Gallery
Fondata a Torino nell’aprile 2015 in forma di associazione culturale, la galleria Febo e Dafne persegue lo sviluppo dei talenti e la promozione di artisti a diversi stadi di carriera, anche raccogliendo l’eredità della galleria Dieffe. Contribuendo a creare un forum d’ampio respiro per le arti visive, favorisce l’incontro degli autori contemporanei con il collezionismo e la critica d’arte. Vetrina di creatività, Febo e Dafne opera nel proprio spazio espositivo a Torino, in Via Vanchiglia, 16 interno cortile – una delle zone emergenti e più amate dall’art system sabaudo. La galleria Febo e Dafne offre diversi servizi per gli artisti. In particolare, fornisce assistenza per la realizzazione di portfolio, presentazioni per concorrere a residenze d’artista, premi, progetti finanziati, borse di studio e acquisizioni istituzionali. Sono gradite, da parte degli artisti, proposte di mostre personali o possibili inserimenti in mostre collettive presso la galleria ma anche in fiere e in spazi espositivi pubblici o istituzionali.
Exhibits
06.05.2022 - 04.06.2022
opening: 05.05.2022
06.05.2022 - 04.06.2022
L’evento partecipa a TORINO PHOTO DAYS, dal 24 al 29 maggio 2022.
La galleria sarà aperta, oltre che nei consueti orari (dal martedì al sabato, dalle 15 alle 19), eccezionalmente per i due eventi del 24 maggio, dalle ore 18.00 alle 21.00 per le visite guidate con l’artista; e del 27 maggio alle ore 21.00 per un talk sull’uso della fotografia tra arte e reportage. TORINO PHOTO DAYS mette in rete, dal 24 al 29 maggio, tutte le proposte degli enti cittadini che vi aderiscono, sia pubblici che privati, in un’ampia proposta corale dedicata all’universo fotografico.
Dasein è la mostra che, senza specifico intento retrospettivo, si interroga sul percorso di ricerca fotografica di Diego Dominici. L’analisi avviene attraverso la presentazione di una selezione di opere tra le più rappresentative del lavoro svolto dall’artista negli ultimi 18 anni. L’esposizione diviene quindi il percorso nell’estetica dell’autore, cogliendone le profonde narrazioni che si rivelano ad una più attenta osservazione dei suoi scatti. Passando dalla bidimensionalità delle stampe fotografiche, le immagini svelano il groviglio dell’interiorità e della psiche umana.
In galleria Dominici indagherà la sua visione insieme ai visitatori, analizzando le immagini con loro e li aiuterà a penetrare le motivazioni più intime della sua ricerca artistica. Lasciando comunque all’osservatore l’autonomia di percepirne anche solo l’estetica formale, cercherà la possibilità di uno scambio costruttivo.
Diego Dominici è un artista che indaga lo spettro dell’animo umano, sia negli aspetti più comuni e quotidiani che in quelli più intimi e inquieti. La mostra offre uno sguardo profondo ed ermetico dell’interiorità e suggerisce emozioni e sentimenti veicolati da una personale interpretazione artistica.
La mostra includerà le seguenti serie fotografiche:
ATMAN
La serie Atman (essenza) è il risultato di una lunga ricerca estetica, dove l’autore ha utilizzato dei filtri fisici (vetri, pannelli e vari materiali plastici) attraverso cui ha fotografato svariati soggetti.
In questa serie, il tessuto costituisce una nuova frontiera, attraverso cui l’essenza dell’individuo si manifesta, mutando la sua forma, creando nuove superfici che si muovono tra luci ed ombre. Questa nuova pelle, che diventa sia un involucro sia una superficie, si confonde con la volontà del soggetto per creare nuove forme involontarie, facendo divergere il significato dal significante.
Atman è un progetto fotografico che ci parla di problemi di comunicazione e di relazione, della distanza e dell’isolamento, dell’accettazione e della volontà di reagire.
PLASTIC
L’evoluzione/involuzione dell’Umanità ha un nome: Plastica. Il materiale contemporaneo per eccellenza invade la quotidianità, pervade ogni gesto e attimo. I soggetti ritratti condividono lo spazio scenografico con la plastica, ne vengono fagocitati, sommersi o ricoperti, in un crescendo catulliano di “Odi et Amo”. Anche in questo caso, la narrazione sottesa all’estetica del progetto carica di significati intrinsechi la scena rappresentata, denunciando l’eccessiva presenza della plastica nelle nostre vite e l’incapacità di riconoscerne la minaccia ambientale da parte dell’Uomo.
RED CLOUDS
L’aria e il cielo, sono il punto di partenza di questa ricerca, e vengono analizzati come spazio condiviso da tutti, ovunque. Le nuvole, che si disegnano nel cielo della realtà, sono il soggetto a cui la nostra fantasia si rivolge, creando nuovi spazi e limiti. Così le nuvole diventano superfici stilizzate e geometriche, tracciando invisibili confini nel nostro mondo.
ATER – Sail into the black. A journey through color. Black.
