Gallery
Fondata a Torino nell’aprile 2015 in forma di associazione culturale, la galleria Febo e Dafne persegue lo sviluppo dei talenti e la promozione di artisti a diversi stadi di carriera, anche raccogliendo l’eredità della galleria Dieffe. Contribuendo a creare un forum d’ampio respiro per le arti visive, favorisce l’incontro degli autori contemporanei con il collezionismo e la critica d’arte. Vetrina di creatività, Febo e Dafne opera nel proprio spazio espositivo a Torino, in Via Vanchiglia, 16 interno cortile – una delle zone emergenti e più amate dall’art system sabaudo. La galleria Febo e Dafne offre diversi servizi per gli artisti. In particolare, fornisce assistenza per la realizzazione di portfolio, presentazioni per concorrere a residenze d’artista, premi, progetti finanziati, borse di studio e acquisizioni istituzionali. Sono gradite, da parte degli artisti, proposte di mostre personali o possibili inserimenti in mostre collettive presso la galleria ma anche in fiere e in spazi espositivi pubblici o istituzionali.
Exhibits
15.09.2023 - 21.10.2023
opening: 14.09.2023
15.09.2023 - 21.10.2023
Malinconia e atmosfere sospese, visioni subacquee e nuotatrici come ninfe e muse poetiche sono i soggetti d’elezione delle fotografie di Riccardo Bandiera, esposte in occasione del suo primo solo-show a Torino. In mostra il progetto Nantes Lubricis Pelagi – tutt’ora in progress – con alcuni inediti, la serie subacquea Hiraeth e Atlas over arteries.
07.07.2023 - 09.09.2023
opening: 06.07.2023
07.07.2023 - 09.09.2023
La mostra propone le opere delle due artiste Carina Leal e Sofia Fresia, che utilizzano diversi mezzi espressivi quali disegno, fotografia e pittura. I lavori di Carina Leal e Sofia Fresia spaziano in una varietà di medium e di tematiche, raccontando le loro storie, pensieri e passioni personali. Così come ciascuno ha i propri gusti, abitudini e peculiarità che rendono le proprie storie diverse da quelle altrui, i lavori in mostra danno due diverse prospettive sull’interiorità, differenti tra loro ma accomunate dall’evocazione di un rifugio mentale costruito con ricordi, sensazioni e spazi immaginari. La mostra vuole essere un invito a riflettere ognuno sul proprio rifugio: quei posti fatti di momenti e persone dove sentirsi felici; le due artiste ce ne presentano i loro personali esempi. Il progetto di Carina Leal è un’auto-caratterizzazione che nasce dal suo legame con la natura e dall’osservazione dei dettagli che la circondano. I disegni descrivono vari momenti della sua vita, rappresentando persone, luoghi o momenti che sono il suo rifugio. Nelle fotografie, il corpo è una foglia a contatto con il mondo esterno, sulla quale si proiettano molteplici forme, ombre e colori, che rendono unico ogni scatto. Gli elementi presenti nelle tele di Sofia Fresia hanno spesso un richiamo autobiografico, legato al suo vissuto di nuotatrice. Le diverse opere trasportano nella mente di Sofia, nei suoi rifugi liquidi e granitici: universi ambigui, spazi dove gli strumenti del nuoto convivono con elementi antitetici.
Carina Leal (Guarda, 1997) è pittrice, fotografa e curatrice. Ha studiato presso la Faculdade de Belas Artes de Lisboa e, durante la laurea magistrale in Mercati d’Arte, si è trasferita a Torino, dove attualmente vive e lavora. Le sue opere uniscono l’intimità del corpo umano e la bellezza delle forme naturali, intrecciando i vari elementi in un rapporto paritario.
Sofia Fresia (Genova, 1992) è pittrice e nuotatrice. Ha studiato all’Accademia Albertina di Torino, città in cui vive e lavora. Nella sua pratica artistica attinge principalmente dall’universo iconografico del nuoto per realizzare opere che trattano la contemporaneità e le nuove difficoltà che comportano il farne parte. Nei suoi lavori hanno particolare importanza l’ambiente e le nuove generazioni, che cercano di farsi strada in un mondo in continuo mutamento
28.04.2023 - 30.06.2023
opening: 27.04.2023
28.04.2023 - 30.06.2023
La galleria partecipa a
OUVERTURE | TAG ART NIGHT 2023
Sabato 6 Maggio 2023 dalle ore 19 alle ore 23
Claudio Napoli presenta, alla galleria Febo e Dafne di Torino, la mostra personale Parallel Worlds. Fotografia digitale, postproduzione, ma anche generative-art con l’utilizzo di algoritmi neurali: sono eterogenee le tecniche utilizzate dall’esperto di effetti speciali per illustrare i suoi visionari mondi paralleli. Dal 27 aprile al 17 giugno 2023.
