Gallery
Exhibits
17.05.2024 - 18.06.2024
opening: 16.05.2024
17.05.2024 - 18.06.2024
(ph. Peter Mohall, Lek med boll på Fjellstrand, 2023, Tempera Grassa, Charcoal and Acrylic Composite on Jute Canvas, 140 x 100 cm (55,1 x 39,3 inches)
26.01.2024 - 06.03.2024
opening: 25.01.2024
26.01.2024 - 06.03.2024
L’esposizione collettiva presenta opere inedite di nove giovani artisti internazionali: Mary Shangyu Cai, Dante Cannatella, Alice Faloretti, Alya Hatta, Yeonsu Ju, Rômulo Avi Oliveira, Shanee Roe, Jake Walker e Demetrius Wilson. Sono riuniti dipinti che esplorano percorsi che legano figurazione e astrazione, sia dal punto di vista stilistico che concettuale. Passages mira ad esplorare la fluidità degli stili e delle visioni artistiche presenti in mostra, svelando gli aspetti che guidano i pittori verso le loro diverse esperienze di vita e le loro ispirazioni. Come un corridoio che inizia da un’entrata e termina verso un’uscita, il titolo Passages descrive poeticamente il percorso tra due distinte scuole di pratica artistica e di pensiero – astrazione e realismo. All’interno di questo “passaggio” c’è libertà di movimento, per proseguire, retrocedere o fermarsi. L’aspetto cruciale, tuttavia, è mantenere questo percorso aperto all’esplorazione e lasciare che la propria pratica artistica sia ricettiva verso tutti gli strumenti e le discipline disponibili. Come affermò Philip Guston: “Questo gioco serio che chiamiamo arte non può essere statico… bisogna continuare a imparare a giocare come artisti moderni. Questo è il nostro destino, il cambiamento costante”. Mentre gli artisti si confrontano con i molteplici aspetti della vita, ci sono momenti in cui un’astrazione totale diventa indispensabile, come esemplificato dall’artista britannico Jake Walker. Nei suoi dipinti assistiamo a un’energica frenesia di pennellate che assumono la forma di linee interrotte, stelle filanti, comete e tocchi di pennello, che danzano ad un ritmo inaudito sulla tela. Le composizioni di Walker catturano in maniera molto ingegnosa gli elementi chiave che portano il corpo a muoversi nello spazio, immaginando quale peso, lunghezza e tonalità delle linee descrivono al meglio ogni passo di danza. In altri casi, la creazione delle opere si orienta maggiormente verso la figurazione per manifestare concetti più complessi e astratti. In Sealed with a Kiss di Yeonsu Ju, incontriamo un autoritratto dell’artista seduta, con la bocca aperta come se fosse pronta a parlare, mentre regge un oggetto rettangolare vicino al viso come se lo presentasse allo spettatore. Qui l’artista crea uno spazio non solo per ricordare i suoi cari scomparsi, ma anche per sottolineare il disagio di riconoscere questi sentimenti legati al lutto. Ju introduce questa sottile inquietudine ponendo in primo piano il candelabro inghiottito dalle fiamme.
Se considerati collettivamente, i dipinti presentati in mostra si intersecano per creare “Passages”metaforici, accentuando la fluidità di stili e concetti tra gli artisti contemporanei. Gli spettatori sonoinvitati ad oltrepassare i limiti dei generi artistici tradizionali e a riflettere sull’interazione tra formaed emozione. Questa contemplazione permette di comprendere più a fondo il motivo per cui unartista ha scelto di abbracciare un particolare stile e invita a esplorare i numerosi Passages.
Mary Shangyu Cai (1999, Pechino, Cina) è di base a Londra, Regno Unito. Il suo lavorodinamico esplora il rapporto tra l’umanità e i paesaggi, celebrando l’unità degli esseri viventi.Influenzata dalla natura e dalla letteratura, Shangyu è nota per l’uso vibrante di tonalità luminose,che enfatizzano la speranza, la vitalità e il fascino etereo dei paesaggi.
Dante Cannatella (1992, New Orleans, Stati Uniti) è un pittore figurativo originario di NewOrleans e attualmente residente a Brooklyn. I suoi dipinti abbracciano una versione immaginariadella realtà derivata da esperienze personali, ricordi e sogni. Radicato nei paesaggi dellaLouisiana meridionale, il suo lavoro ritrae figure immerse nelle loro emozioni attraverso unapittura tattile e una luce illusoria, esplorando relazioni e narrazioni con un approccio intuitivo eimprovvisato.
