Gallery
Via Bernardino Galliari, 15/C
10125 Torino
Opening time from Tuesday to Saturday, 3.30 – 8 pm only by appointment
Directors
Emanuela Romano +39 349 3509087
Valentina Bonomonte +39 393 4317956
Fondata nel giugno 2019, A PICK GALLERY è una galleria d’arte contemporanea che, come suggerisce il nome, si focalizza sulla ricerca e selezione di artisti, emergenti e affermati, nel panorama internazionale.
La galleria si dedica alla ricerca di nuovi linguaggi artistici, curando regolarmente mostre personali e collettive, cataloghi e producendo eventi in collaborazione con altre gallerie e organizzazioni. La selezione degli artisti mira a creare una forte identità, con un’attenzione alle pratiche artistiche contemporanee che colleghino diverse aree geografiche e culturali, sviluppando anche approfondimenti su temi determinanti della nostra società.
Lo spazio di circa 300 metri quadrati, situato nel centro di Torino, permette di lavorare anche all’allestimento di mostre site specific.
Exhibits
01.05.2024 - 01.06.2024
opening: 30.04.2024
01.05.2024 - 01.06.2024
La mostra Portraits offre uno sguardo affascinante e complesso sul concetto di ritratto fotografico nell’arte contemporanea. Attraverso un’ampia varietà di opere, gli artisti presentano interpretazioni uniche e diversificate della forma classica del ritratto, inserendosi nei confini della fotografia e della rappresentazione dell’identità umana.
Nell’ambito storico, il ritratto ha sempre rivestito un ruolo fondamentale nell’arte, sia come espressione dell’individuo sia come strumento di potere e autorità. Dalle opere classiche dei maestri rinascimentali alla rivoluzione dell’arte moderna, il ritratto ha subito molteplici trasformazioni, riflettendo i cambiamenti sociali, culturali e tecnologici delle epoche.
In Portraits, gli artisti reinterpretano questo genere con un’ampia varietà di approcci. Alcuni si attengono ai canoni tradizionali, catturando l’essenza di un volto attraverso tecniche classiche di composizione e illuminazione. Altri, invece, sfidano le convenzioni, utilizzando la fotografia per esplorare concetti di identità, memoria e percezione.
Attraverso la manipolazione digitale, l’uso di oggetti simbolici o l’assenza fisica del soggetto, le opere in mostra offrono una riflessione profonda sulla natura stessa del ritratto e sulla complessità dell’essere umano. Le immagini possono essere suggestive, enigmatiche o provocatorie, invitando lo spettatore a interrogarsi sulla propria percezione dell’identità e della rappresentazione visiva.
Portraits rappresenta dunque un’opportunità per esplorare la ricchezza e la diversità del ritratto fotografico contemporaneo, offrendo uno spaccato affascinante della creatività umana e delle molteplici possibilità offerte dalla fotografia come mezzo espressivo.
Il lavoro di James Scott Brooks (Exeter, UK, 1974) parte dalla ricerca di ritratti di omonimi dell’artista. La serie, Eleven time James Brooks, nasce dalle fotografie delle undici persone e prende forma riportando lo scatto fotografico su carta millimetrata asportandone una parte. Dai fori, appaiono i ritratti di ‘altri James Brooks’ che rivelano quanto l’uso di internet abbia modificato la nostra percezione dell’identità e dell’individualità.
Marco De Rosa (Roma, 1991) propone la videoinstallazione Capocantiere dove delinea il ritratto attraverso elementi e situazioni della quotidianità. L’artista mostra le figure che lo affascinano, che diventano presenza immaginaria di un elemento comune e quotidiano, rappresentando frammenti di mondi diversi che riportano alla mente ricordi di vita comuni ad ognuno di noi.
Con i lavori di Leila Erdman-Tabukashvili (Siberia, 1995) emerge il clima politico degli ultimi anni, con un punto di vista inedito sulla guerra russo-ucraina che evidenzia le drammatiche sofferenze subite da chi vive in prima persona il conflitto. La sua ricerca si snoda tra foto e video. L’artista visita e fotografa accademie militari e di polizia, scuole per internati in Siberia e scatta una serie di ritratti a personaggi capaci di farci sentire le difficoltà legate alla quotidianità e di esplorare le trasformazioni dell’anima umana.
Maria Elisa Ferraris (Torino, 1995) con la serie Make it home presenta la narrazione di un viaggio a Cipro – ad oggi il Paese europeo con la più alta percentuale di richiedenti asilo rispetto alla popolazione locale, dove storia recente e passata si mescolano indistintamente – dove l’artista ha indagato, attraverso un ritorno all’individuo, ai piccoli racconti, agli spazi silenziosi, le contraddizioni di un territorio sognato: l’Europa.
Silvia Margaria (Savigliano, CN, 1985) attraverso la fotografia, la parola e il gesto, valorizza le storie e traccia i profili di alcune donne liguri della Resistenza: Clelia Corradini, Ines Negri, Franca Lanzone, Paola Garelli, Luigia Comotto e la congregazione delle suore “Maria bambina” di Pietra Ligure. Donne coraggiose che diventano con questo lavoro bandiere di umanità.
Paola Mongelli (Torino, 1972) parte da una ricerca sul vuoto e sull’assenza. Le opere in mostra raccontano la dialettica tra luce e buio, chiamata a restituire con le immagini l’intensità dell’esperienza visiva ed emotiva. Un racconto per immagini che vede la relazione tra uomo e natura in una dimensione in cui l’esplorazione del sé e l’osservazione del mondo finiscono per sovrapporsi.
Manfred Peckl (Wels – Austria, 1968) nelle sue opere sono costituite prevalentemente da manifesti pubblicitari, quali scarti visivi della società dei consumi. Separa colori, lettere e figure, taglia e sminuzza tutto in strisce sottilissime che vengono pazientemente accostate per dar vita a nuovi mondi. In questi scenari poetici di urgenza, emergono volti e figure che aggrediscono lo sguardo e lanciano messaggi di attualità.
Marco Tagliafico (Alessandria, 1985) elabora per la mostra una nuova serie di opere – a partire da un lavoro del 2019 – sul tema del ritratto. Pone la figura umana al centro dei suoi paesaggi in un continuo oscillare tra percezione visiva e realtà, con un oscuramento pittorico tipico della sua cifra stilistica.
