Gallery
Via Bernardino Galliari, 15/C
10125 Torino
Opening time from Tuesday to Saturday, 3.30 – 8 pm only by appointment
Directors
Emanuela Romano +39 349 3509087
Valentina Bonomonte +39 393 4317956
Fondata nel giugno 2019, A PICK GALLERY è una galleria d’arte contemporanea che, come suggerisce il nome, si focalizza sulla ricerca e selezione di artisti, emergenti e affermati, nel panorama internazionale.
La galleria si dedica alla ricerca di nuovi linguaggi artistici, curando regolarmente mostre personali e collettive, cataloghi e producendo eventi in collaborazione con altre gallerie e organizzazioni. La selezione degli artisti mira a creare una forte identità, con un’attenzione alle pratiche artistiche contemporanee che colleghino diverse aree geografiche e culturali, sviluppando anche approfondimenti su temi determinanti della nostra società.
Lo spazio di circa 300 metri quadrati, situato nel centro di Torino, permette di lavorare anche all’allestimento di mostre site specific.
Exhibits
30.10.2025 - 06.12.2025
opening: 29.10.2025
30.10.2025 - 06.12.2025
Il 29 ottobre alle ore 19, A PICK GALLERY, in via Galliari 15/C, presenta tre mostre: Details collection, personale di Jan Muche, PMI / TRN Tres miradas, un espacio con opere di Aina Albo Puigserver, Robert Ferrer i Martorell e David Magán e la personale di Giuseppe Vassallo, Lungo la soglia.
Ogni anno, in occasione dell’art week torinese, A PICK GALLERY crea un’occasione di dialogo tra linguaggi e geografie diverse. Questo autunno la galleria ha deciso di collaborare con Ceravento (Pescara) e Pep Llabrés Art Contemporani (Palma di Maiorca) che fa parte del progetto di scambio tra TAG Torino Art Galleries e Art Palma Contemporani.
Inoltre, in occasione della Art Night promossa da TAG Torino Art Galleries, sabato 1 novembre A PICK GALLERY apre dalle ore 18 fino alle 23.
Il 31 ottobre, 1 e 2 novembre, con la collaborazione di Lavazza, la galleria propone Art Coffee Breakfast dalle ore 10 alle 12.00.
Details collection
La mostra riunisce una serie di piccoli formati di Jan Muche, in cui l’artista berlinese concentra il suo linguaggio pittorico fatto di linee, strutture e sovrapposizioni cromatiche in composizioni essenziali e dense. Ogni opera diventa un frammento di un paesaggio più ampio — un dettaglio estratto da una possibile architettura, da una memoria industriale o da una costruzione mentale. Nel formato ridotto, il gesto pittorico si fa più intimo: la griglia si trasforma in trama personale, la struttura in ritmo, la precisione in poesia. Nelle sue opere convivono ordine e vibrazione. I suoi lavori, spesso ispirati all’estetica costruttivista e alle architetture del modernismo, propongono una pittura che unisce memoria industriale e sensibilità contemporanea. In questa mostra, dedicata ai piccoli formati, Muche riduce la scala ma amplifica la concentrazione: ogni superficie diventa una “collezione” di segni, piani e tensioni interne.
Collezioni di dettagli invita lo spettatore a guardare da vicino, a scoprire nella struttura il gesto, nella geometria la mano, nel frammento la totalità. È un’esplorazione di come il minimo possa contenere il massimo — di come la pittura, anche nella dimensione più minuta, resti un campo di costruzione infinita.
PMI / TRN Tres miradas, un espacio
La mostra propone un percorso attraverso tre linguaggi plastici che, sebbene differenti per approccio formale e materiale, convergono in un territorio comune: l’esplorazione dell’astrazione come punto di partenza per la costruzione di nuovi spazi visivi e sensoriali.