Claudio Napoli (Napoli 1960, vive e lavora tra Roma e New York)
Inizia giovanissimo nel campo della grafica per l’audiovisivo. A metà degli anni Novanta diventa socio del più importante studio di effetti visivi digitali per il cinema italiano, Proxima, collaborando con registi quali Tornatore, D’Alatri, Verdone, Zeffirelli e Monicelli. Nominato con Proxima ai Premi David di Donatello per sei edizioni consecutive, vince nel 2006 per il film Romanzo Criminale diretto da Michele Placido, ha al suo attivo la regia di oltre 150 spot e la supervisione e produzione di effetti visivi digitali di oltre 40 film. Nel 2014, si trasferisce stabilmente a New York, acquisendo la cittadinanza americana e proseguendo la sua attività di produzione video realizzando documentari, corti, videoclip, video installazioni, animazioni. Da sempre fotografo per passione, Claudio Napoli negli ultimi dieci anni si dedica a progetti fotografici che espone a New York, Seoul, Milano, Torino e Roma.
orari: dal martedì al sabato – dalle 15 alle 19
oppure su appuntamento
22.03.2023 - 22.04.2023
opening: 21.03.2023
22.03.2023 - 22.04.2023
dalle 17.00 alle 21.00
La galleria Febo e Dafne presenta la mostra collettiva Declinazione donna. La mostra proseguirà fino al 22 aprile e propone le opere di tre artiste, tre donne che si esprimono tramite diversi medium: Martina Di Trapani, Nadia Kuprina, Mariarosaria Stigliano.
I lavori delle tre artiste in mostra rivelano diversi modi di declinare la sensibilità femminile nell’uso di pittura ed altro medium, attraverso i loro differenti approcci alla materia e la varietà delle tematiche trattate si dischiude la possibilità di esprimere alcuni aspetti della caleidoscopica sensibilità femminile. Quest’ultima è elemento comune a ricerche artistiche che hanno poi i propri punti peculiari. Le artiste sono accumunate da una particolare attenzione alla scelta dei materiali utilizzati e dall’interesse per la dimensione dell’intimità umana e del tempo. Il colore ha un ruolo fondamentale nei lavori di Martina Di Trapani, che hanno una dimensione confidenziale e raccontano una quotidianità fatta di ricordi, desideri e sentimenti come pagine di un diario o di un album familiare. Nadia Kuprina sceglie con cura materiali quali carte antiche stampate a mano, spartiti musicali, fili da ricamo ed utilizzando grafica e collage esplora il rapporto tra il tempo e la materia attraverso una manualità tangibile. Le immagini di Mariarosaria Stigliano sono immerse in atmosfere inquiete e vibranti, con superfici graffiate da una combinazione di grafite, olio e smalti industriali.
Martina Di Trapani, originaria di Palermo, lavora tra Torino e la Francia. Interessata fin da piccola al disegno, si laurea in pittura all’Accademia di Belle Arti di Palermo. Affianca all’attività artistica quella di docente, l’organizzazione di laboratori artistici e creativi per bambini e la scrittura. Il disegno e l’illustrazione sono alla base del suo lavoro, all’interno del quale il colore ha un ruolo fondamentale, la sua pittura ha uno stretto legame con il cinema e la scrittura.
Nadia Kuprina è una musicista, pittrice, illustratrice e grafica di origini russe, trasferitasi poi a Stoccolma, dove si è formata e diplomata in canto lirico presso il Conservatorio, e successivamente a Torino, oggi risiede tra Torino e Venezia. La sua attività si divide tra musica e pittura; parallelamente all’attività concertistica da soprano e alla didattica musicale si dedica alla grafica d’autore (linoleografia), alla pittura e all’illustrazione.
Mariarosaria Stigliano decide di dedicarsi alla pittura dopo gli studi in legge, conseguendo una seconda laurea in pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma e l’abilitazione all’insegnamento delle discipline pittoriche. Interessata alla transitorietà della figura umana in contesti urbani, relitti industriali e interni di stanze, sviluppa una personale tecnica pittorica in cui la superficie è graffiata da una combinazione di grafite, olio e smalti industriali.