(ph. Paola Mongelli, In between, cm 42×30, Courtesy A PICK GALLERY)
08.02.2024 - 23.03.2024
opening: 07.02.2024
08.02.2024 - 23.03.2024
A PICK GALLERY inaugura due mostre: la personale di Letizia Scarpello “Nell’occhio di vetro, nell’odio di seppia, il sole d’inverno”, a cura di Osservatorio Futura (Francesca Disconzi e Federico Palumbo) e la collettiva Paperland con opere di James Scott Brooks, Riccardo Dapino, Andrea Fiorino, Andrea Guerzoni e Karla Nixon.
La mostra di Letizia Scarpello (Pescara, 1989) “Nell’occhio di vetro, nell’odio di seppia, il sole d’inverno” svela subito il suo interesse per la scrittura oltre che per l’arte figurativa che accompagna la sua ricerca artistica e che ne esalta la forza evocativa. Ogni singolo elemento, che sia parola o immagine, è studiato e ricercato puntando all’essenziale. I suoi lavori sono tanto potenti quanto privi di orpelli, innescano molteplici dialoghi sensoriali e concettuali tra lo spazio e il visitatore anche grazie ad interventi site-specific.
Le discipline teatrali e performative, care all’artista, ampliano il rapporto tra finzione e realtà su cui lavora e ciò porta Scarpello a utilizzare spesso materiali deperibili e di scarto, realizzando opere appositamente per il luogo deputato. In questa mostra personale dà vita ad una sorta di annebbiamento che ingloba le opere d’arte e che porta lo spettatore a rivivere, ripensare e rivalutare lo stato di crisi. Installazioni leggere e morbide, materiali come la gommapiuma e sottili pellicole si alternano a elementi opposti, come vetro e metallo. Al centro della mostra c’è il processo di scambio con le opere, che possono essere viste come un ostacolo da superare o come elementi di passaggio, che inducono ad attraversare una soglia andando oltre. La perturbazione nella vita di un individuo o di una collettività è un momento fondamentale, da esplorare pienamente e che può portare ad un arricchimento. L’artista dopo aver meditato a lungo sull’argomento, da sola e con Francesca e Federico di Osservatorio Futura, propone spunti di riflessione aperti, sensibili e non scontati.
Nella concezione galileiana esistevano due visioni del mondo: il “mondo di carta”, cioè la conoscenza basata esclusivamente sulla lettura dei libri, e il “mondo sensibile”, dato dalla conoscenza fondata sull’osservazione e sugli esperimenti.
Nella collettiva Paperland la carta modifica questo concetto, creando un mix tra cultura e realtà, tra percezione ed esperienza concreta. Gli artisti in mostra seguono le orme di grandi artisti del passato e mantengono un atteggiamento reverenziale verso la carta e allo stesso tempo sperimentano nuove soluzioni che hanno come protagonista questo materiale; la carta da un lato è il supporto, dall’altro entra a far parte del lavoro, come elemento necessario all’esistenza dell’opera stessa.
In Paperland è tutto di carta e su carta e i cinque artisti mostrano le loro ricerche che diventano un tutt’uno con il supporto, in un dialogo strettissimo fra contenuto e contenitore, fra significante e significato.
Il lavoro di James Scott Brooks (Exeter, UK, 1974) prende forma attraverso la carta, materiale ottimale ad accogliere con precisione la complessità del suo linguaggio che unisce forma, colore e rapporti matematici. Con la serie Japanese Castle Town, attraverso l’utilizzo di un codice da lui inventato, le forme geometriche rappresentano parole e luoghi, in questo caso castelli giapponesi. Sempre a tema viaggio e città, con la serie Geometry of travel, le forme geometriche rappresentano la trasposizione in forme di cartoline, ognuna delle quali ingloba storie di città.
Nella ricerca di Riccardo Dapino (Torino, 1982) la carta è un supporto che si fonde con il segno creato dalla grafite. In un perfetto bilanciamento tra chiaro e scuro, bianco e nero, sulla carta si svelano forme di elementi naturali che, sepolti per lungo tempo, tornano alla luce per rivelarsi e raccontarsi. I dettagli della natura, ingranditi e ascoltati, si aprono a nuovi mondi grazie ai disegni di Dapino che più si avvicinano alla realtà e più la trasformano.
E ancora di elementi naturali è costellato il lavoro di Andrea Guerzoni (Torino, 1969). Dal bianco della carta emergono forme che evocano licheni, minerali, muschi o cortecce di alberi, che descrivono nella loro conformazione l’esatto perimetro di alcune isole. Viste dall’alto le terre emerse non sono altro che forme che si stagliano su un medesimo sfondo compatto. Forme e colori ricordano gli elementi naturali, diversi ma simili. Il metodo di lavoro di Guerzoni si avvicina a quello comparativo del botanico, che esamina e classifica ritrovamenti, analizzando il dettaglio per poi reinventarne forma e senso nella realtà.
Le opere di Andrea Fiorino (Augusta, 1990) fanno parte della recente serie ECO che nasce da una idea di ripetizione, come accade nell’effetto sonoro, ma che qui viene traslato sui fogli, che si ripetono, pagina dopo pagina, come se stessimo leggendo un racconto. Una reiterazione di immagini, di presenze umane che spesso identificano l’artista stesso, un riverbero di sensazioni. Il lavoro di Fiorino è una molteplicità di narrazioni per immagini, attraverso le quali egli condivide le proprie esperienze con l’osservatore. La carta diventa il supporto ideale per accogliere la rapidità con cui scorrono eventi e sensazioni vissute. Anche Karla Nixon (Durban, Sud Africa, 1991) racconta il mondo che la circonda e attraverso l’utilizzo della carta – tagliata a mano, dipinta e incollata – evoca paesaggi naturali. Nella sua ricerca la carta non è meramente un supporto, ma entra a far parte dell’opera stessa, creando trame e intrecci, permettendole di uscire dalla bidimensionalità e realizzare spazi in cui potersi addentrare. La carta è al centro della sua pratica per la sua fragilità, il suo uso quotidiano, la sua riciclabilità e per il suo essere uno dei beni più deperibili del nostro tempo.
Short Bio
James Brooks (Exeter – UK, 1974) ha completato il Master in Fine Art al Chelsea College of Art nel 2004; vive e lavora a Londra.