Alice Faloretti (1992, Brescia, Italia) risiede a Venezia. I suoi vibranti paesaggi caleidoscopiciindagano l’intricata relazione tra l’uomo e l’ambiente circostante. Attraverso un dialogo dinamicotra pittura, disegno e digitale, Faloretti esplora episodi di esperienze personali e collettive,intrecciando il concreto e l’immaginario per formare nuove connessioni.
Alya Hatta (1999, Malesia) è un’artista interdisciplinare che lavora tra Londra, in Inghilterra, eKuala Lumpur, in Malesia. La sua pittura scava nella sua identità del Sud-Est asiatico, ritraendo lacolorata intimità della condizione umana diasporica attraverso esperienze e ricordi personali.Utilizzando sia la pittura che oggetti trovati localmente, Hatta crea realtà alternative nel tentativodi trovare nuovi spazi da chiamare casa.
Yeonsu Ju (1995, Corea del Sud) vive e lavora a Londra, Regno Unito. Vede la pittura come unospazio immaginario dove incontrare gli amori perduti. Raffigurando spesso ripetutamente sceneconviviali, si considera come un’ospite che invita le persone ad incontrarla, rappresentandosiall’interno della tela come una figura dalle molteplici forme.
Rômulo Avi Oliveira (1992, Sorocaba, Brasile) è un artista astratto che vive e lavora a Londra,nel Regno Unito. I suoi vibranti dipinti tattili esplorano il movimento, l’alchimia e la trasformazione.Attraverso la creazione di segni inconsapevoli, l’opposizione dei colori e la stratificazione erimozione di gesso e vernice, le opere di Oliveira servono a ricordare di apprezzare i momentifugaci e l’impermanenza della vita.
Shanee Roe (1996, New York, Stati Uniti) è un’artista israeliana che vive e lavora a Berlino. Idipinti figurativi di Roe si addentrano in situazioni interpersonali, esplorando varie modalità diintimità, dalla nudità alla miseria e alla passione. Attraverso il suo lavoro, l’artista espone lecomplesse relazioni di potere tra i generi, navigando nello spettro che va dalla sessualitàsfacciata alla compassione.
Jake Walker (Londra, Regno Unito) è un artista multidisciplinare e DJ con sede a Londra, la cuipratica spazia tra balletto, video, suono, disegno e pittura. La sua esplorazione delle dinamichedel movimento corporeo e della sua interazione con diversi mezzi artistici è evidente nei suoidipinti astratti. Utilizzando pennellate strutturate, Walker traduce visivamente il suono e ilmovimento in immagini ritmiche e colorate sulla tela.
Demetrius Wilson (1996, Boston, Massachusetts, Stati Uniti) è un pittore newyorkese originariodi Boston. Lavorando in astrazione, i suoi dipinti esplorano l’interazione tra immobilità e attività,abbracciando l’impermanenza e raccontando storie attraverso colori in evoluzione. Il lavoro diWilson sfida la percezione visiva distorcendo piuttosto che fondendo passato e presente, conl’adattamento e le relazioni linguistiche del colore che emergono come temi centrali.
La mostra sarà visibile anche on-line: www.lucegallery.com.
