Gallery
Gagliardi e Domke, fondata a Torino nel 2003, ha perseguito scelte artistiche innovative, coinvolgendo linguaggi espressivi diversi, dalla pittura ai new media, dalla scultura alla Net Art, con un’attenzione spiccata ai giovani talenti nazionali e internazionali.
Nel gennaio 2011 Gagliardi e Domke rilancia la sua sfida e cambia sede trasferendosi in Via Cervino 16 in spazi post-industriali di 700 mq che comprendono magazzini, esposizione ed area produttiva.
Exhibits
16.09.2022 - 26.01.2023
opening: 15.09.2022
16.09.2022 - 26.01.2023
In occasione della riapertura della stagione 2022_2023 Gagliardi e Domke introduce, pur tenendo in sospeso il perchè, il motivo ricorrente che caratterizzerà la programmazione della stagione: mettere alla ribalta, quotidianamente, in galleria e sui social media, un’opera, un artista, un episodio, che hanno avuto un ruolo significativo nel conferire, negli anni, un’identità unica allo spazio di Via Cervino.
L’obiettivo è quello di ripercorrere la storia della galleria attraverso lavori dei diversi artisti che Gagliardi e Domke ha promosso nel corso degli anni.
L’assetto della galleria, dal 15 settembre, giorno di inaugurazione della stagione 2022-2023, sarà ad impianto variabile, a volte si toglieranno lavori, altre volte se ne aggiungeranno, il tema non muterà: “COUNTDOWN”, il visitatore sarà sollecitato, per centotrenta giorni, da un conto alla rovescia, quotidiano.
Elemento iconico di COUNTDOWN sarà un’opera di Glaser Kunz, l’orologio impazzito.
Gli artisti con quest’opera invitano ad una riflessione sul tempo che trascorre, oppure no. Pur attraveso un movimento caotico e beffardo, le lancette di tanto in tanto tornano alla stessa ora, illudendoci di poter sapere, se non chi siamo, almeno a che punto siamo.
Il Punto. Proprio quel che Gagliardi e Domke intende fare per 130 giorni su opere, mostre, artisti e storie azzerando, infine, il cronometro.
Orari : martedi_venerdi ore 15,30_19,30
26.05.2022 - 15.07.2022
opening: 25.05.2022
26.05.2022 - 15.07.2022
dalle ore 18,00 alle 21,00
Sabato 28 apertura straordinaria fino alle ore 23,00
Fino al 15 luglio, martedì-venerdì per 15,30 – 1930
Torna da Gagliardi e Domke per la sua quinta personale la fotografa francese Aurore Valade (Villeneuve sur Lot, 1981).
Il progetto espositivo raccoglie alcune serie di opere realizzate da Valade in tempi recenti, che hanno al loro centro il tema della rivolta, della sollevazione o meglio del sollevarsi. Tutto, come sempre nello stile caratteristico di Valade, con un filo di ironia, in un vortice di oggetti colorati e di dettagli tutti da leggere, ad uno ad uno, percorrendo con gli occhi le immagini con curiosità e attenzione.
Le fotografie in mostra hanno per tema le rivolte femministe, gli indignados spagnoli di qualche anno fa ed una serie di poco più recente, che studia gli uccelli e la loro capacità di spiccare il volo superando le barriere che ci imprigionano, siano esse di tipo sociale, psicologico o dettate dalla necessità come nel recente lockdown.
Il titolo scelto per questa mostra ha un riferimento esplicito a Georges Didi – Huberman, il grande filosofo e storico dell’arte francese, indubbiamente tra i riferimenti teorici dell’artista. Il rimando è, in modo particolare, ad alcuni testi non ancora tradotti in italiano che portano, appunto, il titolo di “Ce qui nous soulève” – alla lettera “ciò che ci solleva” – dove Didi-Huberman indaga il tema delle sollevazioni popolari e delle rivolte, così come tutte le possibili declinazioni semantiche del termine “sollevarsi”, seguendo il filo conduttore delle rivolte spartakiste nella Germania degli anni venti del Novecento, e soprattutto il pensiero di Walter Benjamin e Aby Warburg.
Ma le immagini di Aurore Valade guardano al tema della rivolta in modo non banale, intendendo i moti rivoluzionari anche nel senso dei rivolgimenti intimi, interiori, che ci toccano cambiando le nostre vite. Letteralmente, gli oggetti della manifestazione in piazza, gli striscioni, i cartelli, gli slogan e le dichiarazioni programmatiche, sono perciò allestiti negli interni, nelle case delle persone che le piazze hanno percorso e che nelle piazze hanno manifestato. La rivolta cambia dunque di direzione, si posiziona dentro le case, dove le sue vestigia sono memoria, resti di esperienze vissute, ma non solo. È come se la rivolta stessa, che nella piazza vive la sua essenziale dimensione collettiva e condivisa , si spostasse in seguito all’interno, nel vissuto privato delle singole persone, nelle loro storie e nelle loro vite, prese ora singolarmente.
Di che cosa si tratta? Un grido che resta chiuso tra le quattro mura domestiche, come se non si fosse ancora detto tutto quello che c’era da dire? Un rivolgersi al privato, oltre il collettivo, un po’ come negli anni ottanta, in piena bulimia televisiva, ma con molta più impazienza? Oppure, al contrario, e più probabilmente, è la voglia di farsi sentire, di manifestarsi, letteralmente, per ciò che davvero si è e profondamente si vuole, che non ha trovato – forse non ancora – adeguata risposta? O, ancora, perché no, una rivolta che si fa esistenziale e tocca nel profondo, rivolgendo il nostro cammino su nuove strade?