Brooks ha esposto sia nel Regno Unito che a livello internazionale, in gallerie come Tate Britain, Seventeen, Arcade e Riflemaker a Londra, Galerie Thaddaeus Ropac a Parigi, Trinity Contemporary a New York, Bomuldsfabriken Kunsthall in Norvegia, Galerie Laurent Mueller a Parigi e presso la Galleria Opere Scelte a Torino. Tra le principali mostre: Measurements Port 25 – Raum für Gegenwartskunst, Mannheim, Germany (2023); Dialogues 2. Beyond Abstraction, Paolo Maria Deanesi, Trento (2023); Painters + Collection, Nakata Museum, Japan (2021); Senza titolo 2 – Monocromi, Opere Scelte, Torino (2017); Floating Urban Slime/ Sublime, Miyauchi Gallery, Hiroshima (2017); DR/OP: Beyond Boundaries, Goodman Arts Centre, Singapore (2017); Drawing Biennial 2017, The Drawing Room, London (2017); The Archivist, Galerie Laurent Mueller, Parigi (2016); Vielen Dank, auf Wiedersehen, Galerie M Detterer, Frankfurt (2016); British Drawing, Xi’an Academy of Fine Arts, China (2015); Crosswords II, Galerie Jordan Seydoux, Berlin (2014); Give me Five, Staedel Museum, Frankfurt (2013); State of Flux, Trinity Contemporary, New York (2011).
Riccardo Dapino (Torino, 1982) vive e lavora a Venaria Reale (To). Dopo aver conseguito il diploma al Liceo Artistico, frequenta l’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino dove si diploma in Pittura. Nella stessa istituzione si abilita all’insegnamento del Disegno e Storia dell’Arte. Nei suoi lavori, in un processo di disvelamento, le forme riemergono dalle profondità e si depositano per mezzo della grafite, sulla superficie di fogli di carta o pietre. Sono frammenti di elementi naturali per lo più marini come conchiglie e coralli di cui la grafite ripercorre i confini, si sofferma sui dettagli per trasfigurarli in forme organiche nuove risvegliando la nostra capacità di immaginare e di ricordare. Fra le principali mostre: D’inesuribile segreto, a cura di A PICK GALLERY, Leading Law Notai e Avvocati, Milano, 2023; Megamix curata da Massimiliano Petrone, A PICK GALLERY, Torino, 2023; Diciassette Passi curata da Renato Galbusera, Passante ferroviario di Milano, 2021. Nel 2023 viene selezionato per partecipare alla Masterclass Dal Disegno all’Installazione con l’artista Omar Galliani presso la Fondazione Zeffirelli di Firenze.
Andrea Fiorino (Augusta, Siracusa, 1990) vive e lavora a Milano. Laureato in Grafica d’arte e Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Frequenta il corso di specializzazione in Arte-Terapia Clinica, presso Lyceum, Milano. I suoi paesaggi sono eden primordiali. La realtà subisce una trasposizione ideale dove tutte le forme riconosciute e classificate scompaiono a favore della libertà selvaggia che possa ricongiungerci con la natura. Fra le mostre personali si ricorda: FIGLI* PRODiG*, Hello Tiresia, Carrara, 2022; Amaro in Bocca, CasaVuota, Roma, 2019; Every day like a Sunday, Antonio Colombo Gallery, 2018 Milano; Della stessa sostanza, Circoloquadro Milano, 2017; Nel Buio risplendono, Ateliermultimedia Galerie Artecontemporanea, Vienna, 2016. Fra le mostre collettive: Blu Policromo: narrazioni e interpretazioni a confronto, A PICK GALLERY, Torino, 2023; VASO, A PICK GALLERY, Torino, 2022; Limiti e confini 5°premio Cramum, Grande Museo del Duomo di Milano, 2017; Novantiani, Fondazione Pio Alferano e Virginia Ippolito, Castellabate, 2017; Derive, Opere Scelte, 2017, Torino; Immagini dal sottosuolo, Ateliermultimedia Galerie Artecontemporanea, Vienna, 2016.
Andrea Guerzoni (Torino, 1969) diplomato in Pittura all’Accademia Albertina delle Belle Arti, vive e lavora a Torino. L’artista pone al centro della propria ricerca la memoria, la conservazione e l’evocazione di frammenti di vita: dalle forme più piccole e apparentemente marginali, come i licheni o gli insetti, alle biografie di grandi autori, tanto fragili quanto dirompenti, appartati e allo stesso tempo rivelatori, quali Carol Rama, Alda Merini, Fernando Pessoa, Camillo Sbarbaro o Minakata Kumagusu. Tra le principali mostre: Il mondo in piccolo, Museo Civico Craveri di Storia Naturale, Bra – Cn (2023); Nel Giardino, dialogo con Clarence Bicknell, MAR Museo Archeologico Ventimiglia (2018); Asylum, EXMA Exhibiting and Moving Arts, Cagliari (2017); Esercizi di naturalità, Opere Scelte, Torino (2017); Here, Cavallerizza Reale, Torino (2016); Kinderstube – La stanza del bambino, Studio Tommaseo, Trieste (2015, pers.); PanoRama, Opere Scelte, Torino (2015); RAQAM, disegno e segno, Rossmut, Roma (2013); Una stanza tutta per Carol, Artissima 19, sezione Istituzioni – Artegiovane, Torino (2012, pers.); Domestic Drama, Sala comunale d’arte, Piazza Unità d’Italia, Trieste (2012 pers.); Quanta luce nel nero, Carol Rama | Andrea Guerzoni, Palazzetto Art Gallery, Roma (2011, pers.).
