Gallery
Exhibits
17.03.2023 - 28.04.2023
opening: 16.03.2023
17.03.2023 - 28.04.2023
March 16 – April 28, 2023
Opening Reception: Thursday March 16, 6.30 pm
27.01.2023 - 02.03.2023
opening: 26.01.2023
27.01.2023 - 02.03.2023
La personale Parklife di Peter Mohall riunisce dodici nuove opere del pittore svedese di base in Norvegia, caratterizzate dalle sue distintive pennellate con calchi che ne esaltano la palette. Mohall crea paesaggi in stile post-impressionista abitati da persone che si godono momenti di svago e tranquillità. Ispirato dalle coste e campagne svedesi e norvegesi, l’artista documenta quanto osserva durante le vacanze con amici e familiari. Quando traduce questi soggetti in dipinti, si serve di superfici come la juta, che accentua la texture, e colori intensi e palpabili, che simulano una luminosità dall’interno. In maniera singolare, inoltre, invita l’osservatore nel suo processo artistico condividendo ogni colore della palette dipinto su calchi acrilici e ordinatamente inserito o impilato nella composizione. Le opere esposte combinano abilmente l’amato genere paesaggistico pittoresco tradizionale con una destrutturazione del dipinto nella sua forma più semplice, la pennellata colorata. Qui, allo stesso tempo, gli osservatori sono incoraggiati a sperimentare sia la natura trasportatrice dei paesaggi sia a riflettere sulla complessità di come ogni elemento astratto che compone il dipinto – i colori, le linee, i gesti e le forme – contribuisca a queste esperienze emotive. Il titolo della mostra, Parklife, prende spunto dall’omonimo title track del 1994 del gruppo britpop Blur. Proprio come i dipinti di Mohall, uno degli autori del brano allegro e parlato ha spiegato che si riferisce “alla classe del parco… divertendosi e facendo esattamente ciò che si vuole”. In questa serie, Mohall infonde un’atmosfera en plein air rifacendosi a fotografie di viaggi passati, che raccoglie in collage digitali. Con questi ultimi, prima di iniziare il dipinto finale su juta o lino, realizza studi su carta, dettagliati in scala, sia della scena che di un indice di riferimento del colore. Lavorando con la tempera grassa, l’artista mescola colori ricchi di pigmenti che ricordano toni gioiello saturi. Con ogni colore utilizzato dipinge un calco della pennellata, che fissa sulla tela. Per Mohall, il tratto del pennello replicato investiga l’importanza e l’autenticità della mano dell’artista o del gesto registrato nel dipinto: la ripetizione modifica il significato? La forza del lavoro di Mohall è il suo radicamento nell’astrazione; c’è sempre un’enfasi sulla teoria del colore, forma, texture e relazioni spaziali, che anima le sue composizioni. Nel grande dipinto composto da due pannelli, I Nores Hage (2022), siamo accolti in una casa rossa sulla scogliera e nel terreno circostante con ampie vedute sul sottostante mare turchese.Alberi alti ed esili si protendono verso il cielo blu cristallino ricoperto da soffici nuvole rosa tenue e lavanda. Tra di essi sul prato, verde chartreuse dove appare baciato dal sole e ricoperto da muschio in ombra, appaiono cinque figure – forse membri di una famiglia – con lo sguardo rivolto in direzioni diverse. Ciascuno sembra cogliere piacevolmente una parte differente dell’idilliaco panorama, stando in piedi, immobile e quasi meditativo come gli alberi attorno. Nella parte sinistra, l’artista ha disposto verticalmente tutte le cinquantatré tonalità dell’opera, un richiamo alla loro complessità e diversità. Tuttavia, alla fine spetta all’osservatore decidere se scegliere di soffermarsi sul paesaggio o contemplare come è stato creato. Dopotutto, “Confidence is a preference for the habitual voyeur”.