Aina Albo Puigserver (Palma de Mallorca, 1982) trasforma la geometria in emozione. Nelle sue opere, linee e forme astratte dialogano con luce, ombra e colore, dando vita a paesaggi sensibili che superano la freddezza del calcolo. Legno, lacca e pigmenti diventano strumenti per raccontare la materia come spazio vitale, sospeso tra rigore e lirismo. La sua ricerca si radica nella natura e nell’atmosfera, restituendo allo sguardo geometrie che vibrano di intimità e memoria. Robert Ferrer i Martorell (Picassent, 1978) è un artista multidisciplinare che esplora le possibilità dell’astrazione geometrica attraverso la precisione formale, la luce e lo spazio. La sua pratica indaga il dialogo tra ordine e caos: strutture ortogonali che lasciano emergere forme libere, geometrie sospese che sembrano fluttuare nell’aria, proporzioni rilette e moduli variabili. La luce è elemento centrale del suo lavoro, non solo come mezzo di visibilità ma come agente trasformativo: le opere mutano al variare dell’illuminazione, generando percezioni sempre diverse in relazione allo spazio e al tempo. David Magán (Madrid, 1979) concentra la sua ricerca su luce, colore e trasparenza. Il suo lavoro si colloca tra arte cinetica e minimalismo, con particolare attenzione alle dinamiche percettive che si instaurano tra opera e spettatore. Attraverso l’uso di materiali come il plexiglass colorato, Magán realizza strutture geometriche sospese e installazioni site-specific che si trasformano a seconda della luce e del punto di vista. La sua indagine si muove nella dimensione immateriale dell’arte, dove elementi semplici danno origine a esperienze visive complesse e mutevoli.
Lungo la soglia
Il lavoro di Giuseppe Vassallo indaga il rapporto tra corpo e paesaggio, tra figura e sfondo, in un movimento continuo che dissolve i confini tra soggettivo e oggettivo. Pittura e disegno si intrecciano in una ricerca che porta alla luce una visione intima dell’esistenza: corpi che si fondono con l’ambiente fino a perdere identità di genere, in una tensione che alterna simbiosi e conflitto.
Il titolo della mostra richiama le architetture di Carlo Scarpa, dove la soglia non è semplice passaggio ma luogo poetico, spazio di trasformazione. Questa esposizione si apre in uno spazio che accoglie e ospita, e proprio per questo assume un ulteriore valore di condivisione.
Lungo la soglia diventa così non solo un attraversamento estetico ma anche geografico e culturale, un invito al dialogo con nuovi spazi e nuovi sguardi.
Le tre mostre intrecciandosi, offrono una riflessione comune sulle geometrie e sulla spazialità, temi affrontati attraverso prospettive e pratiche differenti.
Saranno visibili fino al 6 dicembre 2025.
Short Bio
Aina Albo Puigserver (Palma, 1982) vive e lavora a Selva, Maiorca. Laureata in Belle Arti tra le Università di Salamanca ed Elche, ha completato la sua formazione all’Universidad Politécnica de Valencia. Dal 2016 collabora con la galleria Pep Llabrés Art Contemporani di Maiorca, dove ha presentato numerose mostre collettive e due personali (Substantiu Abstracte, 2016 e Com un Temple Infinit, 2023).
Ha esposto in Perù presso le gallerie Impakto e Now, e al Museu de Porreres (Un Cruï de Llum, 2021). Tra le principali partecipazioni, la 5ª Biennale Internazionale d’Andorra e le fiere Estampa, JustMad, MARTE, ArtMadrid, SP-Arte e PARC Lima.
Nel 2023 ha ottenuto la borsa di residenza artistica Silos (Burgos) e il primo premio della Diputación de Soria con Una Grieta de Luz. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private in Spagna e all’estero.
Robert Ferrer i Martorell (Valencia, 1978) è un artista visivo la cui ricerca indaga il dialogo tra precisione, astrazione e caos. Laureato in Belle Arti presso l’Università di Valencia, dove ha svolto anche studi di dottorato e corsi di incisione, ha vissuto e lavorato a Porto e Palma di Maiorca.
Le sue opere, riconoscibili per l’eleganza formale e la leggerezza costruttiva, invitano lo spettatore a una percezione mutevole dello spazio. Ha esposto in mostre personali come La Memòria de la Llum (Imaginart, Barcellona, 2010) e Terra, cicles en equilibri (Valencia, 2008), e in collettive internazionali come KIAF10 (Seul, 2010) e ARCO Madrid (2003).
Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e istituzionali in Spagna, Portogallo e Cuba.
David Magán (Madrid, 1979) è uno scultore formatosi alla Scuola d’Arte La Palma di Madrid, ha iniziato la sua ricerca attraverso il vetro colorato, divenuto elemento distintivo del suo linguaggio visivo. In collaborazione con il fratello, l’ingegnere Kiko Magán, dirige oggi il suo studio a Madrid. Dopo un periodo a Londra, in cui ha sperimentato la fusione tra mezzi fisici e digitali, la sua pratica si è orientata verso installazioni che dialogano con l’architettura e con la luce come materia scultorea. Le sue opere, basate su modularità e trasparenze, invitano lo spettatore a un’esperienza sensoriale immersiva.
Ha esposto in gallerie e musei internazionali, tra cui Galerie Denise René (Parigi), Parra & Romero (Madrid) e Seongnam Cube Art Museum (Corea del Sud), e ha partecipato a fiere come ARCOmadrid, Art Cologne, Pinta Miami e Zona MACO.
Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche come il Museum Ritter (Germania), il Museo del Vetro di Murano e il Centro de Arte Tomás y Valiente.
Jan Muche (Herford, 1975) vive e lavora a Berlino. Ha iniziato la sua formazione come litografo (1992-1995), per poi studiare pittura all’Università delle Arti di Berlino sotto la guida di Karl Horst Hödicke, diventandone anche studente. Dal 2008 al 2011 è docente presso la Kunsthochschule Berlin-Weißensee; dal 2011 professore di pittura al CDK di Hangzhou, Cina. Ha esposto in diverse mostre in Germania e all’estero, tra le quali: Das jüngste Gerücht con Franziska Klotz, Galerie Kornfeld, Berlino (2024); Die Perspektive ist klar, A PICK GALLERY, Torino (2023); Marta Herford (2020); Torrance Art Museum, California USA (2020); Aufmachen. Linien. Weiten, Alexander Ochs Private, Berlino (2019); Overviewer, A PICK GALLERY, Torino (2019); Ausrichten, C&K Galerie, Berlino (2017); Haus am Lützowplatz in Berlin (2017); Kompressor, Studio d’Arte Cannaviello, Milano (2013); Wuhan Art Museum in China (2009).
Giuseppe Vassallo (Palermo, 1990) è pittore e incisore. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Palermo in “Progettazione dei sistemi espositivi” e in “Grafica d’Arte”, ha preso parte a numerose mostre in Italia e all’estero. Ha esposto con la galleria Susanna Orlando (2017), all’Istituto Italiano di Cultura di Budapest (2018) e, più recentemente, a Milano con la personale Luce privata (2022) e la bipersonale Lunatico | Lunare presso la Galleria Patricia Armocida (2023). Nello stesso anno partecipa al Premio Marche e presenta il solo show L’ora blu alla Fiera di Roma con la galleria Ceravento.
Pep Llabres_David Magan, Torre, 2022, vetro acrilico e acciaio inossidabile, cm 185x50x50 courtesy A PICK GALLERY_
19.09.2025 - 25.10.2025
opening: 18.09.2025
19.09.2025 - 25.10.2025
ore 18
Il 18 settembre, in occasione della riapertura condivisa delle gallerie di TAG con l’evento Ouverture2025, A PICK GALLERY inaugura la nuova stagione espositiva con la mostra On Life, the Universe and Everything Else, un dialogo inedito tra le ricerche di Jay Gard e Wolfgang Flad, entrambi – protagonisti della scena berlinese – saranno presenti all’opening per incontrare il pubblico.
L’esposizione esplora le complesse interconnessioni tra vita, natura, movimento e spazio, mettendo in relazione architettura, botanica e scienza in un linguaggio formale, capace di oltrepassare confini disciplinari. Berlino, città simbolo di apertura e sperimentazione, è il contesto che alimenta le loro ricerche, che spaziano dal Bauhaus al Barocco, dal rigore della geometria alla fascinazione per le forme organiche. Le opere di Gard e Flad, tutte realizzate appositamente per la mostra, nascono da una riflessione profonda sul movimento, sulle dinamiche naturali e sul legame tra essere umano e ambiente.