Ecco, allora, che alle serie sul tema della rivolta, si aggiungono i lavori sugli uccelli e il loro volo, cui ci sentiamo emotivamente simili e partecipi quando avvertiamo in noi l’urgenza di porci al di là di tutto ciò che limita e costringe: siano esse le catene della necessità, dell’abitudine o del pregiudizio. Lasciate dietro di noi tutte queste cose, ci addentriamo, quindi, nel più rischioso, ma affascinante regno del possibile. Impariamo così a sollevarci, e questa volta ben oltre i limiti del nostro appartamento, con le ali della leggerezza e il sentimento ribelle e gioioso di una nuova, profonda, finalmente conquistata libertà.
Gagliardi e Domke e Aurore Valade saranno presenti anche a The Phair
Via F. Petrarca, 39b Torino Esposizioni Padiglione 3, 10126 Torino
27, 28, 29 maggio – Preview 26 maggio
24.02.2022 - 19.05.2022
opening: 24.02.2022
24.02.2022 - 19.05.2022
Gagliardi e Domke presenta Spore, una mostra personale di Carlo Steiner, a
cura di Lorena Tadorni, in cui l’artista espone per la prima volta al pubblico una trentina di opere, realizzate
tra il 2018 e il 2021, frutto della sua recente ricerca sulla pittura.
Artista sperimentatore di tecniche e materiali espressivi inusuali, in questo ciclo di lavori Steiner per la prima
volta si relaziona con la materia pittorica, e lo fa adottando come pigmento le spore fungine.
La natura sempre stata una sua costante fonte di ispirazione. Dalle farfalle realizzate con farina e acqua –
vere e proprie ostie – ai cristalli di neve fatti di materiale ferroso, Steiner ha esplorato il rapporto fra artificio e
natura, fino a farlo diventare il centro della sua ricerca.
Da alcuni anni l’artista sta portando avanti un’attività di studio sull’universo micologico, a partire da
un’originaria passione, quasi ancestrale, che da sempre lo porta nei boschi a scandagliare la vegetazione
fungina. Mettendo insieme l’atto esplorativo, esperienza diretta che fonda il lavoro stesso, con la ricerca
pittorica, Steiner ha fatto dell’impalpabilità delle spore la poetica dei suoi ultimi lavori.
La mostra espone le opere recenti dell’artista, incentrate su questa ricerca.
Dal 2012 raccolgo funghi e li “metto in posa” per far cadere le spore, nei vari colori, su lastre di vetro –
spiega l’artista. Ho scelto di non usare funghi coltivati, ma di avvalermi di pigmenti di funghi selvatici e di
utilizzare solo quelli per la composizione dell’immagine. Ciascuno lascia sfumature diverse, ad esempio
l’amanita muscaria, rilascia il bianco, gli iantinosporei come l’hypholoma fasciculare o falso chiodino
rilasciano un violetto, e poi ci sono i rodosporei, dalle spore rosa… A volte basta una notte per ottenere
queste velature di pigmenti, altre volte due o tre giorni – continua – ma non tutti i funghi sono uguali, alcuni
sono capricciosi, altri pi facili.
In un percorso che inizia nel 2012 per giungere fino a oggi, Carlo Steiner ha creato un vero e proprio
processo di raccolta, sedimentazione e conservazione delle spore, direzionando parallelamente la sua
ricerca sulla resa del colore e sulla forma per farne un’indagine sull’origine stessa della pittura.
Perfezionando l’uso delle dime di cartone ha creato sagome in grado di “convogliare” le spore all’interno di
forme prestabilite indagando un “prender forma” che l’artista chiama casualità controllata, una tecnica
che prevede una lotta fra imprevedibilità e volontà, nel tentativo di riuscire a farle posizionare là dove si
vuole. Le spore infatti non cadono dal fungo in verticale, a piombo, ma essendo estremamente volatili
risentono di ogni minima corrente d’aria, spostandosi di conseguenza. Affascinato così dalla materia viva, e
da come la casualità delle condizioni in cui viene reperita possa influenzare il rilascio del colore nella
quantità voluta, sia essa determinata da un’insita deperibilità come da fattori climatici e legati al terreno, con
la serie Spore Steiner mette in atto una sfida tra natura e artificio consapevole di affidarsi a un materiale
certamente più “scomodo” della pittura tradizionale ma ricercando in esso possibilità e variazioni cromatiche
dalla gamma assai ricca. Ed da queste attese che, ponendosi in osservazione dei minimi spostamenti della
materia, fa nascere tavole vitree in cui forme e colori condensano la leggerezza delle spore da cui si
generano nella drammaticità di una tensione precaria ma al tempo stesso seducente.
L’atteggiamento di apertura e di sperimentazione di Steiner si manifesta anche nell’adesione al progetto
SHAC dell’Associazione Culturale Babelica finanziato da Fondazione Crt: un percorso didattico di curatela
collettiva della mostra affidato a una classe del quarto anno della scuola primaria G. E. Pestalozzi di Torino.
Recentemente, anche il museo S.M.A.K. di Gent ha affidato ai bambini e alle bambine il riallestimento di una
parte della collezione, e numerose sono le istituzioni che stanno lavorando in un’ottica di ampliamento del
proprio pubblico, riservando un’attenzione speciale alle fasce che normalmente non fruiscono i progetti
culturali. L’adesione al progetto SHAC di Carlo Steiner e della galleria Gagliardi e Domke permette di
ripensare il processo curatoriale mettendolo in condivisione, proponendo un percorso di welfare culturale
che crede nell’arte e nei linguaggi creativi come strumenti per integrare l’offerta formativa e contribuire a far
crescere i cittadini e le cittadine di domani.