(Nella foto: opera di Nadia Kuprina)
24.02.2023 - 18.03.2023
opening: 23.02.2023
24.02.2023 - 18.03.2023
Nell’ambito di Novissimi+, la prima edizione del bando TO.BE dedicato alla crescita professionale di artisti emergenti, provenienti da un percorso di formazione presso l’Accademia Albertina di Torino, l’Associazione Ghёddo e Febo e Dafne presentano il progetto Limbo, mostra collettiva di Dalila Boualoua, Marco Curiale, Francesca Fiordelmondo e Annamaria Nicolussi Principe.
La proposta espositiva, curata da Carina Leal in collaborazione con Associazione Ghёddo, si inserisce nell’ambito di un programma più ampio di mostre a cura nell’Associazione Ghёddo, che prevede la collaborazione tra artisti e spazi d’arte contemporanea del territorio torinese.
L’intero progetto è realizzato con il supporto e il patrocinio dell’Accademia Albertina di Torino e della Città di Torino e con il sostegno della Fondazione Venesio.
Nella collettiva curata da Carina Leal il limbo viene interpretato come spazio emotivo.
Luogo metaforico in cui i nostri corpi perdono consistenza, atto immaginativo dove le nostre sensazioni prendono vita. Il limbo diventa lo spazio etereo in cui è concesso perdersi e riorganizzarsi nel mutevole flusso dell’esistenza
Le opere dei quattro artisti ospitati nello spazio di Febo e Dafne raccontano intime storie di sospensione e attesa. Attraverso media e ricerche differenti il Limbo è interpretato ora come ostacolo, ora come stimolo per superare i nostri limiti.
Nella mostra Limbo le opere di Curiale, le installazioni di Fiordelmondo, le incisioni di Boualoua e le fotografie di Nicolussi rappresentano diversi stadi di reclusione, oblio, transizione ed incertezza, guidandoci attraverso l’ampio spettro delle emozioni.
BIO
Dalila Boualoua (Borgomaero,1997) nel 2016 si è diplomata presso il Liceo Artistico Felice Casorati di Romagnano Sesia e attualmente sta frequentando il corso di Grafica d’Arte all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Il suo operare artistico è frutto di un totale abbandono al caso. Le sue opere, infatti ,non vengono progettate né pensate a priori , ma si creano durante il Processo esecutivo. Il fine è quello di far emergere la parte più inconscia e
misteriosa dell’io , portando così il soggetto a una maggiore comprensione di sé e del mondo. Nel realizzare le opere vengono utilizzati numerosi materiali di scarto organici e non, segni diretti ed indiretti,la matrice subisce numerose modifiche, cancellazioni, tagli.
Marco Curiale (Torino, 1998) studia e lavora a Torino. Nel 2020 si laurea in Scultura presso l’Accademia Albertina Di Belle Arti. La sua ricerca artistica è legata agli opposti e alle somiglianze. Attraverso vari media, per lo più installativi, cerca di creare cortocircuiti che mettano in luce dinamiche estremizzanti e in continua evoluzione, come quelle tra la generazione alla quale appartiene e la cultura visiva online. I miliardi di input visivi — alla base di sottoculture pop o fenomeni poco conosciuti — che riceviamo tutti i giorni, sono difatti parte integrante del suo interesse artistico e diventano, una volta filtrati dalla sua memoria, materiale primario per innescare processi ibridi e narrative altre, figlie di quella complessa mitologia collettiva sulla quale si basa il web.
Francesca Fiordelmondo (Osimo, 1995), vive e lavora a Torino. Dal 2015 studia performance e scultura contemporanea presso l’ABMC, in seguito all’ENSA Bourges e conclude il percorso di studi all’accademia Albertina di Torino nel 2021. Ama sperimentare con materiali e tecniche di ogni tipo; il suo lavoro è attualmente orientato sulla ricerca di temi come l’impalpabilità, la memoria, condizioni di fragilità, partendo da tracce intime ma sempre con riferimenti ad un universale di significati che possano esprimersi dall’interiorità verso l’esterno. Una parte della sua ricerca si basa sul lavoro text based, con riflessioni sull’esistenza quotidiana tramite giochi di parole e metafore.
Annamaria Nicolussi Principe (Trento, 1997) vive, lavora e studia tra Trento e Torino. Nel 2019 si è diplomata in Pittura all’Accademia di Belle arti di Urbino. Dal 2021 è iscritta alla Scuola di Decorazione dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.