Con Jay Gard (Halle, Germania 1984), la precisione quasi ingegneristica e l’eleganza formale si traducono in composizioni che intrecciano pittura e scultura, con materiali come legno, metallo e pigmenti puri, rielaborando suggestioni dal modernismo, dalla storia dell’arte e dalla grafica industriale; il suo lavoro è riconosciuto a livello internazionale, con mostre in istituzioni come il Museum Gunzenhauser e progetti pubblici in Austria e Svezia.
Wolfgang Flad (Reutlingen, Germania, 1974) sviluppa invece sculture e installazioni sospese, leggere e dinamiche, realizzate con materiali organici e riciclati, in cui forme biomorfiche evocano mondi vegetali e microscopici; la sua pratica, caratterizzata da un meticoloso lavoro artigianale, indaga processi di erosione, crescita e trasformazione, creando ambienti immersivi che sfidano la percezione dello spazio.
Insieme, Gard e Flad aprono uno spazio mentale e sensoriale che invita a riflettere su ciò che è visibile e ciò che resta nascosto, sul noto e sull’ignoto.
On Life, the Universe and Everything Else diventa così un invito a esplorare, attraverso il linguaggio delle immagini, la complessità della vita e degli universi possibili, oltre ogni convenzione e limite.
La mostra sarà visibile fino al 25 ottobre 2025.
BIO
Jay Gard
Nato nel 1984 a Halle, Germania; vive e lavora a Berlino.
Gard ha studiato pittura presso l’Università di Arte e Design di Halle, con il Prof. Thomas Rug. Dal 2006 al 2008 è stato assistente presso lo Studio Tom Sachs, New York. Nel 2008 ha frequentato un semestre di scultura presso l’Università delle Arti di Berlino, con il Prof. Florian Slotawa. Nel 2009 è stato assistente presso lo Studio Thomas Demand, Berlino.
Nel 2011 si è diplomato in Arti Multimediali presso l’Accademia di Arti Visive di Lipsia con il Prof. Joachim Blank. Dal 2022 è co-curatore della BcmA Gallery, Berlino.
Tra le sue principalimostre: The Beginning of Shaping, 69Salon, Galerie Kornfeld, Berlino (2023); All Over, A PICK GALLERY, Torino (2023); Curves, Warte für Kunst, Kassel (2021); Bei uns. Bei euch!, Alexander Ochs Private, Berlino (20121); Møbel, Gether Contemporary, Copenaghen, Danimarca (2020); Grand Opening, Bauhaus Museum, Dessau (2019); VEGA Collection #2, Unicredit Kunstraum, Monaco (2011); Pavillon X, Galerie Jakopice, Lubiana, Slovenia (2010); Double Gard, Half Gallery, New York, USA (2008).
Wolfgang Flad
Artista tedesco che vive e lavora a Berlino. Nato in Germania a Reutlingen nel 1974, Flad ha studiato design tessile alla Fachhochschule di Reutlingen e belle arti all’Akademie der Bildenden Künste di Stoccarda. Principalmente scultore, Flad è interessato al “riciclo creativo” di materiali precedentemente utilizzati e a creare associazioni e connessioni inaspettate tra l’arte e il mondo naturale.
Ha avuto numerose mostre personali in Germania e in altri paesi europei, e le sue opere sono state inserite in collezioni museali in Germania, Svizzera e Paesi Bassi. Tra le esposizioni principali: Phönix und die Entropie, Galerie Reinhard Hauff, Stuttgart (2025); The wisdom of the peacock, Luisa Catucci Gallery, Berlin (2025); Clash Madrid, Tha house exposiosiones, Madrid, Spain (2025); Eden, LARC, Grasse, France (2024); Chromatic Universe, Kunstverein Bad Nauheim, Bad Nauheim (2023); Blue Danube, Bluerider ART, Shanghai, China (2022); Tiene madera, Galeria Álvaro Alcázar, Madrid, Spain (2021); Kiss and tell, Tampa Museum of Art, Tampa, FL, USA (2019); We call it work / Wir nennen es Arbeit, Galleria Opere Scelte, Turin, Italy (2017); Domino, Kunstverein Ulm, Ulm (2015); Good Taste – Hopefully, Alexander Ochs Projects, Berlin (2014); Rituals of Exhibition II, H Gallery, Chiang Mai, Thailand (2013).