Carlo Steiner (1957, Terni) vive e lavora a Milano. Dopo il Liceo Classico si iscrive alla NABA / Nuova
Accademia di Belle Arti dove studia scultura con Kengiro Azuma, storia dell’arte con Guido Ballo e
enviromental design con Gianni Colombo. Negli anni novanta insegna alla NABA come assistente di scultura
e tra dal 2007 al 2010 docente di industrial design. Tra 1984 e 2011 lavora come grafico per quotidiani e
riviste: Il Sabato, Avvenire, Amadeus, L’Eco di Bergamo. Tra le mostre personali recenti: nel 2013 realizza
un’installazione all’interno del programma Conveying the Invisible, a cura di Sara Corona, per “No Longer
Empty”, Queens Bvld, New York; nel 2005 e nel 2007 espone alla galleria Gagliardi Art System di Torino, e
nel 2006 presso Roberta Lietti Arte Contemporanea, Como. Tra le mostre collettive: nel 2015 partecipa a
“Why not?”, a cura di Chiara Massimello, presso la sede Ersel di Torino; nel 2013 espone a “Homo faber,” a
cura di Mimmo Di Marzio, Castello Sforzesco, Milano; nel 2012 al festival Seminaria di Maranola (Formia);
nel 2010 a “Interface”, a cura di Barbara D’Ambrosio e Silvano Manganaro al MLAC di Roma; nel 2007 alla
mostra tematica “Linee all’orizzonte. Paesaggio tra descrizione e astrazione” a cura di Maurizio Sciaccaluga,
Galleria d’Arte Moderna di Genova; nel 2006 alla mostra “Outlook #1 – Panorama italiano”, a cura di Luigi
Fassi, Palazzo Bricherasio, Torino; nel 2005 a “Contemporanea 3”, a cura di Emma Gravagnuolo,
Pinacoteca Comunale, Como. Nel 2006 artista in residenza presso Hotel Pupik, Castello di Schrattenberg,
Judenberg (Austria) e nel 2008 selezionato tra i progetti speciali di Independence, presso lo spazio non
profit 1:1 Project che operava tra Roma e Londra. Nel 2015 ha inaugurato la mostra “Ternit ”, a Terni, sua
citt natale, a cura di Elisa Del Prete.
Gagliardi e Domke, fondata nel 2003 a Torino come Gagliardi Art System da Pietro Gagliardi, dedica la sua
attenzione a linguaggi espressivi diversi, dalla pittura ai new media, dalla scultura alla Net Art e ai giovani
talenti nazionali e internazionali.
Nel 2011 ha cambiato sede trasferendosi in via Cervino 16, in una ex-fabbrica di cablaggi nel quartiere
Barriera di Milano, una zona in rapida trasformazione, vicino al Museo Ettore Fico, a studi di design e di
artisti, poco distante dalla Nuvola Lavazza dell’architetto Cino Zucchi e dal Campus Luigi Einaudi, Universit
di Torino ideato da Norman Foster.
Nel 2015 Christian Domke si unisce a Pietro Gagliardi e la galleria cambia nome in Gagliardi e Domke. Negli
anni successivi la galleria prosegue nella sua missione di promuovere giovani artisti italiani e non,
sviluppando progetti e cooperazioni internazionali.
Gli spazi espositivi della galleria sono ritagliati all’interno della struttura post-industriale di via Cervino 16, che
ospita anche i magazzini e le esposizioni della Gagliardi Art Collection visitabili su appuntamento.
Il rapporto di collaborazione fra Carlo Steiner e Gagliardi e Domke inizia nel 2004. Nel 2007 la galleria ha
organizzato la mostra “Epoch ”, ampia ed esaustiva nella rappresentazione delle esperienze di Steiner fino
a quell’anno, poi seguita dalla mostra “buone nuove”, un’osservazione critica della nostra percezione
dell’informazione sui quotidiani. Periodicamente, Gagliardi e Domke ha esposto opere di Steiner in mostre
collettive in sede e fuori sede e in numerose fiere internazionali.
Orari: da martedì a venerdì , 15.30-19.30
Ufficio stampa
Sara Zolla | press@sarazolla.com | tel. 346-8457982
06.11.2021 - 14.01.2022
opening: 05.11.2021
06.11.2021 - 14.01.2022
ore 18-21
La mostra Daniele D’Acquisto. Log, rappresenta una sintesi, con l’esposizione di 26 opere inedite concepite negli ultimissimi anni, di un percorso sistematico avviato dall’artista, attraverso la scultura e l’installazione, che gli ha consentito di esplorare i perimetri della forma e il rapporto tra strutture geometriche (i materiali) e specifici luoghi, espositivi ma anche mentali. L’artista scava così nelle fondamenta del linguaggio per evidenziarne le dinamiche interne.
Sulle trasformazioni della forma, sulla capacità di interazione con porzioni di spazio e sul rapporto tra i materiali si articolano le diverse opere esposte, appartenenti a 4 cicli differenti, tra loro in relazione.
Ma nello specifico Log si concentra sulle radici proprie del display espositivo, perciò l’artista compie un’operazione di senso, sviluppando lavori in grado di costruire relazioni tra essi e chi li osserva.