La sua produzione comprende disegni, dipinti, fotografie e di recente anche alcune installazioni scultoree. Con il disegno e la pittura esplora le dinamiche delle relazioni all’interno del nido come casa, facendo rifermento al suo immaginario e alle creature che lo abitano. Attraverso il mezzo fotografico analizza il corpo e la percezione di sè, espressi attraverso la metafora del fiore. Ciò che accomuna tutti i suoi lavori è un duplice movimento di ritrosia e svelamento. Da un lato il fiore come carnalità mostrata con pudore, dall’altro il disegno come astrazione che nasconde di- namiche relazionali reali.
Durante l’opening sarà possibile degustare un drink proposto da “Sciarada – Bistrò e
Miscelati” e ispirato alla mostra.
21.10.2022 - 03.12.2022
opening: 20.10.2022
21.10.2022 - 03.12.2022
La galleria partecipa a:
TORINO ART GALLERIES NIGHT #25
SABATO 5 NOVEMBRE 2022 ore 17,00 – 24,00
&
TAG Art Coffee Breakfast
venerdì 4, sabato 5 e domenica 6 novembre dalle ore 9:30 alle ore 12.
Gli artisti torinesi Carlo Gloria ed Enrica Salvadori sono protagonisti della doppia personale che caratterizza la stagione autunnale di Febo & Dafne.
Ricerche e carriere diverse non hanno impedito uno stimolante incontro tra lavori il cui dialogo è delegato interamente all’intuito dello spettatore, vero testimone di un avvenimento inaspettato.
Il suo sguardo infatti può spaziare dai lineamenti meticolosamente ritratti a china su carta di Carlo alle sculture realizzate con vari materiali da Enrica con occhio «tattile» nel tentativo di ricordarne o inventarne le storie. Da una parte spiccano volti segnati da vite e situazioni che non è dato conoscere ma che, con non troppo fiuto, suggeriscono un comune denominatore nel loro accostamento. Dall’altra, a cadenzare il volume tutt’intorno, campeggiano plastiche dall’estetica brutalista (ove il cemento e l’argilla enfatizzano la rudezza della struttura) inglobate dentro a gabbie metalliche. Queste sembrano ironizzare su un destino collettivo fatto di muri aperti, solcabili e di scale percorribili così come di celle inviolabili. Se le pareti lasciano intravedere i segni della vita comunitaria mentre le inferriate ne segnano la chiusura verso il mondo esterno, le loro ombre invece ammiccano alla loro presunta «anima». Che siano spazi fisici o della mente essi sono lungi dall’identificarsi con dei «non luoghi» perché nel loro nudo mostrarsi dichiarano una loro identità e storia. I volti degli uomini di Carlo invece sono frutto di un disegno calibrato da linee più o meno vicine, a seconda della trama della pelle e delle vesti, che creano effetti di estrema verosimiglianza. Questa pratica artistica, in grado di imprimere l’immediatezza dell’atto creativo, storicamente è stata collocata in uno spazio tra l’ideazione, il bozzetto preparatorio per intenderci, e la produzione. Nel loro essere «onesti» anche nella scelta delle pose riportate, affatto scontate, i disegni asciutti e antiretorici esposti spingono lo spettatore a vedere con gli occhi dell’artista. Gente comune, attori della storia o criminali efferati? Se di primo acchito colpisce la visione personale tracciata sulle carte, in un secondo momento, scrutando i titoli delle stesse si apprende che i «disegni di malavita», questo il titolo del ciclo, riproducono quella che qualcuno definirebbe la peggiore gentaglia. Nomi come Jeffrey Epstein, Totò Riina, Pablo Escobar, Renato Vallanzasca si affacciano sui candidi spazi. Foto segnaletiche prese a prestito dal mare magnum della rete diventano raffinate immagini emanando, come le strutture architettoniche, un loro spirito che, lontano dallo sconfinare nell’astrazione, conduce magistralmente alla concretezza. La sfera umana fatta di persone, dalle loro costruzioni, e dai loro passaggi è rappresentata come in una pièce teatrale che svela lentamente fatti, luoghi e protagonisti. La galleria acquista le sembianze inedite di un palcoscenico in cui fanno eco le migliori prove di Eugène Ionesco e Samuel Beckett, prive di logica apparente. Architetture indefinite, una scalinata sospesa, rovine, un portico bruciato, una torre di terracotta con un’unica finestra compongono un abecedario di situazioni terrene familiari ma di difficile classificazione. La luce, elemento fondamentale di ogni teatralizzazione quanto dei più riusciti «capricci» pittorici settecenteschi, talora spunta tra le nervature o retroillumina le sculture creando una sorta di aura mistica. Sono gli occhi vigili delle opere a muro che però ci riportano, ancora una volta, con i piedi per terra rammentando quanto il rappresentato arrivi dalla realtà senza elucubrazioni di sorta.