Ater è una serie di fotografie che vogliono rappresentare momenti, sentimenti e visioni. Tutte vengono realizzate attraverso l’utilizzo del colore nero e delle sue sfumature, sfruttando il trattamento lucido o quello opaco per creare volumi e profondità. Ater, che letteralmente rappresenta il nero opaco e il nero della sua accezione più negativa, vuole essere una critica al mondo contemporaneo: corrotto, indifferente alla tutela dell’ambiente e privo di valori etici e morali.
PARAFILIA
Parafilia dal greco para=oltre e filia=amore.
Le maschere indicano le esplosioni di interiorità che si vogliono negare, caratterizzate da fantasie o impulsi intensi e ricorrenti.
Rappresentano la mancanza di comunicazione con sé stessi e di conseguenza con gli altri, che crea un forte senso di disagio. Si costituisce una chiara divisione tra ciò che appare e ciò che è realmente, una frammentazione dell’individuo.
Dall’ altra parte si crea un senso di comunità.
Infatti, ogni persona, indipendentemente da ogni aspetto, è rappresentata con la stessa maschera, attraverso la stessa visione. Un progetto che vuole raccontare la libertà attraverso una maschera.
UNBODY PROJECT
Il corpo come fisicità, linea, forma: in questo progetto, Diego Dominici supera il concetto di ritratto, trasformando la corporeità in mero espediente estetico. Luce e forma si rincorrono, la texture epiteliale gioca con le ombre e si erge a materia plastica, rivelando venature, profili e tracce di corpi femminili. La linea di separazione tra la Donna e la sua rappresentazione si fa sempre più sottile, il Simulacro della femminilità diventa puramente estetico, scevro da riferimenti voyeuristici o influenzati dalla cultura dominante maschile. Questa volta, l’occhio dell’artista fotografa la forma, indaga la superficie, senza interrogare l’essenza.
Short Bio Diego Dominici:
Classe 1980. Laureato in Filosofia, Diego Dominici si avvicina alla fotografia spinto da una passione viscerale. Nel 2008 inizia a lavorare nell’ambito della fotografia di eventi e commerciale a livello nazionale e internazionale.
Attualmente, vive e lavora a Torino, affiancando alla propria professione la continua ricerca fotografica in ambito artistico. Sono passati 14 anni dalla sua prima esposizione in una collettiva, negli ultimi mesi vi è una personale presso il Polo del ‘900 a Torino e la pubblicazione sulla rivista d’arte e letteratura “Graphie” nel mese di marzo.
18.03.2022 - 30.04.2022
opening: 17.03.2022
18.03.2022 - 30.04.2022
Korova Milk presenta, per la prima volta a Torino alla galleria Febo e Dafne, l’artista bresciana Elena Monzo (1982, Orzinuovi). La personale raccoglie le opere prodotte durante il periodo del lockdown che restituiscono quelle atmosfere e suggestioni con le quali l’artista si è trovata al cospetto di un evento che l’ha vista, come tutti noi, circoscritta in un ambiente domestico e lavorativo limitato alle quattro mura. La Monzo ha rielaborato le paure e le perplessità che l’hanno attraversata, servendosi della sua cifra stilistica scanzonata e provocatoria, per renderle elemento di creatività, vivacità e sguardo proteso verso il futuro, pur rimanendo fedele al suo linguaggio critico e provocatoriamente riflessivo. Frutto di questo lungo periodo di lavoro è stato anche il suo catalogo in cui sono incluse tutte le serie prodotte a partire dal 2010 fino alle opere presentate in mostra.
“L’artista infrange i tabù esibendo un immaginario che pungola le nostre più intime fantasie esplorando il legame contorto tra l’individuo e una società caotica, isterica, corrosiva, in cui si annidano una moltitudine di contraddizioni e opposizioni che rendono minato un cammino tuttavia necessario perché ci possa essere un’evoluzione verso una terza via, quella inaugurata da una rinnovata comprensione di sé.” Così Rebecca Delmenico presenta nel catalogo l’artista.
In effetti Elena Monzo può essere percepita su vari livelli di lettura. il primo è quello colorato e decorativo, la cui vivacità cozza apertamente con soggetti provocatori e provocanti. Il secondo scende al livello del contenuto e affronta tematiche contemporanee con un’apparente leggerezza che tradisce una riflessività amara, ma sempre ottimista, del mondo contemporaneo. In un mondo in cui sempre di più l’unica certezza che possediamo è l’incertezza, come denuncia Zygmunt Bauman quando parla di “società liquida”, “i nuovi valori per manifestare il proprio essere al mondo sono legati all’apparenza. […] L’erotizzazione visiva è uno strumento nelle mani dell’artista che genera figure adrenaliniche, truccate, vestite in modo sexy e appariscente, che fanno mostra di sé: esse sono metafora della società contemporanea dove l’apparenza cela un vuoto interiore.” Continua la Delmenico nel testo critico del catalogo.