Peter Mohall (1979, Löddeköpinge, Svezia) vive e lavora ad Oslo, Norvegia. Il suo lavoro esplora la storia e il medium della pittura come soggetto. L’artista si è formato all’Oslo National Academy of the Arts. Ha tenuto mostre personali in Europa, Asia e Stati Uniti, esponendo da Koki Arts (Tokyo), Pablo’s Birthday (NYC) e QB Gallery (Oslo). Ha esposto in numerosi musei, tra cui Vestjyllands Kunstpavillon (2018, Videbæk), Bærum Kunsthall (2017, Fornebu), Huset for Kunst & Design (2017, Holstebro), Kunstnernes Hus (2013, Oslo) e Liljevalchs Konsthall (2010, Stoccolma). Le sue opere sono incluse in collezioni pubbliche e private.
16.12.2022 - 20.01.2023
opening: 15.12.2022
16.12.2022 - 20.01.2023
07.10.2022 - 02.12.2022
opening: 06.10.2022
07.10.2022 - 02.12.2022
Luce Gallery è lieta di annunciare Memory Palace, la prima mostra personale di Johanna Mirabel nelle sale della galleria a Torino, dal 6 ottobre al 18 novembre 2022.
Mirabel, pittrice di base a Parigi, inserisce figure assorte in ambienti interni onirici che si dissolvono. Combinando colori simbolici, piante tropicali, oggetti domestici e suggestioni di spazi esterni con ritratti dettagliati, l’artista concepisce opere fortemente intime che esplorano l’immersiva e trasportativa esperienza di richiamare un ricordo. Se osservati nell’insieme, i dipinti esposti pongono domande più profonde su come le nostre memorie possano coesistere e nello stesso momento essere in contrasto con la nostra storia, cultura e persino identità.
Il titolo della mostra, Memory Palace, si riferisce alla Tecnica dei Loci, il metodo di memorizzazione che, servendosi della visualizzazione mentale, aiuta a ricordare le informazioni associandole a luoghi conosciuti. Con questa mnemotecnica immaginiamo di attraversare uno spazio familiare o “palazzo della memoria” mettendo in relazione l’elemento da ricordare al corrispondente locus. Il percorso di Mirabel è composto dalle stanze di una casa. Nella sua interpretazione esprime il processo psicologico secondo cui richiamiamo e sperimentiamo i ricordi giustapponendo elementi del mondo esterno a spazi interni. Ciascun lavoro rivela come alcuni dettagli, tra cui le onde dell’oceano o una brezza tra le palme, vengono trattenuti nella memoria più vividamente di altri, comprendendo che i nostri ricordi funzionano meno come fotografie intatte e più come frammenti di immagini, suoni, emozioni e gusti.
All’interno dei dipinti, i ricordi sembrano essere un’unione di memorie personali ed esperienze acquisite di tradizioni storiche o culturali, ossia tutto ciò che ha plasmato la sua identità e il suo sviluppo. Le pennellate – spesso sciolte, gestuali e pittoriche – indicano semplicemente un oggetto o una zona. Al contrario, l’artista ritrae realisticamente i volti di modelli, di solito amici o familiari, se stessa e sua sorella gemella, Ester. Ognuno possiede una precisa espressione cupa, che cattura un momento di pensiero o riflessione intensi. Allo stesso modo, c’è anche molta cura nei particolari del pavimento in legno, le cui venature sono adeguatamente articolate per attrarre l’occhio dell’osservatore. Per Mirabel il significato è duplice, il pavimento allude all’industria del legname della Guyana Francese e le rammenta di recarvisi in visita alle case dei suoi parenti. Le piante tropicali da appartamento vengono inserite in composizioni con luci e ombre capovolte, che si aggiungono al mistero di ciò che è parte dello spazio come anche della visione. L’artista utilizza una palette brillante di blu ceruleo, rosso ocra, giallo oro e terra di Siena bruciata, ispirata sia alle tradizioni Tembé della Guyana che al suo terreno ricco di argilla rossa. I diafani strati di colori sfumano le barriere fisiche che separano gli spazi interni ed esterni, rimarcando il “velo” tra essi. Il punto di forza del lavoro è il modo in cui l’artista coglie la transizione tra due stati distinti – fisico e mentale – e sfida l’osservatore a decifrare quali dettagli e simboli appartengono alla memoria e quali al presente.