Karla Nixon (1990, Durban, South Africa), lavora prevalentemente con la carta. Ritaglia e scolpisce a mano immagini e oggetti intricati, tratti dall’ambiente circostante. Sebbene la carta sia al centro della sua pratica, lavora in modo trasversale con pittura, scultura, tecniche miste, collage, video e installazioni. Nixon ha partecipato a diverse mostre collettive a Durban, Città del Capo e Johannesburg. Le sue opere sono presenti in numerose collezioni private in Sudafrica, Libano, Australia, Spagna e Olanda. Oltre che in collezioni pubbliche, tra cui la Durban Art Gallery e la National Art Bank. Attualmente Nixon è docente del programma Arts Extended Program presso la Durban University of Technology. Tra le principali mostre: Spier Light Art, Pier Wine Farm, Stellenbosch, South Africa (2023); State of the Art Gallery, Time and Tides: Awaits no man, Cape Town (2023); Landscapes of hidden words, curated by Laura Burocco, A PICK GALLERY, Turin (2022); Underfoot, Lizamore, Fairland Gallery, Johannesburg (2022); Commune, KZNSA Gallery, Durban (2021); Be Inspired by Phansi, Phansi Museum, Durban (2019); Karla Nixon, Bremischen Bürgerschaft, Bremen, Germany (2018); Enchant. Celebrate. Create. Disrupt, ICC, Durban, Essence Festival (2017).
Letizia Scarpello (Pescara, 1989) vive e lavora tra Milano e Pescara. Ha conseguito una laurea triennale in Fashion Design nel 2011 presso l’Istituto Marangoni di Londra e una laurea magistrale in Scenografia nel 2015 presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Ispirandosi al teatro e alla performance, fin dall’inizio della sua ricerca artistica lavora alla costruzione di un linguaggio e di uno strumento di espressione personale.
Essendo cresciuta in una famiglia di tappezzieri da tre generazioni, Letizia ha sviluppato una profonda conoscenza del mondo tessile in relazione alle attitudini dell’uomo e agli ambienti sociali. Ha partecipato a diverse residenze artistiche come Viafarini in residence (Milano) e Highlights by The Blank Contemporary Art (Bergamo) in Italia. Nel 2021 ha vinto il Winzavod Center for Contemporary Art AIR promosso dall’Istituto Italiano di Cultura a Mosca e il Premio Sala Santa Rita a Roma promosso dall’Azienda Speciale PALAEXPO.
02.11.2023 - 13.01.2024
opening: 01.11.2023
02.11.2023 - 13.01.2024
A PICK GALLERY inaugura due mostre mercoledì 1 novembre alle ore 18, in via Galliari 15/C; la doppia personale Street View di Marco De Rosa e Christophe Constantin e Sulla Materia e l’Energia con Hannah Rowan e Stefano Cagol, proposta da C+N Gallery CANEPANERI.
Come ogni anno, in occasione dell’art week torinese, A PICK GALLERY invita una rinomata galleria a condividere lo spazio espositivo e a collaborare in un progetto artistico. Questa volta avremo l’onore di ospitare C+N Gallery CANEPANERI che ha sede a Genova e Milano.
STREET VIEW
Street View unisce le ricerche di Marco De Rosa (Roma, 1991) e Christophe Constantin (Montreux, Switzerland, 1987).
“Con Street view non vorrei solo indagare le mille sfaccettature dei segni che animano il nostro quotidiano, ma questionare lo spazio della galleria, facendola diventare una porzione di mondo dove il pubblico entra e trova elementi che ha sempre ignorato, rivoluzionati e resi opere d’arte, facendo affiorare quesiti tanto sui lavori quanto sull’arte.” Così Valentina Muzi, curatrice del progetto, presenta la mostra.
De Rosa indaga lo spazio in cui opera; attraverso diversi medium, immortala squarci di vita quotidiana cristallizzati in un tempo che sfugge al suo inesorabile ritmo. Strumenti di misurazione, attrezzi da lavoro e personaggi comuni diventano protagonisti tanto nel processo creativo quanto nelle opere. La sua attenzione si posa spesso su strumenti tecnici e su oggetti comuni per gli artisti (casse di trasporto, telai, cornici, strumenti) che nelle installazioni presenti in Street wiew assumono una valenza strutturale e compositiva, dialogando con lo spazio. Allo stesso modo i lavori di Constantin portano l’attenzione dello spettatore sulla ricontestualizzazione degli oggetti della vita quotidiana. Gioca a rappresentare la realtà con cinismo e auto-ironia. Entrambi sono soliti estrapolare l’essenza banale e ordinaria delle cose che ci circondano, restituendola al pubblico con uno sguardo tanto irriverente quanto profondo.
Nella mostra pensata per gli spazi di A PICK GALLERY si riversano così elementi sottratti dalla realtà, normalmente presenti nelle strade e nei cantieri. Oggetti che raccontano una storia che abbiamo già visto, letto, memorizzato, attraverso cartelli stradali e segnaletica varia, strisce pedonali che abbandonano l’asfalto e si accavallano, tombini e materiali di imballo. Una cartolina di un intero quartiere che si scompone e si sposta tra i muri bianchi della galleria.
SULLA MATERIA E L’ENERGIA
Due artisti che si muovono sulla stessa lunghezza d’onda, pur nelle differenze, Stefano Cagol (Trento, 1969) e Hannah Rowan (Brighton, 1990) espongono per la prima volta insieme in una mostra poetica e allarmante al tempo stesso, che affonda nella capacità di mettersi a confronto con gli elementi e con lo spirito degli elementi. Entrambi hanno affrontato le trasformazioni della materia come origine delle attuali questioni ambientali e crisi della società, partendo dall’acqua, elemento essenziale per gli esseri viventi, e dalla perdita dei ghiacci. Rowan aderisce alle istanze dell’idrofemminismo, Cagol ha presentato il suo celebre The Ice Monolith lasciato fondere alla Biennale di Venezia nel 2013, anno in cui esce “Hyperobjects” di Timothy Morton, per poi parlare di diluvio e di noi umani come diluvio.
In mostra, Cagol e Rowan presentano ognuno un’opera video recente di grande effetto e una serie di opere installative. Entrambi gli artisti sono rappresentati da C+N Gallery CANEPANERI (Milano / Genova, Italia).
Il titolo dell’opera video di Hannah Rowan Tides in the Body è una citazione da Virginia Woolf, usata anche dall’idrofemminista Astrida Neimanis, autrice di “Bodies of Water. Posthuman Feminist Phenomenology”. L’artista inglese, nel guardare alla nostra complessa relazione con l’acqua, i sistemi geologici ed ecologici, si è spinta nel grande nord, nei mari della Groenlandia, dove va al largo – pericolosamente – su un iceberg. «Volevo imparare a conoscere il ghiaccio attraverso la forma penetrante del mio corpo carnoso, ghiaccio contro pelle, membrana contro membrana. Il ghiaccio era scivoloso», scrive sul diario in cui ricorda quei momenti, e continua «Mentre ero distesa con l’orecchio sinistro premuto sulla superficie dura e fredda e gli occhi rivolti verso l’oceano, potevo avvertire il movimento interno del ghiaccio. Ascoltavo i gorgoglii digestivi del ghiaccio che veniva metabolizzato dal contatto con l’acqua marina più calda e con la temperatura dell’aria». Rowan poi si ferma sulla costa e abbraccia un blocco di ghiaccio, nuda, inerme ma in totale armonia, con un materno atteggiamento protettivo nei confronti delle nostre riserve d’acqua, del nostro futuro.