Entrare negli spazi post industriali della Galleria Gagliardi e Domke significherà scoprire, nelle diverse sale del piano terra e del primo piano, i cicli che appartengono all’ultimissima fase di elaborazione formale del suo percorso. Tra questi, le sculture realizzate riepilogando la struttura di canestri da basket, nelle quali una griglia in cotone può cambiare la propria conformazione anche a seconda della struttura che la regge; alcune opere installative, sospese al soffitto per mezzo di supporti in acciaio che sorreggono una serie di bande verticali in poliestere e pvc, posizionate ad altezze variabili, e che nascondono parzialmente strutture solide in ferro verniciato; cinque opere incluse nel ciclo Forming – avviato alcuni anni fa – rappresentano invece vere e proprie simulazioni di lavori installativi che mai esisteranno nella realtà: un ciclo di piccole stampe fotografiche su carta Ilford, riproduce così un discorso essenziale sul concetto stesso di display, che esiste a prescindere dalla realtà dell’opera vera e propria; infine una serie di elementi scultoreo installativi in ferro verniciato a polvere e cemento epossidico, indica una via di lettura dello spazio e degli oggetti in esso contenuti.
Log – termine che in informatica indica un elenco cronologico delle attività portate avanti da un sistema operativo o da un database – è quindi un percorso a tappe, una registrazione di eventi e dati che caratterizza la ricerca dell’artista, impegnato spesso in micro-produzioni eterogenee; una riflessione su tanti aspetti che riguardano la funzione intrinseca del fare scultura oggi, lontano da appigli narrativi, neo-politici o sociali, e che si concentra invece espressamente su una dimensione del fare che include i propri stessi statuti e presupposti, concettuali e operativi.
Per l’occasione sarà pubblicato un catalogo in edizione limitata, con testi del curatore e immagini della mostra installata realizzate da Enzo Isaia. Tutta l’immagine coordinata della mostra è del designer Marco Spinelli.
Daniele D‘Acquisto (Taranto, 1978), vive e lavora a Fiorenzuola D’Arda (PC). Tra le principali mostre personali: Regola (a cura di L. Madaro), Palazzo Comi, Gagliano del Capo (LE), 2017; Forming, Galerie 22,48mt2, Parigi, 2015; S-Reverse (a cura di L. Madaro), Fondazione Museo Pino Pascali, Polignano a Mare (BA), 2014; Strings (a cura di A. Zanchetta), MAC Lissone (MB), 2014; Volta NY 13, The Pool NYC, New York, 2013; F-V +/-Space (Proliferation), Gagliardi Art System, Torino, 2012; Golden Record, Take Off, SuperstudioPiù, Milano, 2010; GoRe (testo di F. Poli), Gagliardi Art System, Torino; Waiting For… (testo M. Vescovo), Gagliardi Art System, Torino. Tra le principali mostre collettive: Stati della materia (a cura di L. Madaro), Gagliardi e Domke, Torino, 2021; Sculptural Training, MTN Museo Temporaneo Navile, Bologna, 2019; To keep at bay (a cura di L. Madaro), Galleria Bianconi, Milano, 2018; Colore non colore, Galleria Valentina Bonomo, Roma, 2018; Chronos, L’arte contemporanea e il suo tempo (a cura di A. Madesani), Provincia BG – Sedi varie, 2017;Igroscopici (a cura di L. Madaro), Galleria Bianconi, Milano, 2017; L’instabilità degli oggetti (a cura di P. Gaglianò), Ex Atelier Corradi, Bologna, 2017; Principi di aderenza (a cura di L. Madaro), Castello Silvestri, Calcio (BG), 2016; Studi Aperti (a cura di F. Gattoni – G. Caione), Museo Tornielli, Ameno (NO), 2013; (P) Parerga & Paralipomena della Pittura (a cura di A. Zanchetta), Bonelli LAB, Canneto sull’Oglio (Mn), 2013.
La mostra sarà visitabile dal martedì al venerdì dalle ore 15,30 alle ore 19,30.
Dal 3 al 7 novembre 2021 (settimana di Artissima) la galleria osserverà orari di apertura straordinari.
15.09.2021 - 12.10.2021
opening: 14.09.2021
15.09.2021 - 12.10.2021
In occasione di OUVERTURE e di EXIBI-TO, eventi che inaugurano la stagione espositiva 2021_2022
GAGLIARDI E DOMKE presenta una mostra curata da Lorenzo Madaro, prevede opere di Daniele D’Acquisto con “Forming” un inedito per Torino, la “Macchina per produrre fantasmi” di Piero Fogliati, di Francesco Fossati delle tele vegetali prive di telaio e delle sculture a terra, di Vittorio Messina tornano le “Colonne”già presentate nel 2006 in una grande personale alla Cavallerizza Reale e alcuni piombi, di Natalino Tondo delle tele anni settanta, di Fabio Viale “Flat Line” e “Stele” che riprende i contorni della celebre Stele di Rosetta.
14 settembre: inaugurazione ore 18,00_24,00
La mostra sarà visitabile fino al 12 ottobre, dal martedì al venerdì, ore 15,30_19,00 (gradito appuntamento)
In occasione della “Notte delle Arti Contemporanee”, in concomitanza con Artissima
GAGLIARDI E DOMKE presenta “LOG” un solo show di DANIELE D’ACQUISTO
a cura di Loreno Madaro
Inaugurazione 6 Novembre ore 18,00_24,00
Preview: matinée ore 9,00_12,30 il 3_4_5_6_7 Novembre
24.04.2021 - 02.07.2021
opening: 24.04.2021
24.04.2021 - 02.07.2021
Gagliardi e Domke
“Thousand ways to say City”
Mille modi per dire “Città”. Dal celebre Thomas Struth che va a caccia dei silenzi, percorrendo le città in ore di massima quiete, a Luisa Raffaelli che nelle notti inventa suggestioni da serie nera. Da Ahamad Nejad che la fissa “à l’envers” rivelandoci dettagli che in una visione regolare non vengono colti, a Marchetti Lamera che insegue le ombre che il sole traccia sulle superfici d’asfalto. E ancora da Andreas Leikauf che la vive come un fumetto, a Gabriele Coi che la scompone e ricompone, come la scompone in pixel Miha Strukelj. Francesco Sena ne svela le forme fra le nebbie, Marco Memeo guarda dietro, o, per essere più precisi, dentro alle insegne che abitano il paesaggio urbano. Margot Quan Knight con una sintesi struggente mette a fuoco i problemi dei senza dimora. Piero Gilardi riflette su come l’intelletto umano generi delle modalità abitative differenti a latitudini differenti e Vittorio Messina focalizza il suo sguardo sulle rovine del passato. Uno sguardo di Frank Thiel su una Berlino in via di mutazione e di Emilie Di Nunzio Joly su luoghi immutabili filtrati da una malinconica pioggia. Infine uno sguardo di Aurore Valade sulla Torino scrutata dagli interni dei suoi salotti mentre Spencer Tunic ci offre un solitario nudo di fronte ad una chiesa e Enzo Isaia fa emergere come un missile dalle nebbie la Mole Antonelliana. Su tutto regna una monumentale “Stargate” di Fabio Viale: disponendosi dal lato delle stelle (facile no?) diventa una porta d’ingresso alla città.