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Carlo Gloria è nato a Torino dove vive e lavora. La sua ricerca artistica è legata alla fotografia, alla pittura e alla loro sintesi attraverso le tecnologie digitali. Inizia la sua attività espositiva nel 1996, dapprima sperimentando una varietà di strumenti e materiali fino ad arrivare a tecniche a cavallo fra fotografia, pittura, e wallpapers digitali. Le fotografie, le installazioni, i ritratti, i lavori su commissione per le aziende e per i privati, sono a poco a poco confluiti nelle particolari tematiche degli ultimi anni. I temi della riconoscibilità e dell’identità multipla sono al centro della sua ricerca, declinati fin dal 2000 con i primi ritratti fotografici, e con gli “affreschi digitali”. La duttilità stilistica e tecnica di Carlo Gloria si sviluppa in contenuti pregni di leggerezza e ironia. Le sue fotografie sono uno specchio delle sue/nostre potenziali facce. Con i suoi minuziosi disegni a penna biro l’artista prende invece la direzione opposta, come se tagliandosi a pezzi potesse capire meglio il proprio posto nel mondo. Al concetto di gravità si riconducono alcuni grandi acquerelli mentre al nomadismo la serie di opere in metallo taglio laser denominata “Vado e vengo”. Ultimamente si sta occupando di ritrattistica attraverso la tecnica artistica del disegno.
Enrica Salvadori è nata a Torino, dove ho studiato al Liceo Artistico e all’Accademia Albertina di Belle Arti, laureandosi nel 2000. La sua carriera artistica è iniziata verso la fine degli studi accompagnata dalla curatela critica di Guido Curto e Rolando Bellini fino al 2005. Diverse sono le mostre e gli eventi a cui ha partecipato. Nel 2005 si è trasferita in Argentina, a Buenos Aires, dove ha vissuto fino al 2018. Ha viaggiato molto, soprattutto in Sud America, ha avuto tre figli, molte case, tanti amici, lavori diversi e si è dedicata alla scenografia sia per il teatro che per il cinema parallelamente al suo impegno artistico. Attualmente vive e lavora a Torino dove ha sede il suo studio. Ha in programma mostre in Italia, a Berlino e a Buenos Aires.
16.09.2022 - 02.10.2022
opening: 15.09.2022
16.09.2022 - 02.10.2022
La galleria Febo e Dafne, in occasione dell’edizione autunnale di Ouverture Tag, inaugura il 15 settembre “Artwork” la mostra personale di Antonio Pronostico. L’evento, inserito tra gli eventi off del Job Film Days 2022, prosegue fino al 2 ottobre 2022.
La galleria Febo e Dafne inaugura giovedì 15 settembre “Artwork”, la mostra personale di Antonio Pronostico. In occasione delle aperture congiunte di Ouverture Tag l’inaugurazione avrà orario esteso dalle 17 alle 23. La mostra prosegue fino al 2 ottobre (nei consueti orari della galleria: dal martedì al sabato dalle 15 alle 19). Antonio Pronostico firma l’immagine guida del festival Job Film Days 2022, terza edizione del festival torinese di cinema dedicato al mondo del lavoro che si svolgerà a Torino dal 27 settembre al 2 ottobre 2022.
Artwork è un’antologia di illustrazioni, composta da circa 30 opere, che tratta principalmente del tema lavoro e dei diritti dei lavoratori. Dalle copertine realizzate da Antonio Pronostico per la collana working class di Edizioni Alegre, dal 2018, fino alle più recenti pubblicazioni. Il percorso dell’esposizione partirà dalle copertine realizzate dall’artista per la collana “working class” di Edizioni Alegre a partire dal 2018 e proseguirà presentando le più recenti pubblicazioni di Pronostico accanto ad alcune opere inedite incentrate sulla condizione quotidiana del lavoratore. La ricerca dell’illustratore pone particolare attenzione sia al contesto che ai luoghi di lavoro – dalle città, alle fabbriche, fino al tema attuale dello smart working – fino alle condizioni del lavoratore – dai salari, all’importanza del tempo libero, al diritto a un reddito minimo.
Antonio Pronostico accompagna il visitatore in un viaggio che pone importanti interrogativi circa lo stato presente in cui verte il mondo del lavoro, le direzioni in cui esso si sta proiettando e simbolicamente invita a riflettere sul ruolo del lavoratore nella società contemporanea.