Stefano Cagol invece ha usato più volte il fuoco come simbolo del nostro atteggiamento antagonista nei confronti della natura, della nostra volontà di dominio, dell’influenza antropogenica su riscaldamento globale e sparizione dei ghiacci. In mostra troviamo l’opera video Far Before and After Us, realizzata per la Biennale di Venezia dello scorso anno, padiglione dello stato di Perak-Malesia, nella quale l’artista aziona una fiaccola in un paesaggio montano innevato, aspro, memore di antiche ere geologiche, precedenti alla presenza dell’essere umano, aprendo a un possibile futuro oltre noi. «Cagol ha sviluppato le proprie teorie, ricorda Elisa Barison in un saggio recentemente dedicato alla ricerca dell’artista. è convinto che la nascita dell’Antropocene possa essere fatta coincidere con la scoperta del fuoco da parte dei nostri antenati. In quel momento, l’essere umano inizia a elevarsi al di sopra degli altri esseri viventi e si mette in grado di manipolare, trasformare la materia e quindi di produrre molta più energia di quella di cui ha biologicamente bisogno per sopravvivere».
In occasione della Art Night promossa da TAG Torino Art Galleries, sabato 4 novembre A PICK GALLERY sarà aperta dalle ore 15.30 fino alle 23.
Il 3, 4 e 5 novembre, con la collaborazione di Lavazza, la galleria ospiterà Art Coffee Breakfast dalle ore 10 alle 12.00.
Le mostre saranno visibili fino al 13 gennaio 2024.
Short Bio
Stefano Cagol (Trento, Italia, 1969) è un artista contemporaneo basato in Italia. Ha studiato all’Accademia di Brera e alla Ryerson University di Toronto con una borsa di studio post-dottorato del Governo del Canada. Due volte vincitore dell’Italian Council (2023, 2019) del Ministero Italiano della Cultura e di premi come il Visit di E.on Stiftung e il Terna per l’Arte Contemporanea, ha partecipato a biennali come la 59., 55., 54. Biennale di Venezia; Manifesta 11; 14. Biennale di Curitiba; 2. OFF Biennale Cairo; 1. Xinjiang Biennale e 1. Biennale di Singapore. Gli hanno dedicato mostre personali musei come il CCA Center for Contemporary Art di Tel Aviv (2021); Museo MA*GA di Gallarate (2019); Galleria Civica di Trento (2016); ZKM Karlsruhe (2012) e Mart – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (2000). Ricordiamo la mostra personale del 2022 in C+N Gallery CANEPANERI, Milano. Dal 2023 è direttore artistico di Castel Belasi, hub sulle questioni ambientali, e dal 2022 ha fondato la piattaforma “We Are the Flood” al MUSE Museo delle scienze Trento.
Christophe Constantin nasce in Svizzera à Montreux. Dopo aver frequentato il liceo artistico, ottiene un Bachelor of Arts nel 2013 à l’ECAV di Sierra nel cantone del Valese. Si traferisce a Roma dove, alla RUFA, si specializza in scultura in marzo del 2016. Durante il suo soggiorno romano espone in vari spazi della capitale italiana come Spazio Menexa, il Pastificio Cerere con delle mostre personali e in collettive presso la Nuova Pesa e la Galleria Mario Iannelli. Nel gennaio del 2016 fonda Spazio InSitu, un artist run’space nella periferia di Roma, dove tiene il ruolo di Direttore Artistico. Nel 2017 presenta in questo spazio una sua personale intitolata “BOH?!!”, mostra che segna un rovesciamento nella sua produzione, che fonda le basi della sua ricerca attuale. Fuori Italia, espone a Barcellona con una personale Spending time in Barcelona nel 2016, presentata nel centro d’arte Espronceda, dopo una residenza di 2 mesi. In Francia espone a Parigi da ChezKit (2017) e Orléans durante Living cube, entrambe collettive curate da Elodie Bernard. Nel ottobre 2018 presenta Petite Annonce nella colletiva DotLand#2 a Berlino; nell’ottobre dello stesso anno espone in Svizzera nella città di Martigny con una personale intitolata A traverso la tela Bianca curata da Anne Jean-Richard.
Nel Maggio del 2018, comincia una collaborazione con l’artista romano Marco De Rosa e insieme realizzano la loro prima bipersonale Porta e Finestra a Spazio In Situ.
Marco De Rosa nasce a Roma il 9 Novembre 1991. Frequenta il corso di Scultura presso la Rufa – Rome University of Fine Arts – dove consegue la laurea di secondo livello nel 2015. Tra il 2012 e il 2015 collabora come assistente con vari artisti. Nel 2016 apre insieme ad altri artisti coetanei lo Spazio In Situ, un artist-run space nel quartiere romano di Tor Bella Monaca dove attualmente lavora. Lavora attraverso vari medium tra i cui fotografia, pittura e istallazione, nonché video e sound art, creando opere che l’artista stesso definisce non-ready-made. Tra le sue mostre principali The Milky Way 06 Vera, curata da Damiana Leoni, Galleria Alessandra Bonomo, Roma (2022); Arrotino, curata da Valentina Muzi, Sala Santa Rita, Roma (2021); Made In Italy, curata da Porter Ducrist, Espace TILT, Renens – CH (2021); Chilometro 0, curata da Porter Ducrist, The Gallery Apart, Roma (2019); Biennale d’arte contemporanea di Mulhouse, Francia (2017); Placement presso CAAM (Centro Atlantico de Arte Moderno), Las Palmas de Gran Canaria / Spagna Triennale Europea di Stampa Contemporanea Estampadura, Toulouse, (2016).
