolfini, Bristol, UK (2015); Hamburger Bahnhof, Berlino, Germania (2010); Tate Britain, Londra, UK (2009); Scottish National Gallery of Modern Art, Edimburgo, UK (2007); San Francisco Museum of Modern Art, CA, USA (2006); National Museum of Modern Art, Kyoto, Giappone (1996); Philadelphia Museum of Art, Philadelphia, PA, USA (1994); Solomon R. Guggenheim Museum, New York, USA (1986). Ha rappresentato la Gran Bretagna alla 37° Biennale di Venezia (1976) ed è risultato vincitore del Turner Prize nel 1989. Ha ricevuto l’onorificenza di Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres dal Ministero della Cultura di Francia, eletto alla Royal Academy of Arts, Londra (2001), insignito del Japan’s Praemium Imperiale per la sezione Scultura (2009). È stato nominato CBE nel 2013 e nel 2018 Cavaliere nella Honours List.
TORINO – Via Davide Bertolotti 2 | Tel. +39 0121.953.357 – gallery@tuccirusso.com
07.10.2019 - 23.02.2020
opening: 06.10.2019
07.10.2019 - 23.02.2020