Bio Antonio Pronostico:
Antonio Pronostico è nato nel 1987 a Potenza, vive a lavora a Roma, dove collabora con diversi giornali. Ha illustrato le copertine di numerose pubblicazioni e nel 2016, invitato al festival Orvieto Comics, ha esposto nel Palazzo dei Sette. L’anno successivo ha esposto alla Parione9 Gallery per Amore amore un corno, mostra dedicata all’amore e alla musica italiana. Autore di murales nella periferia sud di Roma, di cover di alcuni album, nel 2019 ha pubblicato la sua prima graphic novel, Sniff, seguita da Tango nel 2021 (entrambe per Coconino Press – Fandango).
06.05.2022 - 04.06.2022
opening: 05.05.2022
06.05.2022 - 04.06.2022
L’evento partecipa a TORINO PHOTO DAYS, dal 24 al 29 maggio 2022.
La galleria sarà aperta, oltre che nei consueti orari (dal martedì al sabato, dalle 15 alle 19), eccezionalmente per i due eventi del 24 maggio, dalle ore 18.00 alle 21.00 per le visite guidate con l’artista; e del 27 maggio alle ore 21.00 per un talk sull’uso della fotografia tra arte e reportage. TORINO PHOTO DAYS mette in rete, dal 24 al 29 maggio, tutte le proposte degli enti cittadini che vi aderiscono, sia pubblici che privati, in un’ampia proposta corale dedicata all’universo fotografico.
Dasein è la mostra che, senza specifico intento retrospettivo, si interroga sul percorso di ricerca fotografica di Diego Dominici. L’analisi avviene attraverso la presentazione di una selezione di opere tra le più rappresentative del lavoro svolto dall’artista negli ultimi 18 anni. L’esposizione diviene quindi il percorso nell’estetica dell’autore, cogliendone le profonde narrazioni che si rivelano ad una più attenta osservazione dei suoi scatti. Passando dalla bidimensionalità delle stampe fotografiche, le immagini svelano il groviglio dell’interiorità e della psiche umana.
In galleria Dominici indagherà la sua visione insieme ai visitatori, analizzando le immagini con loro e li aiuterà a penetrare le motivazioni più intime della sua ricerca artistica. Lasciando comunque all’osservatore l’autonomia di percepirne anche solo l’estetica formale, cercherà la possibilità di uno scambio costruttivo.
Diego Dominici è un artista che indaga lo spettro dell’animo umano, sia negli aspetti più comuni e quotidiani che in quelli più intimi e inquieti. La mostra offre uno sguardo profondo ed ermetico dell’interiorità e suggerisce emozioni e sentimenti veicolati da una personale interpretazione artistica.
La mostra includerà le seguenti serie fotografiche:
ATMAN
La serie Atman (essenza) è il risultato di una lunga ricerca estetica, dove l’autore ha utilizzato dei filtri fisici (vetri, pannelli e vari materiali plastici) attraverso cui ha fotografato svariati soggetti.
In questa serie, il tessuto costituisce una nuova frontiera, attraverso cui l’essenza dell’individuo si manifesta, mutando la sua forma, creando nuove superfici che si muovono tra luci ed ombre. Questa nuova pelle, che diventa sia un involucro sia una superficie, si confonde con la volontà del soggetto per creare nuove forme involontarie, facendo divergere il significato dal significante.
Atman è un progetto fotografico che ci parla di problemi di comunicazione e di relazione, della distanza e dell’isolamento, dell’accettazione e della volontà di reagire.
PLASTIC
L’evoluzione/involuzione dell’Umanità ha un nome: Plastica. Il materiale contemporaneo per eccellenza invade la quotidianità, pervade ogni gesto e attimo. I soggetti ritratti condividono lo spazio scenografico con la plastica, ne vengono fagocitati, sommersi o ricoperti, in un crescendo catulliano di “Odi et Amo”. Anche in questo caso, la narrazione sottesa all’estetica del progetto carica di significati intrinsechi la scena rappresentata, denunciando l’eccessiva presenza della plastica nelle nostre vite e l’incapacità di riconoscerne la minaccia ambientale da parte dell’Uomo.
RED CLOUDS
L’aria e il cielo, sono il punto di partenza di questa ricerca, e vengono analizzati come spazio condiviso da tutti, ovunque. Le nuvole, che si disegnano nel cielo della realtà, sono il soggetto a cui la nostra fantasia si rivolge, creando nuovi spazi e limiti. Così le nuvole diventano superfici stilizzate e geometriche, tracciando invisibili confini nel nostro mondo.