Orari: da martedì a venerdì, 11.00 – 18.30
28.11.2023 - 12.01.2024
opening: 28.11.2023
28.11.2023 - 12.01.2024
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22.09.2023 - 05.11.2023
opening: 21.09.2023
22.09.2023 - 05.11.2023
La mostra riunisce nuovi dipinti dell’artista di base a Brooklyn, tra cui tele realizzate a mano con tessuti misti e parti lavorate a maglia nelle sue caratteristiche “ tessere ”. La sua distintiva astrazione tattile agisce da tramite per trasmettere idee concettuali profondamente radicate nella Black culture. In questa serie adotta un approccio scientifico per esplorare l ’ eredit à del trauma intergenerazionale che deriv a dalla schiavitù, segregazione e violenza urbana. Se osservate nell’insieme, le opere rappresentano i “guardiani” protettori della tradizionale scultura africana, cercando di tracciare le origini del dolore ereditato e ponendo allo stesso tempo domande ne cessarie sul peso dei traumi nelle persone nere oggigiorno. Il titolo della mostra, Woven Memories , invita a ragionare rimandando alla profonda riflessione che scaturisce dall’indagine che Cosbert dedica all’epigenetica, studio di come i comportamenti e l ‘ambiente di un individuo possono innescare variazioni nell’espressione dei geni. Questa ricerca investiga come guerra, carestia, abuso sessuale e traumi sistemici come il razzismo possiedano il potenziale di trasferire effetti a catena attraverso generazi oni. Gli eventi traumatici possono portare la progenie ad ereditare una chimica cerebrale alterata, spesso con conseguente compromissione della salute mentale e infiammazione, fattore significativo che contribuisce a varie malattie. Con un notevole corpus di opere influenzate da analisi di eventi storici e moderni all’interno della diaspora africana, porta alla luce e raffigura le origini di afflizioni in passato celate. In particolare attraverso l’incorporazione di oggetti trovati, l’artista rivela come qu este forze invisibili siano intrecciate in modo intricato a livello cellulare più profondo. I quadranti e gli ingranaggi di orologi rotti simboleggiano il passare inesorabile del tempo e i bossoli dei proiettili ricordano la violenza, mentre i pannolini e i ciucci per bambini ci ricordano intensamente l’eredit à tramandata alla prossima generazione. Nel lavoro tondo, The Void (2023), Cosbert dipinge abilmente uno sfondo luminoso, attirando gli osservatori con una palette di rosa cipria fluorescenti e verdi menta tenui. Ad un esame più attento, la superficie del dipinto rivela un intricato paesaggio composto da cumuli di “tessere” quadrate. Queste tessere sono concepite sapientemente con materiali riciclati, tra cui plastiche polverizzate, fiori secchi sminu zzati e conchiglie, formando una struttura a griglia con trame che ricordano fondali di corallo. A dare ulteriore carica alla composizione sono gli evidenti segni di schizzi del colore sulla superficie, un omaggio alla pittura d’azione dell’espressionismo astratto. Tuttavia, è il motivo centrale che cattura davvero l’attenzione: una spirale di tessere del domino cadute che crolla con grazia verso il centro del dipinto, richiamando la sua forma circolare. La scelta di inserire pezzi del domino racchiude un forte simbolismo dal duplice scopo. Innanzitutto, si rifà al significato storico degli oggetti ricreativi legati alla cultura afroamericana, risalenti all’epoca della Guerra civile americana. In secondo luogo, esprimono il concetto figurativo di “effetto d omino”. cs_Ryan Cosbert – Woven Memories_Luce Gallery_21.9-5.11.2023 Torino.docx Per Cosbert, questo movimento a spirale simboleggia il trasferimento del trauma, una forza che colpisce gli esseri umani nelle diverse fasi della vita, implacabile e inevitabile. Le tessere del domino corrispondono ad una reazione a catena inarres tabile e interconnessa, proprio come le conseguenze in evoluzione del trauma generazionale. In questo dipinto, l’artista ci costringe a confrontarci con la natura intransigente di questa forza, esortandoci a riconoscere e ad affrontare l’eredit à perenne d el trauma che plasma le nostre vite. Ciò nonostante, anche in mezzo ai pensieri più cupi, c ’ è sempre un raggio di speranza. Proprio come i cambiamenti epigenetici non modificano in maniera irreversibile la sequenza del DNA, Cosbert ricorda che i traumi f amiliari non necessariamente modellano in modo permanente la loro traiettoria di vita. La sua volontà artistica è di trasmettere conoscenza e alimentare il processo di guarigione delle profonde ferite ancestrali che