Benvenuti quindi alla mostra “Thousand ways to say City”
Sabato 24 aprile ore 11_19
Dal 27 aprile Ma_Ve ore 15,30_19 (gradito appuntamento)
Anche su Artsy / Artnet / Artland / Facebook / Instagram
22.09.2020 - 23.12.2020
opening: 10.12.2020
22.09.2020 - 23.12.2020
“UNMADE”
SOLO SHOW DI
ILARIA GASPARRONI
ILARIA GASPARRONI, SAN’OMERO (TE) 1989. E’ UNA DELLE ARTISTE PiU? PROMETTENTI, SELEZIONATE DA ESPOARTE PER IL PREMIO “ARTEAM CUP 2019”.
IL SUO MATERIALE DI ELEZIONE E’ IL MARMO, LA SUA RICERCA HA RADICI PROFONDE NELLA MEMORIA DI CUI SI NUTRE.
A TORINO, NELLA MOSTRA “UNMADE” PRESENTA UNA SERIE DI OPERE INEDITE FRA CUI “L’AMICO RITROVATO”, “L’ORO DELLA VITA” E “MADRE E FIGLIO”
SENSIBILE NELLA REALIZZAZIONE DELLE OPERE, IL SUO LAVORO SI COMPLETA SPESSO CON UNA RICERCA INSTALLATIVA CHE DIVENTA COMPLEMENTO E CHIAVE DI LETTURA DEL SUO LAVORO.
Viviamo in un tempo senza memoria e in un mondo che non comprendiamo perché restiamo legati ad idee elementari per non smarrirci e non riusciamo a capire che i malesseri e le sofferenze non nascono dalle nostre emozioni bensì dalle pigre idee del nostro pensiero che ci rende una società distratta, disinteressata e incupita…. Abitare non è conoscere, è sentirsi a casa, ospitati da uno spazio che non ci ignora, tra cose che racco- ntano il nostro vissuto, tra volti che non c’è bisogno di riconoscere perché nel loro sguardo permangono le tracce dell’ultimo congedo. Abitare è sapere dove incontrare l’altro, dove dire e u-dire, rispondere e cor-rispondere….
…Il titolo “Unmade” (incompleto, disfatto) corrisponde alla visione dell’uomo di oggi che vive in una realtà caotica e senza valori, che agisce con l’unica prospettiva di abbattere tutte le cose belle che abbiamo intorno a noi così come la natura, il cosmo e lo stesso essere umano; diventa fonda- mentale tornare indietro nella memoria fino ai ricordi della nostra infanzia e riscoprire così la nostra purezza…
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“AMARCORD”
Rassegna di opere della collezione.
Artisti: Ilaria Gasparroni, J&PEG, Daniele D’Acquisto, Carlo Steiner, Miha Strukelj, Ennio Bertrand
Fino al 23 dicembre
Apertura straordinaria in occasione di TAG Turin Art Week
05_06 novembre ore 16-22 / 07 novembre ore 11-19 / 08 novembre ore 11-19
L’apertura straordinaria mira a favorire il distanziamento dovuto per le norme Covid19.
E’ consigliata la prenotazione.
In contemporanea alla mostra “UNMADE” di Ilaria Gasparroni, che ha nel ricordo il centro motore di ogni creazione, GAGLIARDI E DOMKE presenta, al piano terra della galleria in via Cervino 16, una nuova mostra di opere della Collezione che, per il tema che ha ispirato gli artisti o per il tempo trascorso dall’evento da loro narrato, ci accompagnano o ci sollecitano ad entrare nella immensa sfera dei ricordi.
AMARCORD quindi.
Presa a prestito abusivamente da Fellini è l’espressione più spontanea a cui ognuno di noi può ricorrere, sollecitato al ricordo dalla visione delle opere.
In apertura della mostra vi accoglie un’opera di Ilaria Gasparroni “The memory of paper / Fotografie” che all’origine è il motivo per cui vedete al primo piano della galleria la mostra personale dell’artista “UNMADE”.
E’ vedendo quell’opera al premio ARTEAM CUP 2019 che ho deciso infatti di assegnare all’artista il premio GAGLIARDI E DOMKE, che consiste appunto nel promuovere l’artista con una mostra personale.
La rassegna continua con delle opere dei J&PEG che sono frutto di un’azione performativa, ma riprendono gli stilemi delle foto d’antan, facendoci immergere in autentici ritratti di famiglia.
Trovate poi Daniele D’Acquisto ci fa ricordare che la conquista dello spazio, ora diventata un programma da tour operators, è stata invece protagonista di un’epica straordinaria negli anni settanta.