Living Room n° 23 (2022) raffigura una stanza nei toni monocromatici del rosso ocra con il pavimento di legno massello e una collezione di piante tropicali ornamentali. Nella parte sinistra, su una sedia invisibile, vediamo una donna con gambe e braccia incrociate, spalle leggermente alzate. Guarda in basso, ma senza fissare alcun oggetto. La sua espressione austera sembra confermare che sia persa nei propri pensieri, forse in ciò che viene evocato proprio dietro di lei. I margini dello spazio interno rosso, simili ad una recinzione, sono circondati da nuvole con spiragli di cielo ceruleo. Sottostanti alla figura, le assi dipinte con minuzia consentono la profondità della scena, creando una prospettiva irregolare che pare sollevarsi gradualmente verso l’alto e curvarsi leggermente, come se ci conducesse verso qualcosa in una lontananza impercettibile.
La mostra sarà visibile on-line: www.lucegallery.com/video.php
Johanna Mirabel (1991, Colombes, Francia) vive e lavora a Parigi. La pittrice investiga il legame intrinseco tra i nostri pensieri più intimi e gli spazi interni. Il lavoro attinge alla sua eredità culturale della Guyana Francese, Martinica e Guadalupe, da scritti sociologici e filosofici, come pure da riferimenti nella storia dell’arte occidentale. L’artista si è diplomata nel 2019 all’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts a Parigi. Nel 2022, Mirabel è stata premiata con il Ritzau Art Prize e partecipa alla prestigiosa residenza presso The International Studio & Curatorial Program (ISCP) a New York.
LIVING ROOM N 9 | 2021, OIL ON CANVAS, 179,8 X 250 CM
14.07.2022 - 16.09.2022
opening: 13.07.2022
14.07.2022 - 16.09.2022
La personale riunisce nuovi dipinti dell’artista afroamericano, la cui pittura narrativa scandaglia le complessità dell’esistenza umana. Le scene figurative rappresentano le disillusioni e l’apatia dei giorni nostri, cercando di formulare un contenuto morale che possa combatterle. Nei lavori ad olio – sia su tela che tavola di legno -, texture, composizione e simbolismo si mescolano alla storia, al mito e alla fantasia.
Demarco Mosby (1991, Kansas City, Missouri, Stati Uniti) vive e lavora a New York. Ha conseguito il BFA alla School of Visual Arts New York City e il MFA all’Hunter College CUNY a New York.
La mostra sarà visibile anche on-line: www.lucegallery.com/video.php
09.06.2022 - 08.07.2022
opening: 08.06.2022
09.06.2022 - 08.07.2022
Luce Gallery è lieta di annunciare la mostra personale Max Res Default di Caitlin Cherry, dall’8 giugno all’8 luglio 2022, a Torino.
L’artista afroamericana continua ad investigare la femminilità nera nella cultura dell’immagine contemporanea e il rapporto consumistico della nostra società con essa, dipingendo screenshot iridescenti che raffigurano black femme dello spettacolo e influencer trovate nei social media, video musicali, esibizioni di musica dal vivo, pornografia e moda all’interno del web. La palette scelta – accesa, luminosa e prismatica -, distorce il colore originale delle immagini digitali usando una tecnica simile al moiré, che a volte imita i colorati motivi vorticosi di quando tocchiamo uno schermo a cristalli liquidi.
Le sale della galleria espongono tredici dipinti di medio e grande formato, concepiti nel 2022, che esplorano i molti aspetti della femminilità nera vista attraverso “The Yee-Haw Agenda”, la pornografia contemporanea e la cultura drag, incoraggiando anche confronti più intensi sul tema del genere, della mercificazione e delle storie dimenticate. Il titolo della mostra, Max Res Default, si riferisce alla risoluzione massima come impostazione predefinita per la visualizzazione delle immagini online. In ogni dipinto, Cherry sembra alzare il volume al “massimo” su tutto, dal colore saturo a una moltitudine di immagini, alla sessualità sfrontata. Il risultato eleva ad arte un’estetica femminile nera sottorappresentata.