Korova Milk è un richiamo al “latte +” di Arancia Meccanica (servito nei Korova Milk Bar, nella celebre pellicola di Stanley Kubrik del 1971), mentre le opere della serie della Monzo sono tutte quadrate (50x50cm) come citazione al formato dei post di Instagram. Gli ultimi due anni sono trascorsi in una dimensione di realtà e socialità distopica, ma siamo comunque riusciti a trarre da questa esperienza nuove modalità di adattamento e creatività. Un percorso, quello della Monzo, che sembra partire da un substrato culturale post-punk, che prende man mano consapevolezza e che matura, infine, in una forma di accettazione, pur senza tradire mai la propria natura e trovando comunque il modo di rimanere libera, anche all’interno delle mura del proprio studio.
L’allestimento mira a ricreare questo straniamento: una mostra dall’esposizione classica nella prima sala della galleria e, a sorpresa, un’ambiente che ricrea l’atmosfera intima e sconnessa dell’ambiente in cui si è stati rinchiusi, per un periodo mai troppo breve, dove piccoli oggetti, sculture e cuscini – tra i quali i gadgets Moonzoo e i Plushies, anch’essi prodotti tutti durante il lockdown – ci rimandano alle nostre case, ai nostri momenti di intima creatività e resilienza.
Le opere si avvalgono anche della collaborazione di particolari in madreperla e oggetti zoomorfi in pietre dure realizzati dal designer Luiss Perlanera, che è anche il suo compagno. In questi due anni la Monzo ha anche avuto un bimbo, Vincent, a cui ha dedicato il suo catalogo.
Elena Monzo Short Bio: Nata a Orzinuovi (BS) nel 1981, diplomata presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, già nel 2009 con la personale Nidi di Nodi di Bu presso la sede mantovana della Galleria Bonelli Elena Monzo viene consacrata nel panorama dell’arte contemporanea. Da quel momento l’artista non si è più fermata, accrescendo la propria esperienza in prestigiose residenze e collaborazioni con gallerie dalla Germania (TZR Gallery, Dusseldorf, 2010 – Luisa Catucci Gallery, Berlino,2020) agli Stati Uniti (New York, Sara Tecchia Gallery, 2010), dal Giappone (residenza Ichiuroko, Kurashiri, 2013) alla Cina (residenza The Swatch Art Peace Hotel a Shanghaì, 2015), dal Libano (residenza Alia, Fadi Mogabgab Art contemporain Beirut tra il 2013 e il 2018), al Messico (El Gallo Estudio de Arte y ceramica, Cholula, Puebla, 2019), in Slovacchia a Bratislava (mostra Eroina presso CT Gallery, Bratislava 2019). Seguono i progetti Silk, La via della Seta presso Ex Filanda Meroni, Soncino CR, Cucirsi la Vita Addosso, Asilo Macro, Museo Macro di Roma. Nel 2021 è presente a Scope Art fair Miami con The Camp Gallery di Miami con la nuova serie “Korova milk” creata durante lo stop per la pandemia nel 2020. Nel 2022 viene pubblicato il libro d’artista “Elena Monzo” edito da Vanillaedizioni.
Il Catalogo di Elena Monzo è edito da Vanilla edizioni e include il testo critico di Rebecca Delmenico, sarà disponibile alla vendita in galleria al prezzo di €30,00
24.02.2022 - 12.03.2022
opening: 24.02.2022
24.02.2022 - 12.03.2022
Febo e Dafne in collaborazione con Cooperativa Letteraria
presentano una mostra con tavole originali di autori contemporanei per conoscere il linguaggio del fumetto più attuale
Ogni giovedì h 18 una serie di incontri con gli autori:
24 febbraio: Lorena Canottiere – Andrea Serio
3 marzo: Andrea Riccadonna – Adam Tempesta
10 marzo: Andrea Ferraris – Valerio Caglione
03.02.2022 - 13.02.2022
opening: 03.02.2022
03.02.2022 - 13.02.2022
orari: dal martedì al sabato – dalle 15 alle 19
La mostra personale di Marco Longo “Orizzonti. Le imperfezioni dell’anima” a cura di Simonetta Pavanello presso l’associazione culturale Febo e Dafne di Torino. La mostra proseguirà fino al 13 febbraio 2022 ed è accompagnata da un catalogo con testo critico della curatrice. L’orario dell’inaugurazione giovedì 3 febbraio è dalle 15 alle 20, mentre, fino al 13 febbraio, dal martedì al sabato l’orario è dalle 15 alle 19.
Marco Longo è un pittore raffinato la cui opera traduce in maniera personale e contemporanea una tradizione che deriva dalla scuola dei suoi maestri dell’Accademia Albertina: Sergio Saroni e Giorgio Avigdor. La mostra “Orizzonti. Le imperfezioni dell’anima” propone una serie di opere che hanno come soggetto paesaggi naturalistici, squarci di periferie velati da una sottile atmosfera uggiosa, quasi malinconica. I suoi quadri coinvolgono attivamente lo spettatore e lo invitano ad un’osservazione attenta. Da lontano, infatti, appaiono come scene indefinite, toni di grigi e chiaroscuri, che vanno a delinearsi a mano a mano che l’osservatore gli si avvicina. Più si rimane a contemplarli più si viene rapiti da quelle atmosfere, come se con l’immaginazione si potesse entrare direttamente all’interno di quei paesaggi onirici.