persistono. Attraverso il suo lavoro, c erca di incoraggiare le persone con la forza per fronteggiare e superare i fardelli del passato, favorendo infine un percorso dai colori splendenti verso la ripresa e la trasformazione. La mostra è visibile anche on – line: www.lucegallery.com/video.php . Ryan Cosbert (1999, New York, Stati Uniti) vive e lavora a Brooklyn, New York. La ricerca dell’artista concettuale afroamericana è rivolta all’astrazione. Il lavoro pittorico attinge dall’eredità delle sue origini haitiane e guyanesi, esperienze umanist iche, autoespressione, questioni politiche e narrazioni storiche della diaspora africana. Attraverso la sua pratica artistica, esplora le ripercussioni dell’assoggettamento e dell’oppressione nell’esperienza della comunità nera, spesso facendo luce su figu re storiche nere trascurate, esperienze condivise e convinzioni profonde. Nel 2021, Cosbert ha conseguito il BFA alla School of Visual Arts (SVA) a New York City, dove si è distinta ricevendo diversi riconoscimenti, tra cui la Barnes Foundation Scholarship (2021) e il Chairman’s Merit Award (2017 – 21). Le sue opere sono state esposte negli Stati Uniti e in Europa, come anche acquisite da collezioni private e istituzioni pubbliche
Born in 1999 in New York, USA
Lives and works in New York, USA
SOLO EXHIBITIONS
2023
Ryan Cosbert, Luce Gallery, Turin, IT (upcoming)
2022
Traveling Mercies, Luce Gallery, Turin, IT
2021
I Am What I Am – Ryan Cosbert’s NY Solo debut exhibition – Undercurrent, Brooklyn, New York
SELECTED GROUP EXHIBITIONS
2022
MIGRATING SUN PART 1, Welancora Gallery, Brooklyn, NY
Arrangements in Black, Phillips Auction, New York, NY
The Shape of Things, Swivel Gallery, Brooklyn, NY
Summer of Possibilities, Bode Projects, Berlin, Germany
Salon RBH, Bode Projects, Berlin Germany
2021
House of Crowns, Phillips x Superposition Gallery, New York, NY
Vocoder, Columbia University (Macy Art Gallery), New York, NY
Melrose, Harper’s Books, Los Angeles, CA
An Ode To, Band of Vices coLAB, Los Angeles, CA
AEffect, Mehari Sequar Gallery, Washington DC
I SAW IT HANG DOWN THERE, Bode Projects, Berlin, Germany
The Privilege of Getting Together Vol. 3, Swivel Gallery, New York, NY
EDUCATION
School of Visual Arts, BFA Fine Arts (2021)
HONORS/AWARDS
Barners Foundation Scholarship Grantee (2021)
Chairman’s Merit Award (2017-2021)
VIDEO DELLA MOSTRA AL SEGUENTE LINK:
https://lucegallery.com/video/ryan-cosbert-woven-memories-sept-21-nov-05-2023.html
05.05.2023 - 30.06.2023
opening: 04.05.2023
05.05.2023 - 30.06.2023
Traces of Me, la prima personale di Collins Obijiaku nelle sale di Luce Gallery a Torino, dal 4 maggio al 30 giugno 2023.
La mostra presenta una serie di nuovi dipinti del pittore nigeriano, che raffigurano ritratti caratterizzati dalle sue peculiari linee sinuose con il carboncino. Obijiaku attinge alla tradizione della ritrattistica per esaminare le profondità, verità e complessità dell’umanità. Le figure di ciascuna opera appaiono tranquille e calme, con sguardi espressivi per coinvolgere direttamente l’osservatore. Con la volontà di potenziare ulteriormente l’allure e l’intimità, una linea deformata quasi topografica, il cui inizio e fine non distinguibili, si muove attraverso il volto e la pelle del soggetto richiamando la “mappatura” del viaggio della vita di ogni persona. L’insieme dei lavori incoraggia a contemplare l’individualità di ognuno, così come il loro distinto contributo alla diversità e alla complessità dell’esperienza umana. L’occasione riunisce portrait di persone che Obijiaku ha conosciuto sin dall’infanzia. Come suggerisce il titolo della mostra, Traces of Me, i dipinti ad olio e carboncino celano un piccolo elemento del suo legame con ciascuno spirito affine ritratto, un sentimento provato realizzando questa serie. In tutte le accurate composizioni osserva vecchi amici, rievocando la somiglianza che li accomuna, e testimonia rispettosamente la loro convinzione interiore di forza, speranza, positività e intelligenza. Sebbene l’incorporare simbolismo è di solito indifferente all’artista, l’utilizzo del giallo ocra in molti lavori si riferisce al suo rapporto nostalgico con tale tonalità sin dalla giovane età. Ricorda che gli studenti più brillanti venivano selezionati il gruppo giallo, colore che ancora oggi associa alle capacità intellettive. Per quanto il lavoro sia apprezzato esteticamente, la sua vera forza è come Obijiaku unisce le percezioni di gesti ed espressioni distinte dei soggetti con la disposizione meditativa delle linee a carboncino. Intende