Video Killed the Painting Star raccoglie le scene di sei diverse esibizioni di famose performer nere. La figura più grande a destra è l’attrice porno Ana Foxxx, sovrapposta da una scena dell’attrice Thandiwe Newton nell’acclamata serie tv HBO western di fantascienza “Westworld”. Nel lato opposto ci sono alcuni primi piani di Cardi B e una ballerina di sottofondo. La rapper è ritratta in due diverse performance, tra cui l’Houston Livestock Show and Rodeo 2019 con un cappello da cowboy. Ana Foxxx appare statuaria e idealizzata con la pelle nuda somigliante allo splendore di una statua di bronzo lucidata. Questa rappresentazione, unita alle sue dimensioni maggiori nella composizione, rimarca l’interesse dell’artista a rimuovere il giudizio sulla professione e, invece, innalzare le sex worker ad uno status di celebrità. Inoltre, il dipinto evoca fortemente il movimento culturale “The Yee-Haw Agenda”, che celebra le estetiche del cowboy nero, la cui storia è stata in gran parte cancellata dalla cultura americana. In realtà, un cowboy su quattro era afroamericano. Il nome, coniato da Bri Malandro nel 2018, richiama il termine “The Gay Agenda” e la preoccupazione degli americani conservatori per il percepito aumento di potere della comunità LGBTQIA+ in politica e nella cultura popolare.
L’account Instagram dell’archivista texana osserva la tendenza di indossare abiti western nella cultura pop nera, diffusa soprattutto da video musicali e live performance di star nere, tra cui Beyoncé, Cardi B, Doja Cat, Lil Nas X e Solange, che sfidano le convinzioni comuni sbagliate sulla Blackness negli Stati Uniti, diventata sinonimo di “urbano”. Dietro a branding accattivanti e cappelli da cowboy impreziositi delle celebrità si nasconde la storia dimenticata del Cowboy e dell’origine della musica Country Western, che si è intrecciata con la storia della Black America. La cultura cowboy è tipicamente associata a maschi bianchi robusti (si pensi al Marlboro Man) – rendendo il cowboy bianco un simbolo dell’individualismo capitalista e un’istituzione -, mentre i primi cowboy negli Stati Uniti erano di origini messicane e nere.
Skete Davidson presenta un close-up dell’attrice transgender Indya Moore con il mento leggermente appoggiato tra le mani aperte e la testa circondata da un alone rosso scuro e nero. Le sue labbra carnose sono increspate, mentre fissa lo spettatore attraverso ciglia seducenti. Questa schermata riprende il poster promozionale della serie “Pose” trasmessa da Netflix, in cui Moore interpreta il ruolo di Angel. Includendo una persona transgender e non binaria, Cherry tenta un’idea inclusiva ed aperta della femminilità nera, riconoscendo che non si è mai uniformata in un’unica categoria di genere.
I dipinti di Cherry promuovono permeabili e fluttuanti concetti di genere, sessualità e performatività razziale. Le interfacce digitali, da cui vengono estratte le immagini, sono considerate un co-produttore della realtà. Le sue opere caleidoscopiche vanno lette come un caotico desktop di uno schermo LCD di laptop con glitch, in cui sono sovrapposte schede e finestre all’interno di finestre con schede browser di porno, aperte contemporaneamente ad un video musicale su YouTube. L’idea del soggetto iconico è deterritorializzata. Questo lavoro cattura la natura destabilizzata della femminilità nera, in particolare mentre viene sorvegliata e rappresentata online.
Gli inediti dipinti di Caitlin Cherry in mostra raffigurano la rapper e cantante Doja Cat e il gruppo Destiny’s Child in “Bicoastal Bisexual™”; l’attrice porno Ana Foxxx, la rapper e attrice Cardi B in due performance, tra cui l’Houston Livestock Show and Rodeo 2019, e una ballerina backup, l’attrice Thandiwe Newton nella serie tv HBO “Westworld” in “Video Killed the Painting Star”; la rapper e attrice Cardi B, la rapper Megan Thee Stallion su un cavallo, un’anonima attrice porno e l’attrice Stacey Dash nel film “Gang of Roses” in “Pusse Mignon (Duncan Saint)”; un’anonima modella e attrice porno in “Big Spender”; la rapper Megan Thee Stallion in visita al paddock di Red Bull Racing prima di una gara di Formula 1 in “Czarists and Androids”; un’anonima attrice porno in una scena glory hole in “Suck It Or Go”; un’anonima attrice porno vestita in costume cosplay di “Avatar” in “Hustlers”; la drag queen Latrice Royale in “White Refridgerator Hunny”; house mother e trans star Elektra Abundance della serie “Pose” su Netflix in “Touching Private Parts on Private Planes”; un’anonima attrice porno in costume cosplay di “Avatar” in “Proton-Enhanced Nuclear Induction Spectroscopy”; rapper e cantante Doja Cat nell’esibizione al Lollapalooza Chile nel 2022, dietro un display jumbotron pixelato in “Jumbotron”; l’attrice Halle Berry nel ruolo di Storm nel film franchise “X-Men” in “The Problematic Ball”; attrice transgender non-binaria Indya Moore nel ruolo di Angel nella serie “Pose” su Netflix, poster promozionale in “Skete Davidson”.