Pittore per vocazione, l’artista persegue una sua personale cifra stilistica che mescola le tradizionali tecniche di pittura e di disegno ad uno strumentale uso dell’immagine fotografica. Longo dapprima cattura le immagini con l’obiettivo e poi le restituisce sulla tela trasformate in mondi soffusi, tradotte in atmosfere pittoriche. “In un silenzio rarefatto, che accompagna le giornate di pioggia autunnali, l’artista ci immerge nella dimensione ovattata delle periferie urbane, dove la luce riflessa taglia la prospettiva e ci costringe ad affinare lo sguardo” (Simonetta Pavanello).
Ecco che la tecnica accademica trapassa il medium e diventa, nella sua fruizione, uno stato d’animo che pone lo spettatore in contatto con un livello più profondo, di consapevolezza.
“Nelle opere di Marco Longo lo spazio bianco è funzionale alla creazione degli orizzonti a cui volge lo sguardo, frammenti di piani che sbiadiscono nell’assenza di superficie. Una ricerca stilistica che l’artista ha affinato negli anni, lavorando direttamente sulla trama della tela per sovrapposizioni monocromatiche, declinate sull’intensità dei bianchi, dei neri e dei bruni nelle diverse tonalità delle terre d’ombra. […]
Le sue visioni sono paesaggi dell’anima che ogni uomo deve attraversare per ricongiungersi al proprio luogo di appartenenza.” Dal testo della curatrice Simonetta Pavanello.
Short Bio:
Marco Longo è nato a Torino nel 1956, dove vive e lavora. Insegna disegno e pittura presso lo studio ”Ricerche Visive di Torino”.
Dopo il liceo artistico di Torino, ha frequentato l’Accademia Albertina ed ha poi conseguito il diploma della “scuola internazionale di grafica” di Venezia.
Dal 1978 al 1994 è stato membro della cooperativa “arti visive“ di Torino
Tra le principali mostre segnaliamo:
2007 – Mostra alla galleria Davico Torino
2009 – Mostra personale alla galleria”Quadrato” di Chieri Chieri
2009 – partecipa alla collettiva “paesaggi urbani”al centro museo Pecci Prato
2010 – Mostra personale alla galleria “Euroarte” Torino
2011 – Mostra personale ”Enigma Metropolitano” centro arte contemporanea museo Pecci Prato
2011 – Mostra personale alla galleria “la Contemporanea” Torino
2012 – partecipa al 54° esposizione internazionale d’arte della biennale di Venezia al padiglione Italia per il 150° a Torino Torino
2014 – Mostra alla galleria Zaion Biella
Mostra personale alla fondazione Novara Sviluppo palazzo Renzo Piano Novara
2015 – Mostra alla galleria dell’angolo Mendrisio Mendrisio (Svizzera)
2016 – Mostra personale alla galleria Ariele Torino
2017 – Premio segnalazione Exibart
2018 – Mostra alla galleria Artgalery 37 Torino
06.11.2021 - 29.01.2021
opening: 06.11.2021
06.11.2021 - 29.01.2021
Architetture Criminali, la mostra fotografica di Adelaide Di Nunzio che ha inaugurato il 6 novembre 2021 alla galleria Febo & Dafne, è prorogata al 29 gennaio 2022.
Contestualmente è disponibile alla vendita il volume fotografico che raccoglie il progetto dell’artista-fotoreporter durato 10 anni – dal 2010 al 2020 – e che racconta “gli effetti dell’illegalità sul paesaggio e sulle persone” in alcune aree del Sud Italia.
Il 6 novembre 2021 è stato presentato alla galleria Febo e Dafne di Torino il progetto fotografico “Architetture Criminali” di Adelaide Di Nunzio. Una ricerca che spazia tra reportage e fotografia d’arte e che ha richiesto 10 anni di lavoro, dal 2010 al 2020. Una serie di stampe fotografiche ed un libro, raccontano il degrado architettonico di una parte dell’Italia meridionale che non rappresenta semplicemente una bruttura estetica, quanto piuttosto è testimonianza degli effetti dell’illegalità sulla vita delle persone, sul tessuto urbano, sul paesaggio e sulla società. La selezione fotografica che compone la mostra ed il libro, infatti, è accompagnata dai ritratti di persone e personaggi incontrati dalla fotografa durante il lungo periodo di ricerca, a testimonianza del fatto che ciò che resta dell’opera umana non è mai svincolato dal proprio artefice e dal modo di vivere in cui è immerso.
“L’occhio umano si abitua all’orrore del degrado e della fatiscenza. Lo sguardo, al primo impatto, inorridisce alla vista dell’edificio in disuso, del non finito abusivo o abbandonato, ma con il tempo questo diventerà invisibile.