accompagnare l’osservatore con sensibilità in una visione più intima incoraggiando una profonda empatia. Untitled (woman in blue dress) (2023) raffigura un’elegante giovane nigeriana che indossa un abito blu pervinca. La donna siede in una stanza giallo pallido con le braccia premute verso il basso, spostando leggermente il peso a sinistra mentre si inclina un po’ in avanti verso di noi, incrociando direttamente il nostro sguardo. C’è una breve pausa nella sua espressione – i suoi occhi si socchiudono lievemente – come se ci stesse scrutando, piuttosto che il contrario. Il suo aspetto appare calmo e composto, emanando al contempo una sicurezza interiore. Per Obijiaku questa fiducia in se stessi è particolarmente importante da volerla rimarcare con i suoi soggetti femminili. Cerca, difatti, di cambiare i pregiudizi comuni sulle donne evidenziandone il potere. Serpeggiando sul suo volto, attraverso il petto, e scendendo a cascata lungo le braccia, le linee a carboncino creano percorsi visivi che l’osservatore può esplorare. Funzionando in modo molto simile alle impronte digitali o ai segni delle rughe, la identificano così come tutti i cambiamenti della vita. Sa chi è, dove è stata e dove aspira ad essere.
Collins Obijiaku (1995, Kaduna, Nigeria) vive e lavora ad Abuja. È un artista visivo nigeriano, il cui lavoro si concentra sulla ritrattistica. Si è avvicinato alla pittura e al disegno da autodidatta. Obijiaku ritrae persone del suo paese d’origine. In ogni opera, i loro sguardi affascinanti e la pelle ricoperta di linee a carboncino, che ricordano le mappe topografiche, favoriscono sia una comprensione più profonda del singolo che, in ultima analisi, dell’umanità nel suo insieme. Nel 2020, ha partecipato al programma di residenza per artisti di Black Rock Senegal, fondato a Dakar dall’artista Kehinde Wiley. I suoi lavori sono stati esposti anche al Museum of African Diaspora a San Francisco e al National Gallery of Arts ad Enugu in Nigeria. Le mostre internazionali, in Africa, Europa e Stati Uniti, includono la personale che gli ha dedicato Roberts Projects a Los Angeles. Inoltre, il suo lavoro è stato acquisito da numerose collezioni private e istituzioni pubbliche, tra cui il Dallas Museum of Art in Texas. Luce Gallery accoglie la mostra personale Traces of Me di Collins Obijiaku dal 4 maggio al 30 giugno 2023. L’inaugurazione ha luogo giovedì 4 maggio alle 18.30, alla presenza dell’artista. Per ulteriori informazioni o ufficio stampa, contattare info@lucegallery.com o tamara@theknackstudio.com
We are pleased to announce Traces of Me, the first solo exhibition for Collins Obijiakuwith Luce Gallery. A series of new portrait paintings – all with his signature meanderingcharcoal line-work – will be on view beginning May 4 through June 30, 2023.
Obijiaku is a Nigerian-based painter who uses the tradition of portraiture to examine thedepths, truths, and complexities of humanity. In each work, the artist paints quiet,composed figures, with expressive gazes, to directly engage the viewer. To furtherstrengthen the allure and intimacy, Obijiaku draws a winding line—with no detectablebeginning or end—that weaves throughout the sitter’s face and skin reminiscent of‘mapping’ each person’s life journey. Together, the paintings in Traces of Me encourageviewers to contemplate the individuality of each person, as well as their distinctcontribution to the diversity and complexity of the human experience.
This exhibition brings together a collection of portraits of people the artist has knownsince childhood. As the title Traces of Me hints, the paintings conceal a small element ofthe artist’s connection between him and each kindred spirit on view, a sentiment Obijiakufelt after working on the series. In every elegant composition, he observes an old friend,memorializing their likeness, and thoughtfully records their inner conviction of strength,hope, positivity, and intelligence. Although usually indifferent to incorporating symbolisminto his work, his use of ochre yellow, in many of the paintings, references the artist’snostalgic connection to the hue from childhood. He recalled that all the brightest studentswere selected for the yellow group — a color he still associates with intelligence to thisday. While aesthetically pleasing, the true strength of Obijiaku’s work is how he marriesobservations of each sitter’s distinct mannerisms and expressions, with his meditativecharcoal line work, to gently guide the viewer to see more deeply and encourageprofound empathy.