Caitlin Cherry (1987, Chicago, Illinois, Stati Uniti) vive e lavora a Richmond in Virginia. È un’artista afroamericana, la cui sfaccettata pratica comprende la pittura, scultura e installazione. Ha conseguito il BFA alla School of the Art Institute of Chicago e il MFA alla Columbia University School of the Arts, dove ha studiato sotto la guida di Kara Walker. Attualmente è Assistant Professor of Painting and Printmaking alla Virginia Commonwealth University a Richmond. Cherry è stata coinvolta in mostre personali al Providence College Galleries a Providence (2018), The Anderson – Virginia Commonwealth University a Richmond (2018), University Museum of Contemporary Art – UMass Amherst ad Amherst (2017), Brooklyn Museum a New York (2013), e in collettive al Virginia Museum of Contemporary Art (MOCA) a Virginia Beach (2021), Bronx Museum of the Arts a New York (2021), San Diego Art Institute a San Diego (2020), Hallie Ford Museum of Art a Salem (2018), Performance Space a New York (2018), Utah Museum of Contemporary Art a Salt Lake City (2016), Studio Museum of Harlem a New York (2012). Le sue recenti collettive di alto profilo annoverano Jeffrey Deitch a Los Angeles (2022, 2019, 2018), Perrotin a New York (2022) e Pace a New York (2021). Nel 2022, le sue prossime mostre includono le collettive al Bemis Center for Contemporary Arts ad Omaha, Museum of Sex a New York e Zeitz Museum of Contemporary Art Africa (Zeitz MOCAA) a Città del Capo. Nel 2023, i suoi lavori verranno esposti in una personale al CCA Wattis Institute for Contemporary Arts a San Francisco e nelle collettive del Modern Art Museum of Fort Worth e del Baltimore Museum of Art. Nel 2020 ha ricevuto il Colene Brown Art Prize. Nel 2016 le è stata assegnata la Robert Rauschenberg Foundation Fellowship Residency e nel 2015 il Leonore Annenberg Fellowship. Inoltre, le sue opere sono state acquisite da numerose collezioni pubbliche e private
25.03.2022 - 23.04.2022
opening: 24.03.2022
25.03.2022 - 23.04.2022
13.01.2022 - 12.02.2022
opening: 13.01.2022
13.01.2022 - 12.02.2022
La mostra riunisce nuove opere ad olio dell’artista nigeriano emergente, che dipinge il proprio popolo con la volontà di elevarne l’immagine condizionata dagli stereotipi. I ritratti a mezzo busto raffigurano persone reali – donne e uomini, che appartengono al suo vissuto quotidiano -, esprimendo dimensioni intime. I volti intensi dei soggetti neri appaiono su sfondi colorati, a volte con delicati elementi floreali.
La mostra sarà visibile anche on-line: http://www.lucegallery.com/video.php
Barry Yusufu, nato nel 1993 a Nassarawa in Nigeria, vive e lavora ad Abuja.
Il pittore guida il collettivo di giovani artisti nigeriani “The Kolony”.
In Turin, from January 13 to February 12, 2022, Luce Gallery is pleased to present the solo show “Behold, Sun’s People” of Barry Yusufu.
The exhibition brings together new oil works by the emerging Nigerian artist, who paints his own people with the desire to elevate their image conditioned by stereotypes. The half-length portraits depict real women and men who belong to his daily life, expressing intimate dimensions. The intense faces of black subjects appear against colored backgrounds, sometimes with delicate floral elements.