Ho voluto fotografare questi scheletri del degrado urbanistico come se fossero dei monumenti magnifici, al pari di altre attrazioni turistiche per le quali la nostra Italia è così famosa. Rappresentati come reliquie, questi relitti acquistano maggiore visibilità, catturano il nostro sguardo e ci invitano ad una riflessione profonda sulla storia contemporanea della nostra architettura e del nostro territorio.” (A. Di Nunzio)
In un racconto visivo che attraversa Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, Adelaide Di Nunzio ci invita ad osservare la realtà per quella che è: l’occhio può abituarsi agli orrori e non leggerli più come tali e così può fare l’essere umano. Ma l’habitat in cui conduciamo le nostre vite non è solo involucro, ma anche specchio del tipo di relazioni sociali in cui siamo coinvolti. Con lo stratagemma estetico di rappresentare con autorevolezza e magnificenza tali orrori architettonici, la fotografa ci invita ad una riflessione profonda su tematiche etiche e morali, sociali ed antropologiche.Abituarsi alla bruttezza può essere sinonimo di abitudine all’illegalità?
Ovviamente il libro e la mostra non offrono risposte univoche, ma lo spunto ad una riflessione personale e profonda che ci chiama a rispondere come individui alla costituzione del tessuto sociale di cui siamo parte. La raccolta di foto è accompagnata nel libro da quattro paragrafi dedicati ognuno ad una delle regioni interessate, la narrazione e le riflessioni personali di Adelaide Di Nunzio offrono il primo spunto per un ideale dibattito collettivo
Short Bio:
Adelaide Di Nunzio nasce a Napoli nel 1978. Vive e lavora tra Colonia (Germania) e Napoli.
Realizza progetti sia nel campo della fotografia artistica sia in quello del fotoreportage.
Il suo approccio all’immagine è di tipo antropologico e sociale, alla ricerca di simboli ed evocazioni, con l’obiettivo di creare una rappresentazione visiva che offra una riflessione emotiva ed intellettiva su temi di attualità, ma al contempo universali.
Ha esposto le sue opere in mostre collettive e personali presso fondazioni, musei e gallerie private nazionali ed internazionali.
Ha collaborato con agenzie e riviste internazionali tra le quali: Vanity Fair, The Guardian, Bild, Corriere della Sera, Oggi, e agenzie come Grazia neri e Parallelozero di Milano. Attualmente collabora con Kna Agentur di Bonn.
Ha Pubblicato nel 2020 il libro fotografico “Architetture Criminali” con la Crowdbooks.
www.adelaidedinunzio.it
Adelaide Di Nunzio ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Napoli, laureandosi con una tesi sul tema “Sacro e Profano” con il prof. Fabio Donato. Successivamente si trasferisce a Milano e frequenta la scuola di fotografia Riccardo Bauer.
Ultime Mostre personali:
2021 Offene ateliers: Freie Frauen project, Colonia
2019 La Pelle, Fondazione Morra, Napoli / La città nascosta, galleria Febo & Dafne, Torino / 2018 La Pelle, Galerie 21, Cologne
2016 Unfinished, Architetture Criminali, galleria “La Mediterranea, Napoli / “Dee e Dei part two”, galleria Arké, Locri (Reggio Calabria)
2014 Dee e Dei, Museo Archeologico di Locri (Reggio Calabria)
2013 Dee e Dei, Art Gallery Çukurcuma, Istanbul e Galleria Primopiano, Napoli
2012 Amazzoni di Africa, Benin delle donne, PAN, Palazzo delle Arti, Napoli
Pubblicazioni:
2020 Libro fotografico e testi “Architetture Criminali”, crowdbooks, Italia
2018 Theatre of Real life Vol. 12, Lichtblick School Colonia, Germania
2016 Catalogo “Unfinished, Architetture Criminali”, galleria d’arte “La Mediterranea”
2015 Mythos & Arte & Photo, edizione Iemme, Italia
Il volume “Architetture Criminali” di Adelaide Di Nunzio include:
Fotografie e racconti di Adelaide di Nunzio
Introduzione di Petra Reski
Foto editing di Marialuisa Plassmann
Revisione testi di Diego Nuzzo e Fatima Raja
Post Scriptum di Antonio Vesco
Editore: Crowdbooks
Prezzo: 35€
15.09.2021 - 30.10.2021
opening: 14.09.2021
15.09.2021 - 30.10.2021
Inaugurazione con Ouverture TAG il 14 settembre 2021 dalle 18.00 alle 22.00 e per Exhibi.To dal 15 al 18 settembre 2021 dalle 15.00 alle 20.00.
Naturalismi è un progetto espositivo nato nel 2018 da un’idea dell’artista Alberto de Braud con lo scopo di creare un dialogo su di un tema tanto universale quanto imprescindibile, quello con la natura. Febo e Dafne presenta il secondo capitolo della mostra Naturalismi in occasione della riapertura della stagione espositiva torinese, partecipando all’inaugurazione Ouverture TAG il 14 settembre 2021 e alle aperture congiunte di Exhibi.To dal 15 al 18 settembre. Ogni capitolo del progetto Naturalismi propone artisti ed opere differenti e sviluppa il confronto di idee e sensibilità su di un tema universale e molto attuale, viste le urgenze dei tempi che l’umanità sta vivendo.
Il rapporto con la natura da parte dell’artista non è vincolato a nessun preconcetto formale o interpretativo, a ribadire quel legame imprescindibile che l’uomo ha con essa. Legame, seppur spesso negato, che rimane fondamentale anche per la società post-moderna e digitalizzata.