Hannah Rowan (Brighton, Inghilterra, 1990) vive e lavora a Londra. Ha studiato Scultura al Royal College of Art di Londra e Fine Art alla Central Saint Martins di Londra. Tra le mostre personali ricordiamo “Tides in The Body” del 2023 in C+N Gallery CANEPANERI a Milano, “Chrysalis” del 2021, in Galerie Sebastien Bertrand, “Triple Point” del 2020 in Belo Campo in Lisbona, “Prima Materia” del 2019 in Assembly Point a Londra, “Bodies of Water: Age of Fluidity” del 2018 in White Crypt, a Londra. Mostre collettive: Galerie Sebastien Bertrand in Ginevra, Yours Mine and Ours Gallery in NY, Below Grand a NY, Walter Philips Gallery Satellite Space in Canada, Taipei Artist Village, Castel Belasi Trento, MUSE – Museo delle scienze di Trento, Wuhan Biennale China, Well Projects a Margate, Arusha Gallery a Bruton; Contemporary Sculpture Fulmer, Annely Juda, Assembly Point e Projektraum, a Londra.
15.09.2023 - 21.10.2023
opening: 14.09.2023
15.09.2023 - 21.10.2023
ALL OVER
collettiva di artisti berlinesi
Antje Blumenstein, Fritz Bornstück, Anina Brisolla, Sven Drühl, Jay Gard, Lennart Grau, Philip Grözinger, Gudny Gudmundsdottir, Zora Jankovic, Michelle Jezierski, Franziska Klotz, Karsten Konrad, Jan Muche, Manfred Peckl, Paul Pretzer, Tanja Rochelmeyer, Michael Wutz
Paul Pretzer, Riechen nach links, 2021, olio su tavola, cm 20×27
30.06.2023 - 10.09.2023
opening: 29.06.2023
30.06.2023 - 10.09.2023
ore 18:30
22.06.2023 - 26.06.2023
opening: 21.06.2023
22.06.2023 - 26.06.2023
dalle 18:00
Finissage lunedì 26 giugno, ore 18:30 – incontro con gli autori
a cura di JEST
Artisti in mostra: Andrea Abello, Francesco Andreoli, Giorgio Andreoni, Anna Donatiello, Marco Farmalli, Maria Elisa Ferraris, Chiara Finelli, Alice Fiou e Lorenzo D’Alba, Sara Lepore, Fabio Meinardi, Fred Mungo, Mirko Pirisi.
La mostra collettiva Da qui in poi presenta i progetti fotografci di 13 artiste e artisti visivi under 30, sviluppati nell’ambito del progetto di formazione e produzione Futuri Prossimi.
Attraverso un uso multiforme dell’immagine fotografca, l* artist* in mostra suggeriscono, raccontano, si confrontano con il mondo e con sé stessi, senza tirarsi indietro di fronte a ostacoli e difcoltà. Anzi, cercando un valore nell’incertezza che caratterizza la loro esistenza (come quella di molti altri giovani), la sfruttano come punto di partenza per uno sguardo spassionato sul mondo, che possa ofrire prospettive o almeno appigli per comprendere e costruire, per trovare spazi di condivisione e di bellezza. Le fragilità, lo spaesamento e le ambiguità che caratterizzano la vita dei giovani di oggi, sia a livello individuale che generazionale, sono infatti uno dei temi centrali tra i lavori in mostra, osservato da vari punti di vista e rielaborato attraverso linguaggi molteplici. La fotografa diviene strumento di relazione e analisi, di indagine e scoperta, di cura e riconquista di spazi e tempi. Serve in qualche modo per afermare una presenza. Certamente, per poter guardare al futuro con speranza, il primo passo è essere presenti all’oggi.
Da qui in poi è la mostra conclusiva del progetto Futuri Prossimi, programma di formazione e produzione ideato e curato da Francesca Cirilli.
Futuri Prossimi è un progetto di Fluxlab APS in collaborazione con JEST
e con Wild Strawberries, Sweet Life Factory, Kublaiklan, AWI-Art Workers Italia, A PICK GALLERY, Layout.
con il contributo di Compagnia di San Paolo nell’ambito delle Linee guida per la formazione e l’avviamento alla professione culturale 2022.
Orari di apertura: mercoledì–sabato 15:30–20:00 / lunedì 17:00–20:00
18.04.2023 - 17.06.2023
opening: 17.04.2023
18.04.2023 - 17.06.2023
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16.02.2023 - 15.04.2023
opening: 15.02.2023
16.02.2023 - 15.04.2023
La mostra, curata da Sara Liuzzi ed Emanuela Romano, in collaborazione con l’associazione Ghëddo e Opere Scelte, presenta un elaborato percorso di opere che mettono in luce le numerose declinazioni del blu. Ciò che si evince è una sinergia ben calibrata tra opere di maestri affermati e giovani talenti – a livello nazionale e internazionale – che coprono un arco temporale ampio e non è certo un caso. Nel febbraio del 2023, infatti, ricorre il 65mo anniversario di una delle canzoni italiane più famose al mondo Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno. Idealmente la mostra si concentra in questo periodo e si articola con opere di: Agostino Bonalumi, Antonio Carena, Fernanda Carrillo, Julia Carrillo, Marco Cordero, Giulio De Mitri, Marco De Rosa, Gérard Deschamps, Piero Dorazio, Sven Drühl, Andrea Fiorino, Francesca Gagliardi, Winfred Gaul, Mimmo Germanà, Raymond Hains, Fukushi Ito, Yves Klein, Ugo La Pietra, Silvia Margaria, Paola Mongelli, Ernesto Morales, Jan Muche, Tony Oursler, Giulio Paolini, Fabio Perino, Pablo Picasso, Salvo Raeli, Man Ray, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Werner Schreib, Paolo Scirpa, Renato Spagnoli, Marco Tagliafico, Laura Valle, Claudia Vetrano, Claude Viallat, Jacques Villeglé
«Il pigmento blu, nella sua più ampia accezione simbolica e trascendentale, è il filo conduttore del progetto espositivo. L’obiettivo della suddetta mostra – afferma la curatrice Sara Liuzzi – è stato quello di voler proporre al visitatore un’ampia panoramica storico-artistica, offrendo una lettura trasversale sulle infinite sfumature del blu. Un viaggio cadenzato tra eterogenei linguaggi e molteplici tecniche artistiche, il cui comune denominatore si riscontra, appunto, nel blu, in questo caso, policromo. Una sorta di rituale cromatico pone l’accento sulle diversificate letture interpretative di ciascun’opera presente e dimostra anche come i lavori esposti in questa ricca collettiva, pur appartenenti a determinati periodi storici e a generazioni differenti, possano ben interagire e dialogare tra loro, raccontandoci una meravigliosa e multisfaccettata storia nella sua totalità».