The exhibition walkthrough video will be online at http://www.lucegallery.com/video.php
Barry Yusufu, born in 1993 in Nasarawa in Nigeria, lives and works in Abuja.
The painter leads the collective of young Nigerian artists called “The Kolony”.
Orari: da martedì a venerdì 15.30 – 19.30
Ingresso gratuito
Immagine: Barry Yusufu, Not Yet Titled, 2021, olio su tela, 152 x 152 cm, Courtesy l’artista e Luce Gallery, Torino
07.10.2021 - 16.11.2021
opening: 07.10.2021
07.10.2021 - 16.11.2021
Luce Gallery è lieta di ospitare la prima mostra personale dell’artista brasiliano Zéh Palito presso la galleria.
Il nuovo corpo di lavoro è una presentazione di una serie dei suoi soggetti classici tratti dalla cultura dell’artista e del suo amore per i colori brillanti, con atmosfere rilassate e intense. Tutti i dipinti hanno dimensioni simili tra di loro, in una sorta di ripetizione dello stesso esercizio, dove è visibile l’assenza di uno sfondo definito all’interno delle scene rappresentate, nel tentativo di portare l’attenzione sul soggetto principale, anche attraverso l’uso della stessa palette di colori, edi alcuni loghi famosi che affondano nella cultura visiva popolare.
“Untouchable Negritude riunisce opere che rappresentano la Blackness attraverso lo sguardo di Zéh Palito. Pieno di sfumaturei, il lavoro di Palito rivela aspetti di vita della diaspora africana contemporanea dipingendo figure che emanano soddisfazione e sicurezza di sé. Adornate con oro e altri gioielli, conchiglie, frutti esotici e fiori, ognuna diventa il centro dell’attenzione e quindi protagonista della propria storia.
Ciascun soggetto assume una posizione di potere che esprime un’identità positiva e rende omaggio a un ricco patrimonio culturale. In combinazione all’uso di colori vivaci, trasmette fiducia in sé stesso attraverso la propria semplice esistenza.
Palito è un narratore e osservatore culturale. Questa mostra è un mezzo di cui si serve per raccontare storie uniche dell’esperienza nera.”
Thomas James (curatore)
“Tropical Diaspora di Zéh Palito è come un’invitante dolce brezza che scorre
sull’oceano durante un giorno caldo estivo. La sua vitalità porta di fronte a noi una nuova prospettiva, l’amore per sé e per gli altri, ed un apprezzamento della “Blackness” in tutto il mondo.
Palito crea dipinti selvaggiamente vividi che catturano scenari desiderati e spazi pieni di vita.
Questi inoltre rappresentano la figura nera circondata dalla natura, dalla fantasia e gli oggetti
associati ai piaceri, mentre mantiene gli ambienti e i soggetti armonizzati l’uno con l’altro.
I soggetti, nei loro modi più genuini, incontrano lo spettatore sia formalmente che contestualmente.
I lavori sono come i cartelli vintage pubblicitari di strada per beni di lusso, ma lo scambio e’ solo in moneta culturale, qualcosa che non si puo’ comprare. La visione di Palito del futuro è una giustapposizione con un immaginario dal passato.
La nuova immagine è quella della fiducia e dell’eccitazione per il mondo che vede. Amore e luce coesistono e sono rappresentati nell’espressione pittorica e nell’applicazione gestuale che si trova nell’opera. L’immaginario familiare è dipinto in modo sciolto o è diventato un motivo con segni di stiramento non finiti, che ricordano i murales visti in vari stadi di produzione -una forma d’arte che Palito conosce molto bene.
Derrick Adams
Le opere sono una “Diaspora tropicale” in si visualizzano narrazioni costruite fantasiosamente che riflettono un mondo atmosferico di meraviglia e simbolismo. C’è molto da considerare mentre si esplora il linguaggio visivo e la mitologia in cui questi dinamismi sono costruiti.
Zéh Palito è nato nel 1986 a Limeira (San Paolo, Brasile), dove vive e lavora.