Ne emerge una tecnica di lettura personale che spazia dal politico al sociale, passando talvolta al concettuale. “Naturalismi” rappresenta un sottile filo conduttore che indirizza lo sguardo curioso dell’artista verso il mondo al di fuori di sé e lo usa come pretesto per offrire al fruitore uno spunto di riflessione.
Si legge nel testo di Horatio Goni Rinaldini, che introduceva il primo capitolo di Naturalismi: “Cosi, penso, sia naturale far scorrere e dirigere il proprio sguardo in movimento, orientandolo
a partire da un’opera vicina, e spostarlo verso altre più lontane, trovando nuovi significati e dinamiche tra loro”. Con questo breve statement possiamo comprendere la finalità ultima di “Naturalismi”: offrire al visitatore, attraverso la selezione delle opere esposte, un compendio, un excursus eterogeneo, di letture e sensibilità nei confronti di un argomento imponderabile, per quanto vasto, ma che appartiene ad ogni individuo. Lo sguardo dell’osservatore si sofferma sul particolare che ogni opera inquadra, egli autonomamente potrà fare un lavoro di sintesi, sommando e confrontando i vari input che ogni artista offre come contributo al dialogo.
“Naturalismi” non si propone di offrire una tesi, ma piuttosto di rendere evidente la molteplicità del reale e le differenti sensibilità individuali, restituendo all’osservatore l’autonomia della lettura.
Orari
Dal 21 settembre al 30 ottobre 2021 / dal martedì al sabato dalle 15.00 alle 19.00
03.06.2021 - 26.06.2021
opening: 03.06.2021
03.06.2021 - 26.06.2021
Il Senso della (R)Esistenza è una mostra fotografica che vede in dialogo il lavoro di Stefano Stranges con quello di Diego Dominici. Il primo è conosciuto soprattutto per i suoi reportage a sfondo sociale (ha presentato per la galleria la scorsa primavera “Quell’anno in cui” raccolta fotografica sulla pandemia di Coronavirus), il secondo è un artista che indaga lo spettro dell’animo umano sia negli aspetti più comuni e quotidiani che in quelli più intimi e inquieti. La mostra confronta i due aspetti del reale: quello accessibile ad un primo livello, come si fa con uno sguardo documentaristico e narrativo e quello più profondo ed ermetico, che suggerisce emozioni e sentimenti, sempre soggetti, comunque, ad una personale interpretazione.
In mostra ogni foto di un artista è affiancata a quella dell’altro. Ogni scatto documentaristico di Stranges dialoga con le immagini surreali e quasi oniriche di Dominici. Figure umane, quelle di Stranges, raccontano la realtà colte nella crudezza della loro condizione sociale. Immagini, quelle realizzate invece in studio da Dominici, che celano sagome dietro un velo o le “mascherano”, per mezzo di un lavoro di post produzione, in monocromatiche immagini che virano al nero.
Date: Dal 3 al 26 giugno 2021 / In occasione di The Phair: Dal 17 al 20 giugno 2021
Orari: dal martedì al sabato dalle 15 alle 19
Cell.: 331 3962965
gradita la prenotazione
Short Bio Stefano Stranges:
Fotografo e fotoreporter indipendente torinese.
Inizia la sua carriera professionale nel 2006, dopo una laurea in comunicazione interculturale.
I suoi scatti catturano le dure realtà che attanagliano la società contemporanea, dallo sfruttamento alle guerre civili, dai disastri causati dalle catastrofi naturali alle problematiche dovute ai cambiamenti climatici.
Ha pubblicato su numerose riviste, tra le quali Rolling Stone, Il Reportage, Millennium del Fatto Quotidiano, Jesus Magazine, Il Manifesto, La Stampa, La Repubblica, Left Magazine, Famiglia Cristiana. Con i suoi reportage e progetti a lungo termine, ha ottenuto diversi riconoscimenti internazionali e i suoi lavori sono stati esposti in varie mostre, sia personali che collettive, in Italia ed Europa.
Short Bio Diego Dominici:
Classe 1980. Laureato in Filosofia, Diego Dominici si avvicina alla fotografia spinto da una passione viscerale. Nel 2008 inizia a lavorare nell’ambito della fotografia di eventi e commerciale a livello nazionale e internazionale.
Attualmente, vive e lavora a Torino, affiancando alla propria professione la continua ricerca fotografica in ambito artistico. Sono passati 14 anni dalla sua prima esposizione in una collettiva, negli ultimi mesi vi è una personale presso il Polo del ‘900 a Torino e la pubblicazione sulla rivista d’arte e letteratura “Graphie” nel mese di marzo.