In Portrait of Gladys (woman in blue dress) we see an elegant, young Nigerian womandonning a periwinkle blue dress. In a pale yellow room, she sits with her arms pressingdownward, shifting her weight slightly left while leaning ever-so-slightly forward toward us,meeting our gaze directly. There’s a brief pause in her expression — her eyes slightlysquinting— as if she’s examining us, rather than the other way around.
Her demeanor is calm and poised, while simultaneously exuding an inner confidence. ForObijiaku this confidence is particularly important to emphasize with his female sitters, ashe seeks to change common misconceptions of women, and instead emphasize theirpower. Meandering throughout her face, across her chest, and cascading down eacharm, Obijiaku’s signature charcoal lines create visual pathways for the viewer to explore.Working much like fingerprints or wrinkles, the lines identify her, as well as all the twistsand turns of life. She knows who she is, where she’s been, and where she aspires to be.
Collins Obijiaku (b.1995) is a Nigerian-based visual artist working in portraiture. A self-taught painting and drawing artist, Obijiaku creates alluring portraits of individuals fromhis home country. In each work captivating gazes and skin permeated with charcoal linework resembling topographic maps, foster a deeper understanding of both the individual,and ultimately humanity as a whole. In 2019, Obijiaku was an artist-in-residence at BlackRock Senegal, the multidisciplinary residency program founded by artist Kehinde Wiley inDakar, Senegal. Obijiaku’s works have been also exhibited at the Museum of AfricanDiaspora in San Francisco and the National Gallery of Arts in Enugu in Nigeria. Hisinternational exhibitions throughout Africa, Europe, and the United States include a soloshow with Roberts Projects in Los Angeles, California. Additionally, his work has beenacquired by numerous private collections and public institutions, including the DallasMuseum of Art in Dallas, Texas.
Collins Obijiaku’s solo show, Traces of Me, will be on view at Luce Gallery from May 4 toJune 30, 2023. An opening reception will be held on Thursday, May 4 at 6:30 pm. Theartist will be present.
For further information or press inquiries, please contact info@lucegallery.com ortamara@theknackstudio.com
17.03.2023 - 28.04.2023
opening: 16.03.2023
17.03.2023 - 28.04.2023
March 16 – April 28, 2023
Opening Reception: Thursday March 16, 6.30 pm
27.01.2023 - 02.03.2023
opening: 26.01.2023
27.01.2023 - 02.03.2023
La personale Parklife di Peter Mohall riunisce dodici nuove opere del pittore svedese di base in Norvegia, caratterizzate dalle sue distintive pennellate con calchi che ne esaltano la palette. Mohall crea paesaggi in stile post-impressionista abitati da persone che si godono momenti di svago e tranquillità. Ispirato dalle coste e campagne svedesi e norvegesi, l’artista documenta quanto osserva durante le vacanze con amici e familiari. Quando traduce questi soggetti in dipinti, si serve di superfici come la juta, che accentua la texture, e colori intensi e palpabili, che simulano una luminosità dall’interno. In maniera singolare, inoltre, invita l’osservatore nel suo processo artistico condividendo ogni colore della palette dipinto su calchi acrilici e ordinatamente inserito o impilato nella composizione. Le opere esposte combinano abilmente l’amato genere paesaggistico pittoresco tradizionale con una destrutturazione del dipinto nella sua forma più semplice, la pennellata colorata. Qui, allo stesso tempo, gli osservatori sono incoraggiati a sperimentare sia la natura trasportatrice dei paesaggi sia a riflettere sulla complessità di come ogni elemento astratto che compone il dipinto – i colori, le linee, i gesti e le forme – contribuisca a queste esperienze emotive. Il titolo della mostra, Parklife, prende spunto dall’omonimo title track del 1994 del gruppo britpop Blur. Proprio come i dipinti di Mohall, uno degli autori del brano allegro e parlato ha spiegato che si riferisce “alla classe del parco… divertendosi e facendo esattamente ciò che si vuole”. In questa serie, Mohall infonde un’atmosfera en plein air rifacendosi a fotografie di viaggi