Carlo Steiner fa da censore o “disturbatore buono” delle notizie, prendendo i quotidiani che le veicolano ed asportandole con il bisturi. “Buone Nuove” è il titolo della serie perchè nessuna nuova, come dice un vecchio detto, è buona nuova. Qui la nostra memoria però ci gioca un brutto scherzo e ci consente, nonostante il certosino asportare le notizie di Steiner, di leggere ogni titolo e le atrocità che contiene.
Ennio Bertrand, che, con la pratica di catturare le immagini da monitor televisivi, quelli di una volta, non quelli attuali che non vi fanno scorgere un pixel neppure se lo volete, ci fa tornare in mente alcuni episodi problematici della nostra storia dall’11 settembre 2001 ai funerali di Lady Diana, o ci fa ripiombare nelle icone pop della pubblicità all’epoca di Carosello.
In permanenza opere di Fabio Viale.
Daniele D’Acquisto, W.I.N. Armstrong
(Qui sotto : immagine di Copertina. Ilaria Gasparroni)
16.06.2020 - 25.07.2020
opening: 16.06.2020
16.06.2020 - 25.07.2020
Scavando nella collezione ho scoperto un lavoro di Aurore Valade: “L’Or Gris” una visione sognante dell’artista dedicata alla generazione che ora è la più colpita dalla pandemia, gli ultra settantenni.
Per questo, in occasione del Re-Opening delle gallerie torinesi, dopo la lunga pausa di attività determinata dal Coronavirus, Gagliardi e Domke presenta una mostra particolarmente emozionante della fotografa francese Aurore Valade. Aurore alcuni anni fa ha voluto dedicare alla terza età una serie di scatti fotografici, nei quali trapela una visione ottimistica di libertà, o di liberazione dalle costrizioni e infine: poetica. Dopo la recente tragedia che ha visto al centro un’intera generazione di anziani, possiamo considerare, assieme all’artista, la visionaria serie “L’Or Gris”, un grande auspicio di serenità per il futuro.
“L’OR GRIS”- 2013 – 11 scatti fotografici, stampa lambda 104×144 cm.
AURORE VALADE, 1981
Fotografa francese diplomata a l’École des Beaux-arts de Bordeaux e a l’École Nationale Supérieure de la Photographie d’Arles. Il suo lavoro sugli “Intérieurs” le ha valso numerosi premi (Prix du Photo Folio Review des Rencontres d’Arles 2017, Prix de la Fondation HSBC pour la photographie 2008, Prix Quinzaine photographique nantaise 2006, Bourse du Talent 2005, Prix du Musée d’art moderne de Collioure 2006, Prix Arca Swiss 2005).
Vive fra Arles, dove insegna fotografia, e Madrid, spirito nomade, ha vissuto a Marsiglia, Torino, Parigi, Città del Messico, in ogni luogo ha tratto ispirazione per delle serie fotografiche specifiche.
Aurore realizza le sue fotografie a partire da delle messe in scena, che sono delle autentiche azioni performative e di profonda indagine psicologica delle persone che abitano la scena.
Breathe! After COVID19
Digging into the collection I discovered a work by Aurore Valade: “L’Or Gris” a dreamy vision of the artist dedicated to the generation that is now the most affected by the pandemic, the over-seventies.
For this reason, on the occasion of the Re-Opening of the Turin galleries, after the long pause of activity determined by the Coronavirus, Gagliardi and Domke presents a particularly exciting exhibition by the French photographer Aurore Valade. Some years ago Aurore wanted to dedicate a series of photographic shots to the third age, in which an optimistic vision of freedom, or liberation from constraint, and finally: poetry. After the recent tragedy that has seen an entire generation of elderly people at its centre, we can consider, together with the artist, the visionary series “L’Or Gris”, a great hope of serenity for the future.
“L’OR GRIS”- 2013 – 11 photos, lambda print 104×144 cm.
AURORE VALADE, 1981
French photographer graduated from the École des Beaux-arts de Bordeaux and the École Nationale Supérieure de la Photographie d’Arles. Her work on “Intérieurs” has won her numerous awards (Prix du Photo Folio Review des Rencontres d’Arles 2017, Prix de la Fondation HSBC pour la photographie 2008, Prix Quinzaine photographique nantaise 2006, Bourse du Talent 2005, Prix du Musée d’art moderne de Collioure 2006, Prix Arca Swiss 2005).
She lives between Arles, where she teaches photography, and Madrid, a nomadic spirit, she lived in Marseille, Turin, Paris, Mexico City, in every place she found inspiration for specific photographic series.
Aurore’s photographs are based on staging, which are authentic performative actions and profound psychological investigation of the people who inhabit the scene.
31.10.2019 - 24.07.2020
opening: 02.11.2019
31.10.2019 - 24.07.2020
La mostra REALE VIRTUALE è prorogata fino al 24 Luglio.
Visitabile dal Lunedì al Venerdì su appuntamento, chiamateci o mandateci una mail.
The REAL VIRTUAL exhibition is extended until July 24th.
It can be visited from Monday to Friday by appointment, call us or send an email.
info@gagliardiedomke.com 3355917024
In “Storia dell’arte” Ernst Gombrich scrive che la storia della cultura è prima di tutto la storia del problem solving; solo le soluzioni che hanno determinato la direzione di un’ulteriore evoluzione hanno valore. Con questo principio, che a prima vista sembra semplice, l’autore spiega la scelta di opere d’arte che sono degne di rappresentare la storia della cultura umana dalle origini ai giorni nostri.