24.04.2021 - 22.05.2021
opening: 24.04.2021
24.04.2021 - 22.05.2021
La mostra collettiva presenta una selezione di artisti contemporanei che collaborano o hanno collaborato con la galleria, messi in dialogo con nomi noti del contemporaneo e del moderno. Pier De Felice, Zamfira Facas, Silvia Leveroni Calvi, Luisa Raffaelli, Martina Di Trapani, Gosia Turzeniecka, sono artisti che circuitano nell’ambiente torinese per nascita o per scelta e collaborano o hanno collaborato con la galleria; Tano Festa, Mark Kostabi, Ugo Nespolo e Giorgio Ramella sono i nomi noti scelti per imbastire con loro un dialogo ideale.
Seasons racconta le stagioni della galleria attraverso le sue collaborazioni passate e recenti e instaura un dialogo ideale con una serie di artisti che in qualche maniera affascinano le linee guida ed il gusto della galleria. Alcuni artisti sono torinesi, come Luisa Raffaelli, Pier De Felice e Silvia Leveroni Calvi che da oltre dieci anni risiede in Bretagna, ma che non ha mai interrotto i suoi legami con la città. Altri hanno fatto di Torino la loro città d’adozione, come Martina Di Trapani di origini palermitane o la polacca Gosia Turzeniecka e la rumena Zamfira Facas. Stagioni della galleria Febo e Dafne che, attraverso le narrazioni degli artisti che ne hanno allestito le mostre degli ultimi anni, offre la propria visione su quanto succede in questa città, non troppo grande né troppo piccola, non completamente al centro del mondo, ma che trova sempre il modo di farsi notare, una città a misura d’uomo con le sue contraddizioni e le sue peculiarità.
Così dopo i mesi difficili che abbiamo trascorso, la galleria fa un po’ i conti con la sua breve storia, che vanta comunque ormai 6 anni dalla sua fondazione nel 2015. E per rendere il dialogo più stimolante ha scelto una serie di opere, provenienti da collezioni private, di artisti che possono, in maniera anche eterogenea, indicare i profili estetici e di ricerca, dai quali la direzione artistica di Febo e Dafne ha tratto ispirazione. Abbiamo così l’americano Mark Kostabi, il romano Tano Festa e di nuovo due torinesi Ugo Nespolo e Giorgio Ramella.
Quale migliore occasione di una riflessione per guardare al futuro, prendendo quanto di buono portare con noi, ma anche delineare nuovi obiettivi e nuovi tragitti.
fino al 22 maggio 2021
dal martedì al sabato / ore 15.00–19.00
01.12.2020 - 09.01.2021
opening: 10.12.2020
01.12.2020 - 09.01.2021
La galleria Febo e Dafne presenta la nuova personale di Pier De Felice il
3-4 novembre 2020 / ore 15.00 – 19.00
e partecipa alle Ouverture TAG il
5 e 6 novembre 2020 / ore 16.00 – 21.00
sabato 7 novembre / ore 11.00 – 24.00
domenica 8 novembre /0re 11.00 – 19.00
A seguire e fino al 26 novembre 2020
dal martedì al sabato / ore 15.00–19.00
Via Vanchiglia 16 (interno cortile) – 10124 Torino
La galleria Febo e Dafne partecipa alla settimana dell’arte torinese con la personale “Assemblages” di Pier De Felice. La mostra apre al pubblico il 3 e 4 novembre (dalle 15.00 alle 19.00) e aderisce all’iniziativa Ouverture TAG (il 5 e 6 novembre dalle 16.00 alle 21.00) e alla notte delle arti contemporanee prevista per sabato 7 novembre (dalle 18 alle 24).
Una selezione di opere sarà anche esposta a The Others Art Fair, dal 4 all’8 novembre – per info orari e contatti della fiera https://www.theothersartfair.com)
Torino, 16 ottobre 2020 – “Assemblages” è la personale di Pier De Felice in mostra da Febo e Dafne dal 3 al 26 novembre 2020. In esposizione la più recente produzione dell’artista, che è approdato alle serie “Assemblages” proprio in occasione della precedente personale presentata dalla galleria Febo e Dafne nel 2018. Gli assemblaggi di Pier De Felice sono opere di pittura tridimensionale in cui l’artista raccoglie e rielabora materiali ed oggetti di memoria dai quali non può staccarsi se non attribuendogli una rinnovata identità. Sono composizioni di legno, cartone, metalli, vinili, gesso e qualsivoglia materiale che, rielaborato, assume nuova vita. Tavole di legno in cui, attraverso un esperto lavoro di mixaggio, si sovrappongono forme, volumi, colori, e che accolgono gradazioni e contrasti cromatici di olio, tempere, colori vinilici e vernici.
Il processo creativo di De Felice è riferito al tempo. I materiali che compongono i suoi assemblaggi sono oggetti di recupero, cose dalle quali l’artista non riesce a separarsi o che semplicemente hanno attirato la sua attenzione. A questi De Felice ritiene necessario dare una nuova occasione, li recupera da un tempo passato e, attraverso il lavoro che svolge nel presente, li consegna al futuro. Ma il tempo è anche una componente operativa del suo lavoro. L’artista accumula compulsivamente nel suo studio oggetti e materiali, entra in dialogo con essi come conversando con i propri pensieri. Li accosta sul tavolo e periodicamente interviene spostando, stratificando, incollando, colorando: ogni qual volta la composizione lo richieda l’artista esegue. Solo dopo lunghi periodi di gestazione è l’opera stessa che, completamente trasfigurata dalla composizione iniziale, comunica all’artista di essere compiuta. L’opera finale è la sintesi di quel percorso introspettivo partito dalla scelta di ogni singolo materiale e giunto ad un risultato estetico unitario.