passati, che raccoglie in collage digitali. Con questi ultimi, prima di iniziare il dipinto finale su juta o lino, realizza studi su carta, dettagliati in scala, sia della scena che di un indice di riferimento del colore. Lavorando con la tempera grassa, l’artista mescola colori ricchi di pigmenti che ricordano toni gioiello saturi. Con ogni colore utilizzato dipinge un calco della pennellata, che fissa sulla tela. Per Mohall, il tratto del pennello replicato investiga l’importanza e l’autenticità della mano dell’artista o del gesto registrato nel dipinto: la ripetizione modifica il significato? La forza del lavoro di Mohall è il suo radicamento nell’astrazione; c’è sempre un’enfasi sulla teoria del colore, forma, texture e relazioni spaziali, che anima le sue composizioni. Nel grande dipinto composto da due pannelli, I Nores Hage (2022), siamo accolti in una casa rossa sulla scogliera e nel terreno circostante con ampie vedute sul sottostante mare turchese.Alberi alti ed esili si protendono verso il cielo blu cristallino ricoperto da soffici nuvole rosa tenue e lavanda. Tra di essi sul prato, verde chartreuse dove appare baciato dal sole e ricoperto da muschio in ombra, appaiono cinque figure – forse membri di una famiglia – con lo sguardo rivolto in direzioni diverse. Ciascuno sembra cogliere piacevolmente una parte differente dell’idilliaco panorama, stando in piedi, immobile e quasi meditativo come gli alberi attorno. Nella parte sinistra, l’artista ha disposto verticalmente tutte le cinquantatré tonalità dell’opera, un richiamo alla loro complessità e diversità. Tuttavia, alla fine spetta all’osservatore decidere se scegliere di soffermarsi sul paesaggio o contemplare come è stato creato. Dopotutto, “Confidence is a preference for the habitual voyeur”.
Peter Mohall (1979, Löddeköpinge, Svezia) vive e lavora ad Oslo, Norvegia. Il suo lavoro esplora la storia e il medium della pittura come soggetto. L’artista si è formato all’Oslo National Academy of the Arts. Ha tenuto mostre personali in Europa, Asia e Stati Uniti, esponendo da Koki Arts (Tokyo), Pablo’s Birthday (NYC) e QB Gallery (Oslo). Ha esposto in numerosi musei, tra cui Vestjyllands Kunstpavillon (2018, Videbæk), Bærum Kunsthall (2017, Fornebu), Huset for Kunst & Design (2017, Holstebro), Kunstnernes Hus (2013, Oslo) e Liljevalchs Konsthall (2010, Stoccolma). Le sue opere sono incluse in collezioni pubbliche e private.
16.12.2022 - 20.01.2023
opening: 15.12.2022
16.12.2022 - 20.01.2023
07.10.2022 - 02.12.2022
opening: 06.10.2022
07.10.2022 - 02.12.2022
Luce Gallery è lieta di annunciare Memory Palace, la prima mostra personale di Johanna Mirabel nelle sale della galleria a Torino, dal 6 ottobre al 18 novembre 2022.
Mirabel, pittrice di base a Parigi, inserisce figure assorte in ambienti interni onirici che si dissolvono. Combinando colori simbolici, piante tropicali, oggetti domestici e suggestioni di spazi esterni con ritratti dettagliati, l’artista concepisce opere fortemente intime che esplorano l’immersiva e trasportativa esperienza di richiamare un ricordo. Se osservati nell’insieme, i dipinti esposti pongono domande più profonde su come le nostre memorie possano coesistere e nello stesso momento essere in contrasto con la nostra storia, cultura e persino identità.
Il titolo della mostra, Memory Palace, si riferisce alla Tecnica dei Loci, il metodo di memorizzazione che, servendosi della visualizzazione mentale, aiuta a ricordare le informazioni associandole a luoghi conosciuti. Con questa mnemotecnica immaginiamo di attraversare uno spazio familiare o “palazzo della memoria” mettendo in relazione l’elemento da ricordare al corrispondente locus. Il percorso di Mirabel è composto dalle stanze di una casa. Nella sua interpretazione esprime il processo psicologico secondo cui richiamiamo e sperimentiamo i ricordi giustapponendo elementi del mondo esterno a spazi interni. Ciascun lavoro rivela come alcuni dettagli, tra cui le onde dell’oceano o una brezza tra le palme, vengono trattenuti nella memoria più vividamente di altri, comprendendo che i nostri ricordi funzionano meno come fotografie intatte e più come frammenti di immagini, suoni, emozioni e gusti.