«Come preannuncia il titolo – dichiara la curatrice Emanuela Romano – la collettiva presentata è una narrazione che vuole approfondire il ruolo del colore blu nell’arte, di come abbia influenzato, ispirato e aiutato la produzione di molti artisti. Diverse sono le interpretazioni e le ricerche artistiche prese in considerazione, dai più famosi e storicizzati ai più giovani artisti. […] Noi conosciamo una grande varietà di blu con gradazioni e tonalità diverse – blu oltremare, blu egiziano, blu di Prussia, blu ceruleo, blu elettrico, blu marino, blu cobalto, zaffiro – e altrettanti significati si legano a questo colore in base anche alla gradazione. Per questo motivo in questa esposizione parliamo di blu policromo. Si vuole porre l’attenzione sulla complessità di questo colore che cambia aspetto con una piccola sfumatura e che è stato utilizzato con particolare accortezza da grandi maestri».
Un’occasione unica per riscoprire il fascino e l’influenza di questo colore, attraverso ricerche artistiche e particolati movimenti che hanno rivoluzionato la scena artistica del Novecento.
Un progetto in collaborazione con Associazione Ghëddo e Opere Scelte
Con il patrocinio della Accademia Albertina di Belle Arti Torino
Durante l’opening sarà possibile bere un drink proposto da “Sciarada – Bistrò e Miscelati” e ispirato alla mostra.
Si ringrazia anche Barbero e Ferrari & C di Sologno per aver supportato la produzione dell’opera di Francesca Gagliardi.
La mostra sarà visibile fino al 15 aprile 2023.
Tony Ousler, Blue double negative, 1999, glass sculpture, video, cm 36x23x28
10.02.2023 - 11.02.2023
opening: 10.02.2023
10.02.2023 - 11.02.2023
Nell’ambito di Novissimi+, la prima edizione del bando To.Be dedicato alla crescita professionale di artisti emergenti, provenienti da un percorso di formazione presso l’Accademia Albertina di Torino, l’Associazione Ghёddo e A PICK GALLERYpresentano il progetto Trappole. Pratiche simboliche di Claudia Vetrano.
La proposta espositiva, curata da Emanuela Romano per A PICK GALLERY, si inserisce nell’ambito di un programma più ampio di mostre a cura dell’Associazione Ghёddo, che prevede la collaborazione tra artisti e spazi d’arte contemporanea del territorio torinese. L’intero progetto è realizzato con il supporto e il patrocinio dell’Accademia Albertina di Torino e della Città di Torino e con il sostegno della Fondazione Venesio.
Il simbolo è un segno corrispondente a un significato o a un valore universalmente riconosciuto. Ed è proprio attraverso i simboli che l’uomo conosce sé stesso e i suoi bisogni, ed attraverso la sua espressione pone le basi della società. Inoltre, con l’utilizzo di rituali, l’uomo tenta di dominare le potenti forze che sente intorno a sé, innescando pratiche che potrebbero condurre al controllo sociale.
La ricerca di Claudia Vetrano si inserisce in questo quadro di riflessione e indaga il sistema di relazioni che spesso attiva trappole più o meno evidenti.
Nata a Palermo nel 1995, l’artista attualmente frequenta l’Accademia Albertina di Torino.
L’opulenza siciliana e il rigore torinese probabilmente non influenzano molto Claudia, che, con una forma estremamente essenziale, mantiene una grande libertà espressiva e spazia fra diversi media senza aggiungere orpelli superflui. Il messaggio nelle sue opere è forte, proprio grazie alla sua semplicità e alla capacità di utilizzare oggetti, materiali e colori fortemente simbolici. La struttura simbolica, sottesa alla vita sociale, viene scomposta e utilizzata in modo inedito nei suoi lavori. L’artista rielabora, infatti, ogni simbolo in relazione al senso di confine: recinti, catene, trappole, cultura, religione, lingue differenti, sono tutti elementi che studia minuziosamente per la sua ricerca artistica.
Nelle installazioni di Vetrano troviamo componenti che, nell’evocare la “tortura”, portano lo spettatore a riflettere sull’identità personale in relazione all’altro e allo spazio circostante. Si generano, così, nuovi spazi e nuove modalità di viverli.
In mostra sono presentate le opere più recenti dell’artista che, partendo dal concetto di confine, approdano a installazioni-trappole.
Nell’opera Impenintenza (2022), la costrizione trova una soluzione più incisiva nel restituire un’immagine familiare, che rielaborata diventa una struttura estremamente ambigua. Un‘altalena, da tutti conosciuta e riconosciuta come uno strumento di semplice divertimento infantile, è trasfigurato in una seduta che assume l’aspetto di una gogna, strumento di tortura e punizione. L’allusione ad una piacevolezza fa vacillare ironicamente il confine tra attrazione e repulsione, inducendo una riflessione sui due concetti e sulla loro vulnerabilità.
Nell’opera Fidanza (2022), invece, la luce diventa un elemento attraente che induce il visitatore ad avvicinarsi, trovandosi di fronte a una ricostruzione della Bocca della Verità romana. Il primo istinto è quello di inserire la mano, seguendo la leggenda medievale secondo cui la bocca avrebbe potuto mordere chi non avesse affermato il vero. Ma avvicinandosi si percepisce, oltre la bocca, un ambiente urbano in un video notturno. Le labbra diventano quindi un’apertura di rivelazione e al tempo stesso di devianza dalla realtà, che ipnotizzano e catturano l’osservatore.
Il lavoro di Claudia Vetrano pone chi guarda di fronte alla necessità di andare in profondità, di superare le abitudini percepite come confortevoli, al fine di tutelarsi dagli altri e soprattutto da sé stessi.