ATER – Sail into the black. A journey through color. Black.
Ater è una serie di fotografie che vogliono rappresentare momenti, sentimenti e visioni. Tutte vengono realizzate attraverso l’utilizzo del colore nero e delle sue sfumature, sfruttando il trattamento lucido o quello opaco per creare volumi e profondità. Ater, che letteralmente rappresenta il nero opaco e il nero della sua accezione più negativa, vuole essere una critica al mondo contemporaneo: corrotto, indifferente alla tutela dell’ambiente e privo di valori etici e morali.
PARAFILIA
Parafilia dal greco para=oltre e filia=amore.
Le maschere indicano le esplosioni di interiorità che si vogliono negare, caratterizzate da fantasie o impulsi intensi e ricorrenti.
Rappresentano la mancanza di comunicazione con sé stessi e di conseguenza con gli altri, che crea un forte senso di disagio. Si costituisce una chiara divisione tra ciò che appare e ciò che è realmente, una frammentazione dell’individuo.
Dall’ altra parte si crea un senso di comunità.
Infatti, ogni persona, indipendentemente da ogni aspetto, è rappresentata con la stessa maschera, attraverso la stessa visione. Un progetto che vuole raccontare la libertà attraverso una maschera.
UNBODY PROJECT
Il corpo come fisicità, linea, forma: in questo progetto, Diego Dominici supera il concetto di ritratto, trasformando la corporeità in mero espediente estetico. Luce e forma si rincorrono, la texture epiteliale gioca con le ombre e si erge a materia plastica, rivelando venature, profili e tracce di corpi femminili. La linea di separazione tra la Donna e la sua rappresentazione si fa sempre più sottile, il Simulacro della femminilità diventa puramente estetico, scevro da riferimenti voyeuristici o influenzati dalla cultura dominante maschile. Questa volta, l’occhio dell’artista fotografa la forma, indaga la superficie, senza interrogare l’essenza.
Short Bio Diego Dominici:
Classe 1980. Laureato in Filosofia, Diego Dominici si avvicina alla fotografia spinto da una passione viscerale. Nel 2008 inizia a lavorare nell’ambito della fotografia di eventi e commerciale a livello nazionale e internazionale.
Attualmente, vive e lavora a Torino, affiancando alla propria professione la continua ricerca fotografica in ambito artistico. Sono passati 14 anni dalla sua prima esposizione in una collettiva, negli ultimi mesi vi è una personale presso il Polo del ‘900 a Torino e la pubblicazione sulla rivista d’arte e letteratura “Graphie” nel mese di marzo.
18.03.2022 - 30.04.2022
opening: 17.03.2022
18.03.2022 - 30.04.2022
Korova Milk presenta, per la prima volta a Torino alla galleria Febo e Dafne, l’artista bresciana Elena Monzo (1982, Orzinuovi). La personale raccoglie le opere prodotte durante il periodo del lockdown che restituiscono quelle atmosfere e suggestioni con le quali l’artista si è trovata al cospetto di un evento che l’ha vista, come tutti noi, circoscritta in un ambiente domestico e lavorativo limitato alle quattro mura. La Monzo ha rielaborato le paure e le perplessità che l’hanno attraversata, servendosi della sua cifra stilistica scanzonata e provocatoria, per renderle elemento di creatività, vivacità e sguardo proteso verso il futuro, pur rimanendo fedele al suo linguaggio critico e provocatoriamente riflessivo. Frutto di questo lungo periodo di lavoro è stato anche il suo catalogo in cui sono incluse tutte le serie prodotte a partire dal 2010 fino alle opere presentate in mostra.
“L’artista infrange i tabù esibendo un immaginario che pungola le nostre più intime fantasie esplorando il legame contorto tra l’individuo e una società caotica, isterica, corrosiva, in cui si annidano una moltitudine di contraddizioni e opposizioni che rendono minato un cammino tuttavia necessario perché ci possa essere un’evoluzione verso una terza via, quella inaugurata da una rinnovata comprensione di sé.” Così Rebecca Delmenico presenta nel catalogo l’artista.