Lo stesso principio “semplice” può essere applicato a qualsiasi collezione d’arte, indi- pendentemente dalle dimensioni o dalle aspirazioni del collezionista. Nel migliore dei casi, una collezione è costituita da opere che cercano di risolvere problemi specifici, ma che comunque riflettono lo spettro degli interessi artistici e intellettuali del proprietario. Se la mostra personale di un artista è solitamente un resoconto personale che riassume i propri risultati e fissa nuovi obiettivi, le stesse opere esposte in ambito di una mostra di col- lezione, quindi in giustapposizione con opere di autori di correnti e stili diversi, è un’occasione per porsi nuove domande e scoprire nuovi significati.
La mostra “Reale Virtuale”, la prima mostra della Collezione Gagliardi, prende il titolo da una delle opere in essa presentate. L’opera di Piero Fogliati riflette già nel titolo un tema importante e uno dei concetti fondamentali che sono alla base dell’intera collezione; Reale vs. virtuale.
Reale o virtuale? Dove finisce la realtà e dove comincia? Fino a che punto può portarci il virtuale? Razionale o magico, dove sono i limiti di questi concetti? Stiamo ancora spostando i confini dell’arte, o stiamo effettivamente cercando di attraversare o spostare i confini della realtà?
Durante il Rinascimento, gli artisti che erano stati liberati dai confini teologici dovettero riesplorare il mondo che li circondava. Passo dopo passo hanno studiato la realtà oggettiva che li circondava, spesso anticipando l’interesse scientifico e scoprendo una realtà che non era mai stata descritta o rappresentata prima. Nel mondo frenetico di oggi, non è diverso.
Con questa mostra vogliamo ricordarci che l’arte è un importante strumento di conoscenza; l’artista – creatore, inventore e sperimentatore – può aiutarci a riconoscere o ridefinire nuovi confini attraverso nuove prospettive, non solo su temi come l’intelligenza artificiale e il cyberspazio, ma anche nell’affrontare nuove forme di pratiche sociali. Tutto ciò che accade all’interno dei confini del virtuale può rivelarsi realtà nel momento in cui si cambia la prospettiva.
Artisti in mostra:
Piero Fogliati. Canelli (Asti) 1930 – Torino 2016 Esordisce all’inizio degli anni cinquanta come pittore, abbandona poi la tavolozza per il tornio per esplorare la percezione sensoriale e i fenomeni naturali (in particolare la luce, il suono e il colore) e li riproduce attraverso le favolose macchine che costruisce, integrando questi eventi nell’estetica sublime e sofisticata delle sue immagini visive e sonore. La visione utopica dell’artista lo induce all’ideazione e progettazione della Città Fantastica, un insieme di interventi che avrebbero dovuto esser collocati nello spazio urbano, dove i suoni, le luci e i corsi d’acqua della città si trasformano in eventi estetici e sensoriali, vivibili dagli abitanti.
Davide Coltro, Nato a Verona nel 1967 E’ l’inventore del quadro elettronico, nuovo medium per la cui realizzazione si avvale di tecnologia e formule matematiche. Per la sua innovativa ricerca, viene invitato dalla critica a prestigiose personali e collettive sia in Italia che all’estero. Nel 2011 alla 54° Biennale di Venezia presenta Res_publica I, una monumentale installazione di 96 moduli elettronici, concludendo una delle più imponenti e complete ricerche sul paesaggio contemporaneo che – a dispetto della rigorosa ricerca tecnologica – evidenzia la sua prorompente vena poetica.
Glaser/Kunz Dopo una formazione nell’ambito dell’architettura, arti applicate e cinematografia (cortometraggi e sceneggiature), Daniel Glaser (Olten,1968) e Magdalena Kunz (Zurigo,1972) hanno sviluppato la loro originale ricerca estetica concentrandosi sull’interazione tra fotografia, tecnica cinematica e installazione. L’indagine sfrutta le potenzialità delle nuove tecnologie e coniuga, al contempo, la forma tridimensionale della scultura e la proiezione dinamica del video. La coppia di artisti svizzeri ha ideato teste parlanti (talking heads) che si animano digitalmente attraverso la gestualità mimetica e le voci alternate di persone spesso provenienti con le loro esperienze dalla vita quotidiana a Città del Capo, New York o semplicemente in Svizzera.
Paola Risoli, Milano 1969 Profonda conoscitrice del cinema e della sua storia, Paola Risoli è una narratrice nata. La sua narrazione passa attraverso una serie di artifici, primo fra tutti la costruzione della scena dove si svolge una supposta azione. Ma si tratta di una rappresentazione della scena all’interno di ambienti di oggetti di recupero – spesso bidoni da oli combustibili – fatta di espedienti. L’occhio dell’artista scopre che una capsula può essere una lampada e via di seguito a ingannare l’occhio di chi guarda che legge la scena come reale. Non soddisfatta si arma di camera fotografica e indaga gli interni in tutti gli anfratti, anche quelli nascosti agli occhi di chi guarda, poi ingrandisce lo scatto e torna ad ingannare lo spettatore che leggerà di primo acchito un ambiente vero. In più riprese il suo lavoro è stato presente al MAMAC di Nizza, in occasione di una opersonale a lei dedicata e in occasione della celebrazione del duecentenario di Matisse.
Margot Quan Knight: Seattle 1977 Margot Quan Knight ha ricevuto un Master in Belle Arti dalla Milton Avery Graduate School of the Arts al Bard College nel 2009. Dal 2000 al 2002 è stata fotografa sponsorizzata da FABRICA, il centro di ricerca sulle arti della comunicazione di Benetton, in Italia. Ha conseguito la laurea in Studio Art al Dartmouth College, laureandosi con lode nel 1999. Il suo soggiorno da FABRICA, soprattutto i lavori svolti nel periodo, sono stati all’origine della relazione con la galleria cui hanno fatto seguito numerose mostre personali. Ha soggiornato a lungo a Londra dove ha lavorato alla serie “Screenshot”.