Un’opera inedita di Claudia Vetrano, inoltre, farà parte della mostra collettiva BLU POLICROMO: narrazioni e interpretazioni a confronto, un elaborato percorso di espressioni artistiche che mettono in luce le numerose declinazioni del blu. La mostra, curata da Sara Liuzzi ed Emanuela Romano, in collaborazione con l’Associazione Ghëddo e Opere Scelte, inaugurerà mercoledì 15 febbraio da A PICK GALLERY e sarà visibile fino al 15 aprile 2023.
Biografia artista
Claudia Vetrano [1995] nata a Palermo, vive e lavora a Torino. Artista eclettica, focalizza la sua ricerca sul valore simbolico dell’elemento scultoreo, estrapolato dal quotidiano e reinterpretato con essenzialità e rigore di forme e cromatismi. Attualmente frequenta l’Accademia Albertina di Torino approfondendo i suoi studi in Scultura.
Biografia Associazione Ghёddo
Ghëddo è un’associazione culturale attiva a Torino dal 2021 con l’obiettivo di organizzare progetti culturali per valorizzare e promuovere la giovane arte emergente. L’associazione mira a creare una rete dinamica tra artistə, gallerie e spazi indipendenti del territorio, favorendo esperienze di cooperazione al fine di costruire un legame solidale e generare dinamiche di scambio umano, etico, artistico. Ghëddo è: Stefania Balocco, Francesca Bernardi, Olga Cantini, Chiara Cosentino, Rachele Fassari, Davide Nicastro, Barbara Ruperti.
02.11.2022 - 11.02.2023
opening: 31.10.2022
02.11.2022 - 11.02.2023
La collettiva Landscapes of Hidden Words con i lavori di LegakwanaLeo Makgekgenene, Renée Akitelek Mboya e Karla Nixon, a cura di Laura Burocco e la personale di Lello Lopez, The Factory, realizzata in collaborazione con Shazar Gallery di Napoli.
Landscapes of Hidden Words propone il lavoro di tre artiste nate in diversi paesi del continente Africano, Karla Nixon (1990, Durban, South Africa), LegakwanaLeo Makgekgenene (1995, Gaborone, Botswana) e Renée Akitelek Mboya (1986, Nairobi, Kenya), le cui ricerche sono accomunate dalla presenza di memorie personali e immagini legate a spazi e luoghi in cui momenti e ricordi si intrecciano.
In modo differente le tre artiste ci portano a rielaborare l’interpretazione di storie nascoste, oppresse, spesso travisate. Utilizzano le parole per trasformare dei racconti facendoli loro.
Il lavoro di Karla Nixon si sviluppa a metà tra astrazione e figurazione. Lei usa la carta, tagliata a mano, dipinta, incollata; crea immagini che nascono dalle sue esperienze e da ciò che la circonda. La carta ritagliata è storicamente legata all’artigianato – tema sensibile nel contesto africano – ma l’obiettivo di Nixon è quello di portare il visitatore a guardare oltre il materiale e a perdersi nelle intricate narrazioni che realizza. In mostra una serie di opere degli ultimi due anni, come Dune II e Flood light and rain fall che evocano paesaggi e portano lo sguardo a perdersi tra texture e colori.
LegakwanaLeo Makgekgenene presenta una serie di fotomontaggi con cui tenta di ridimensionare il falso senso di stabilità e benessere dimostrato dai monumenti pubblici del Botswana. Le sue foto indicano una narrazione tra passato, presente e futuro, a metà tra vita reale e folklore virtuale, rielaborando monumenti locali, favole e modi di dire tradizionali dell’Africa meridionale. Le opere sono parte di una serie presentata nella mostra collettiva del Botswana Pavilion, presentata quest’anno a Francoforte, parallelamente alla 59a Biennale di Venezia, dove il Botswana non ha mai presentato un padiglione nazionale.
I video in mostra A Glossary Of Words My Mother Never Taught Me e And Salt The Earth Behind You di Renée Akitelek Mboya ripropongono archivi cinematografici coloniali per
tracciare le genealogie razziste legate alla produzione e alla visualizzazione delle immagini. Appropriandosi del materiale di Africa Addio (documentario italiano del 1966 sulla fine dell’era coloniale africana) e intrecciandolo con interviste a critici culturali e pensatori, Mboya crea un nuovo lavoro, riordinando le immagini in modo da interferire con il loro potenziale narrativo violento.
“Dal video alla fotografia e fotomontaggio, sino ad installazioni pittoriche. Le artiste – scrive Laura Burocco – interrogano la definizione di un territorio di appartenenza e la costruzione di una identità unica e collettiva”.
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Lello Lopez (1954, Pozzuoli, Napoli) fonda la sua ricerca sulla realtà, su un vissuto composto di incontri con altre persone. Si stabiliscono così relazioni che sono esperienza diretta di un mondo concreto. L’analisi introspettiva e riflessioni sul concetto di presente sono altri elementi della sua ricerca concettuale, che si concretizza attraverso vari strumenti espressivi scelti di volta in volta a seconda delle necessità comunicative al fine di riproporre una esperienza-verità.
A PICK GALLERY ospita Shazar Gallery di Napoli con il progetto The Factory dove Lopez pone l’attenzione sulla difficoltà che attraversa il mondo del lavoro. La sua videoinstallazione è una riflessione sulle trasformazioni e le drastiche riconversioni che l’industria subisce nei periodi di crisi economica e la loro ricaduta sulla vita delle persone che vi lavorano.
“Mi sono sempre interessato alla realtà che ‘frequento’ e di conseguenza del mio territorio. Nella zona dei Campi Flegrei dove sorgevano diverse fabbriche è in atto una riconversione che cancellerà inevitabilmente, oltre ai manufatti, anche i ricordi di un ‘mondo’, quello della fabbrica, che ha contribuito non poco alla crescita sociale e civile del nostro paese. Mi è parso opportuno filmare, fotografare e realizzare con i colori acrilici, su alcune cianografie trovate abbandonate (durante ripetute mie visite), il senso della mia esperienza. I luoghi dove intere esistenze si sono compiute sono in fretta ricoperti dal colore del tempo. Soltanto qualche traccia tra i macchinari arrugginiti rivela ancora la vita trascorsa: segni di gesso su lamiere, fogli affissi sul muro, utensili poggiati sulle attrezzature…”
Leo Makgekgenene,Mokapelo (official portrait), 2021, Digital photomontage on Epson enhanced matte with archival inks, 100×80 cm