In effetti Elena Monzo può essere percepita su vari livelli di lettura. il primo è quello colorato e decorativo, la cui vivacità cozza apertamente con soggetti provocatori e provocanti. Il secondo scende al livello del contenuto e affronta tematiche contemporanee con un’apparente leggerezza che tradisce una riflessività amara, ma sempre ottimista, del mondo contemporaneo. In un mondo in cui sempre di più l’unica certezza che possediamo è l’incertezza, come denuncia Zygmunt Bauman quando parla di “società liquida”, “i nuovi valori per manifestare il proprio essere al mondo sono legati all’apparenza. […] L’erotizzazione visiva è uno strumento nelle mani dell’artista che genera figure adrenaliniche, truccate, vestite in modo sexy e appariscente, che fanno mostra di sé: esse sono metafora della società contemporanea dove l’apparenza cela un vuoto interiore.” Continua la Delmenico nel testo critico del catalogo.
Korova Milk è un richiamo al “latte +” di Arancia Meccanica (servito nei Korova Milk Bar, nella celebre pellicola di Stanley Kubrik del 1971), mentre le opere della serie della Monzo sono tutte quadrate (50x50cm) come citazione al formato dei post di Instagram. Gli ultimi due anni sono trascorsi in una dimensione di realtà e socialità distopica, ma siamo comunque riusciti a trarre da questa esperienza nuove modalità di adattamento e creatività. Un percorso, quello della Monzo, che sembra partire da un substrato culturale post-punk, che prende man mano consapevolezza e che matura, infine, in una forma di accettazione, pur senza tradire mai la propria natura e trovando comunque il modo di rimanere libera, anche all’interno delle mura del proprio studio.
L’allestimento mira a ricreare questo straniamento: una mostra dall’esposizione classica nella prima sala della galleria e, a sorpresa, un’ambiente che ricrea l’atmosfera intima e sconnessa dell’ambiente in cui si è stati rinchiusi, per un periodo mai troppo breve, dove piccoli oggetti, sculture e cuscini – tra i quali i gadgets Moonzoo e i Plushies, anch’essi prodotti tutti durante il lockdown – ci rimandano alle nostre case, ai nostri momenti di intima creatività e resilienza.
Le opere si avvalgono anche della collaborazione di particolari in madreperla e oggetti zoomorfi in pietre dure realizzati dal designer Luiss Perlanera, che è anche il suo compagno. In questi due anni la Monzo ha anche avuto un bimbo, Vincent, a cui ha dedicato il suo catalogo.
Elena Monzo Short Bio: Nata a Orzinuovi (BS) nel 1981, diplomata presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, già nel 2009 con la personale Nidi di Nodi di Bu presso la sede mantovana della Galleria Bonelli Elena Monzo viene consacrata nel panorama dell’arte contemporanea. Da quel momento l’artista non si è più fermata, accrescendo la propria esperienza in prestigiose residenze e collaborazioni con gallerie dalla Germania (TZR Gallery, Dusseldorf, 2010 – Luisa Catucci Gallery, Berlino,2020) agli Stati Uniti (New York, Sara Tecchia Gallery, 2010), dal Giappone (residenza Ichiuroko, Kurashiri, 2013) alla Cina (residenza The Swatch Art Peace Hotel a Shanghaì, 2015), dal Libano (residenza Alia, Fadi Mogabgab Art contemporain Beirut tra il 2013 e il 2018), al Messico (El Gallo Estudio de Arte y ceramica, Cholula, Puebla, 2019), in Slovacchia a Bratislava (mostra Eroina presso CT Gallery, Bratislava 2019). Seguono i progetti Silk, La via della Seta presso Ex Filanda Meroni, Soncino CR, Cucirsi la Vita Addosso, Asilo Macro, Museo Macro di Roma. Nel 2021 è presente a Scope Art fair Miami con The Camp Gallery di Miami con la nuova serie “Korova milk” creata durante lo stop per la pandemia nel 2020. Nel 2022 viene pubblicato il libro d’artista “Elena Monzo” edito da Vanillaedizioni.
Il Catalogo di Elena Monzo è edito da Vanilla edizioni e include il testo critico di Rebecca Delmenico, sarà disponibile alla vendita in galleria al prezzo di €30,00
24.02.2022 - 12.03.2022
opening: 24.02.2022
24.02.2022 - 12.03.2022
Febo e Dafne in collaborazione con Cooperativa Letteraria
presentano una mostra con tavole originali di autori contemporanei per conoscere il linguaggio del fumetto più attuale
Ogni giovedì h 18 una serie di incontri con gli autori:
24 febbraio: Lorena Canottiere – Andrea Serio
3 marzo: Andrea Riccadonna – Adam Tempesta
10 marzo: Andrea Ferraris – Valerio Caglione