Santissimi. Sara Renzetti 1978 – Antonello Serra 1977 Il duo sardo, di Barumini, manipola il ricordo costruendo un immaginario che la tecnica iperrealista e la materia, il silicone, consegnano al mondo del reale, mentre la concettualità della loro ricerca sonda l’irreale e penetra il mondo dei sogni (o degli incubi). Esistono alcuni artisti di fama internazionale come Ron Muek, Evan Penny, Patricia Picinnini che sono di fatto una costola sottratta al mondo del cinema, la coppia sarda sviluppa invece il proprio lavoro partendo dai propri incubi e inventandosi una tecnica che dia loro forma in un’isola, la Sardegna, dove tutto si deve inventare.
Piero Gilardi. Torino 1942 Muove i primi passi assieme al movimento battezzato in seguito “Arte Povera” che nasce a Torino all’inizio degli anni ’60. Presto si fa conoscere per i suoi “Tappeti Natura” che riproducono, in modo estremamente realistico, frammenti di ambiente naturale, a scopo ludico, ma anche di denuncia, primo fra quelli che via via sarebbero arrivati alle manifestazioni odierne per salvare il pianeta, verso uno stile di vita che diventa sempre più minacciosamente artificiale. Dopo una pausa dedicata alla militanza politica si ripresenta sulla scena integrando nei suoi lavori la tecnologia e arrivando a realizzare con i suoi lavori, la tecnologia e l’interattivtà delle autentiche performance. E stato l’ispiratore e la guida del PAV, Parco D’arte Vivente a Torino.
Giuliana Cunéaz nata ad Aosta vive e lavora a Milano. Diplomata all’Accademia Belle Arti di Torino utilizza tutti i media artistici, dalla videoinstallazione alla scultura, dalla fotografia alla pittura sino agli schermi dipinti. Nel 2004 il 3D entra, a pieno titolo, a far parte della sua indagine tanto da diventare elemento di ricerca sia per i video sia per gli schermi dipinti (screen painting). L’acquisizione di uno strumento tecnologico rientra nell’ambito di una ricerca dove l’artista acquisisce gli elementi tratti dal mondo della scienza e della nanoscienza per trasformarli in un paesaggio virtuale che interagisce con i dati naturali. Attraverso la modellazione 3D, l’artista dilata gli aspetti enigmatici e ambigui delle forme che si presentano come aspetti di un’architettura complessa non priva di evocazioni a strutture primordiali. Nel 2016, la Fondazione Marino Marini di Pistoia ha ospitato una sua mostra personale dal titolo Dov’è la balena? Nel 2017 ha realizzato una mostra personale dal titolo La grammatica delle forme presso lo studio Museo Francesco Messina di Milano.
Fabio Viale, nato a Cuneo, 1975. Vive e lavora a Torino Raffinato, colto, eccentrico, straordinariamente contemporaneo e provocatorio all’occorrenza. Dotato di una perizia tale da consentirgli qualsiasi cosa, di raggiungere qualunque risultato. In grado di rendere il marmo leggero come un palloncino, morbido come la pelle o flessibile come la gomma., le sue opere sono sempre pronte ad ingannare lo sguardo, a provocare un impatto visivo ed emotivo sorprendente. Viale ha saputo imporsi sulla scena internazionale con delle opere in marmo così coinvolgenti da divenire degli eventi, per citarne una: “Ahgalla”. Espone in Italia e all’estero e in numerose fiere internazionali. Alla fine del 2018 con una grande personale a Torino: “Fifteen” celebra 15 anni di realzione con Pietro Gagliardi. Nel 2019 partecipa alla Biennale di Venezia realizzando un’opera site specific per il Padiglione Venezia.
20.09.2019 - 18.10.2019
opening: 19.09.2019
20.09.2019 - 18.10.2019
Paolo Consorti – Ending
19.09.2019 – 18.10.2019
INAUGURAZIONE: 19.9.2019 | 18.00 – 22.00
“ENDING”: un corpus di opere pittoriche iniziato da Paolo Consorti nel
2018 che sintetizza il suo percorso di sperimentazione visiva.
Le tele condensano diversi processi, in una sorta di alchimia
contemporanea, che traduce in strati distinti e compenetrati una visione
mentale. Nello strato più profondo memorie visive lontane, di una natura
conosciuta e intimamente familiare attribuiscono alle opere una sintesi
basata su una profondità universale. La superficie invece è avvolgente e
instabile, un dinamismo naturale concreto e tangibile tradotto in
un’astrazione dai tratti geologici.
Il contrasto tra i due registri è netto ma si ricompone nella bellezza
di una pittura che aspira ad una classicità contemporanea.
Nel progetto intitolato “Ending” e presentato alla Galleria Gagliardi e
Domke di Torino, la pittura racconta se stessa e il tormentato rapporto
tra uomo e natura mettendo in scena quasi un corpo a corpo.
Tempi diversi, e diversi livelli di consapevolezza. Un tempo interiore e
mentale quasi immobile e non umano, ed un tempo dinamico e travolgente.
Una dialettica che si apre alla ricerca di un equilibrio sempre più
precario ed instabile, un’estetica che prefigura il dramma e che al
fascino della catastrofe accosta le tracce di una memoria utopica.
Non sembrano apparire soluzioni se non in una provvisoria bellezza o
nella consapevolezza di essere oltre.
Via Cervino 16
10155 Torino