All’interno dei dipinti, i ricordi sembrano essere un’unione di memorie personali ed esperienze acquisite di tradizioni storiche o culturali, ossia tutto ciò che ha plasmato la sua identità e il suo sviluppo. Le pennellate – spesso sciolte, gestuali e pittoriche – indicano semplicemente un oggetto o una zona. Al contrario, l’artista ritrae realisticamente i volti di modelli, di solito amici o familiari, se stessa e sua sorella gemella, Ester. Ognuno possiede una precisa espressione cupa, che cattura un momento di pensiero o riflessione intensi. Allo stesso modo, c’è anche molta cura nei particolari del pavimento in legno, le cui venature sono adeguatamente articolate per attrarre l’occhio dell’osservatore. Per Mirabel il significato è duplice, il pavimento allude all’industria del legname della Guyana Francese e le rammenta di recarvisi in visita alle case dei suoi parenti. Le piante tropicali da appartamento vengono inserite in composizioni con luci e ombre capovolte, che si aggiungono al mistero di ciò che è parte dello spazio come anche della visione. L’artista utilizza una palette brillante di blu ceruleo, rosso ocra, giallo oro e terra di Siena bruciata, ispirata sia alle tradizioni Tembé della Guyana che al suo terreno ricco di argilla rossa. I diafani strati di colori sfumano le barriere fisiche che separano gli spazi interni ed esterni, rimarcando il “velo” tra essi. Il punto di forza del lavoro è il modo in cui l’artista coglie la transizione tra due stati distinti – fisico e mentale – e sfida l’osservatore a decifrare quali dettagli e simboli appartengono alla memoria e quali al presente.
Living Room n° 23 (2022) raffigura una stanza nei toni monocromatici del rosso ocra con il pavimento di legno massello e una collezione di piante tropicali ornamentali. Nella parte sinistra, su una sedia invisibile, vediamo una donna con gambe e braccia incrociate, spalle leggermente alzate. Guarda in basso, ma senza fissare alcun oggetto. La sua espressione austera sembra confermare che sia persa nei propri pensieri, forse in ciò che viene evocato proprio dietro di lei. I margini dello spazio interno rosso, simili ad una recinzione, sono circondati da nuvole con spiragli di cielo ceruleo. Sottostanti alla figura, le assi dipinte con minuzia consentono la profondità della scena, creando una prospettiva irregolare che pare sollevarsi gradualmente verso l’alto e curvarsi leggermente, come se ci conducesse verso qualcosa in una lontananza impercettibile.
La mostra sarà visibile on-line: www.lucegallery.com/video.php
Johanna Mirabel (1991, Colombes, Francia) vive e lavora a Parigi. La pittrice investiga il legame intrinseco tra i nostri pensieri più intimi e gli spazi interni. Il lavoro attinge alla sua eredità culturale della Guyana Francese, Martinica e Guadalupe, da scritti sociologici e filosofici, come pure da riferimenti nella storia dell’arte occidentale. L’artista si è diplomata nel 2019 all’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts a Parigi. Nel 2022, Mirabel è stata premiata con il Ritzau Art Prize e partecipa alla prestigiosa residenza presso The International Studio & Curatorial Program (ISCP) a New York.
LIVING ROOM N 9 | 2021, OIL ON CANVAS, 179,8 X 250 CM
14.07.2022 - 16.09.2022
opening: 13.07.2022
14.07.2022 - 16.09.2022
La personale riunisce nuovi dipinti dell’artista afroamericano, la cui pittura narrativa scandaglia le complessità dell’esistenza umana. Le scene figurative rappresentano le disillusioni e l’apatia dei giorni nostri, cercando di formulare un contenuto morale che possa combatterle. Nei lavori ad olio – sia su tela che tavola di legno -, texture, composizione e simbolismo si mescolano alla storia, al mito e alla fantasia.
Demarco Mosby (1991, Kansas City, Missouri, Stati Uniti) vive e lavora a New York. Ha conseguito il BFA alla School of Visual Arts New York City e il MFA all’Hunter College CUNY a New York.
La mostra sarà visibile anche on-line: www.lucegallery.com/video.php