Combinazioni cromatiche e materiche che rimandano al “quadro” ma che sembrano scomporlo, a volte mettendone in evidenza gli equilibri altre i contrasti. Una sorta di lavoro analitico che esteticamente restituisce però solo la piacevolezza della composizione.
Short Bio:
Pier de Felice (Torino, 1969) Vive e lavora a Pianezza (TO).
Di formazione non accademica, De Felice giunge alla pittura dalla metà degli anni Ottanta. Nel 1989 intraprende un viaggio in giro per l’Europa che lo porterà per circa un anno e mezzo a contatto con gallerie e musei, rientrato comincia a frequentare lo studio di Enrico Colombotto Rosso. Da questa frequentazione, che dura oltre quindici anni, De Felice approfondisce le sue conoscenze tecniche in ambito artistico.
Le prime mostre arrivano nel 2002 e tra personali e collettive, in Italia e all’estero, ha continuato ad evolvere il suo linguaggio pittorico contaminandolo di materiali e tecniche tra le più disparate, mantenendo sempre costante quella curiosità e quella passione per il viaggio e la scoperta che aveva caratterizzato il suo approccio iniziale all’arte.
Tra le mostre più rilevanti si segnalano: La 54° Biennale Venezia Padiglione Italia Torino Esposizioni, nel 2011; Pier De Felice & Francesco Di Lernia, alla Galerija Dimenzija Napredka – Solkan (Slovenija) a cura di Willy Darko nel 2010; XX x XX Studio D’Ars – Milano, collettiva del 2013 a cura di Daniele Decia; la collettiva Sun Soul Various Spazio Novaventinove – Torino a cura di Francesca Canfora e Daniele Ratti nel 2011. Del 2018 è Short Stories alla galleria Febo e Dafne di Torino.
Artista: Pier De Felice
Titolo mostra personale: Assemblages
Apertura: 3 e 4 novembre 2020 / ore 15.00 – 19.00
Ouverture Tag: 5 e 6 novembre / ore 16.00 – 21.00
Notte delle arti contemporanee: Sabato 7 novembre / ore 18.00 – 24.00
Chiusura: 26 novembre 2020
Orari galleria: dal martedì al sabato / ore 15.00–19.00
Indirizzo: via Vanchiglia 16 (interno cortile) – 10124 Torino
Email: feboedafne@gmail.com
Sito web: www.feboedafne.org
Telefono: +39 331 396296
Febo e Dafne
Studio d’Arte
Via Vanchiglia 16 interno cortile – 10124 Torino
Cell. +39 331 396296
Mail: feboedafne@gmail.com
Sito: www.feboedafne.org
Info per la stampa: press@schianolomoriello.it
22.09.2020 - 30.10.2020
opening: 22.09.2020
22.09.2020 - 30.10.2020
OUVERTURE TAG 2020: 3 GIORNI DI INAUGURAZIONE COORDINATA 22 – 23 – 24 SETTEMBRE ORE 14 – 21
Prima mostra nel nuovo spazio espositivo nell’interno cortile di via Vanchiglia 16 – Torino
Luisa Raffaelli
Bag in Box
Vi è una continuità narrativa nei lavori di Luisa Raffaelli che si snoda nel tempo attraverso un
cambiamento ed un incrocio dei medium. Il tema paradigmatico è sempre una sorta di
claustrofilia e di attrazione solipsistica, vissuti più come un rifugio “geografico’’ e concettuale
che come dimensione narcisistica o autoreferenziale.
Il soggetto narrante è una donna con i capelli rossi, di cui non si vede il volto. Spesso è
raffigurata con la sua borsa, dalla quale non si distacca o che, in alcuni casi, le si strappa via di
dosso in una corsa forsennata, mentre fugge da un territorio urbano ostile e freddo.
Per la donna rossa la borsa è il mezzo di trasporto e di custodia metaforica della sua identità,
ma è anche il simbolo generativo del femminile, una sorta di luogo genitale in cui nascere e
rinascere, un posto che custodisce un perenne loop esistenziale.
Bag in Box è un’istallazione multimediale nella quale il momento centrale è un video
minimalista e spurio che rappresenta il rapporto fra il soggetto femminile e la sua borsa.
Il video è costruito partendo da un’unica immagine fotografica, quella lontana e originaria
attraverso la quale era “nata” la donna rossa.
L’immagine viene poi rielaborata dall’artista come una sequenza di frames per mettere in
scena un’azione ossessivamente circolare.
Con il video si intrecciano poi dei disegni, eseguiti su supporti diversi, tutti molto leggeri o
trasparenti; delle fotografie dipinte nelle quali appaiono alcuni altri elementi simbolici; delle
forme scultoree primarie, una sorta di luoghi generatori, che racchiudono l’immagine dell’acqua
e di frammenti di volti.