Mostre recenti includono:
Vidas Negras do Brasil, Museu Afro Brasil, São Paulo, Brazil, Tropical Diaspora, Eubie Blake Cultural Center, Baltimore, USA, Utopia Tropical, Galerie La Cartonnerie, Paris, France,
Utopia Tropical, Galeria Quintal, Rio de Janeiro, Brazil,
ArteCore, MAM – Museu de Arte Moderna , Rio de Janeiro, Brazil, Cosmic
Boys, Brazil Art Center, Beirut, Lebanon MAC – Museum of Contemporary Art, Americana, Brazil.
Orario: dal Marted’ al Venerdì, 15.30 – 19.30
Luce Gallery is pleased to announce Untouchable Negritude, the first solo exhibition at the Gallery by the Brazilian artist
Zéh Palito.
The new body of work it’s a presentation of a series of his classic subjects drawn from the artist’s culture and love for bright colors, relaxed and intense atmospheres. All paintings are displayed on similar sizes in a sort of repetition of the same exercise, where is visible the absence of a defined background in the represented scene, in the attempt to focus the attention of the main subjects. Also the palette of colors are repeated as some famous brands logos that refers to a popular folk culture.
“Untouchable Negritude is a collection of works that showcase Blackness through the lens of Zéh Palito. Riddled with nuance, Palito provides insight to contemporary African Diasporic life by painting figures that exude satisfaction and self-assurance. Adorned with gold and other jewels, shells, exotic fruits, and flowers, each figure becomes the center of attention, thus allowing them to become the protagonist of their own story.
Each figure is positioned in a stance of power that illustrates a positive self-identity and pays homage to a rich cultural heritage. Combined with the use of bright colors, each figure demonstrates confidence through their mere existence.
Palito is a storyteller and cultural observer. This exhibition is a vehicle in which he is using to tell unique stories of the black experience.”
Thomas James (curator)
“Zéh Palito’s Tropical Diaspora is like a cool inviting breeze rolling off of the ocean on a warm summer day. His vibrancy brings forth new perspective, love of self and others, and an appreciation of Blackness worldwide. Palito creates wildly vivid paintings that capture aspirational scenes and spaces full of life. They also depict the Black figure surrounded by nature, fantasy and objects associated with leisure, while keeping the environments and subjects in-tune with one another. The subjects, in their most honest manner, greet you both formally and contextually. These works are like a vintage hand painted commercial street sign of luxury goods, but the exchange is only cultural currency something you can’t buy.
Palito’s vision of the future is juxtaposition with imagery from the past. The new image is one of confidence and excitement about the world he sees. Love and light coexist and are represented in the painterly expression and gesturing application found in the work. Familiar imagery has either been loosely painted or has become a motif with unfinished stretch markings, reminiscent of murals seen in various stages of production – an art form Palito is very familiar with.
Derrick Adams
The works are one “Tropical Diaspora” where display imaginatively constructed narratives reflecting an atmospheric world of wonder and symbolism. There is much to consider as you explore the visual language and mythology in which these dynamisms are built up.”
Zéh Palito was born in 1986 in Limeira (São Paulo, Brazil), where he lives and works.
Recent exhibitions include:
Vidas Negras do Brasil, Museu Afro Brasil, São Paulo, Brazil, Tropical Diaspora, Eubie Blake Cultural Center, Baltimore, USA, Utopia Tropical, Galerie La Cartonnerie, Paris, France,
Utopia Tropical, Galeria Quintal, Rio de Janeiro, Brazil,
ArteCore, MAM – Museu de Arte Moderna , Rio de Janeiro, Brazil, Cosmic
Boys, Brazil Art Center, Beirut, Lebanon MAC – Museum of Contemporary Art, Americana, Brazil.
Hours: Tuesday to Friday, 3.30 – 7.30 pm
21.07.2021 - 25.09.2021
opening: 21.07.2021
21.07.2021 - 25.09.2021
La mostra riflette sul legame, o sulla distanza, tra i cosiddetti “Inner self” e “Outer self”, infatti tutti i sei artisti invitano a
riflettere su questa tematica, ognuno di loro in modo intimo e personale.
La mostra è curata da un*artista, inclus* all’interno dell’esibizione, Mosie Romney.
Collins Obijiaku
Yellow Scarf 2, 2021
Oil and charcoal on paper
Sheet size: 100.1 x 79.8 cm (39.4 x 31.4 inches)