ON LIFE, THE UNIVERSE
AND EVERYTHING ELSE
Jay Gard – Wolfgang Flad
curated by Emanuela Romano
Opening on September 18th 2025, 6 pm
18.09.25 – 25.10.25
On September 18, on the occasion of TAG Torino Art Galleries reopening with the event Ouverture2025, A PICK GALLERY presents the new exhibition season with On Life, the Universe and Everything Else, an unprecedented dialogue between the artistic research of Jay Gard and Wolfgang Flad — both prominent figures on the Berlin art scene — who will be present at the opening to meet the public.
The exhibition explores the intricate interconnections between life, nature, movement, and space, linking architecture, botany, and science through a formal language capable of crossing disciplinary boundaries. Berlin, a city synonymous with openness and experimentation, serves as the backdrop that fuels their work, which ranges from Bauhaus to Baroque, from the rigor of geometry to a fascination with organic forms.
All works by Gard and Flad have been created specifically for this exhibition, stemming from a deep reflection on movement, natural dynamics, and the relationship between human beings and the environment.
With Jay Gard (Halle, Germany, 1984), near-engineering precision and formal elegance take shape in compositions that intertwine painting and sculpture, using materials such as wood, metal, and pure pigments, reinterpreting influences from modernism, art history, and industrial graphics. His work has gained international recognition, with exhibitions in institutions such as the Museum Gunzenhauser and public projects in Austria and Sweden.
Wolfgang Flad (Reutlingen, Germany, 1974), on the other hand, creates suspended, light, and dynamic sculptures and installations made from organic and recycled materials, where biomorphic forms evoke vegetal and microscopic worlds. His practice, characterized by meticulous craftsmanship, investigates processes of erosion, growth, and transformation, creating immersive environments that challenge the perception of space.
Together, Gard and Flad open a mental and sensory space that invites reflection on what is visible and what remains hidden, on the known and the unknown. On Life, the Universe and Everything Else thus becomes an invitation to explore, through the language of images, the complexity of life and possible universes, beyond conventions and boundaries.
The exhibition will be on view until October 25, 2025.
Jay Gard
Born in 1984 in Halle, Germany; he lives and works in Berlin.
Gard studied painting at the University of Art and Design in Halle with Prof. Thomas Rug. From 2006 to 2008, he worked as an assistant in the Tom Sachs Studio, New York. In 2008, he attended a semester in sculpture at the Berlin University of the Arts with Prof. Florian Slotawa. In 2009, he was an assistant in the Thomas Demand Studio, Berlin.
In 2011, he graduated in Multimedia Arts from the Academy of Visual Arts in Leipzig with Prof. Joachim Blank. Since 2022, he has been co-curator of the BcmA Gallery, Berlin.
Selected exhibitions: The Beginning of Shaping, 69Salon, Galerie Kornfeld, Berlin (2023); All Over, A PICK GALLERY, Turin (2023); Curves, Warte für Kunst, Kassel (2021); Bei uns. Bei euch!, Alexander Ochs Private, Berlin (20121); Møbel, Gether Contemporary, Copenhagen, Denmark (2020); Grand Opening, Bauhaus Museum, Dessau (2019); VEGA Collection #2, Unicredit Kunstraum, Munich (2011); Pavillon X, Galerie Jakopice, Ljubljana, Slovenia (2010); Double Gard, Half Gallery, New York, USA (2008).
Wolfgang Flad
German artist living and working in Berlin. Born in Reutlingen, Germany, in 1974, Flad studied textile design at the Fachhochschule in Reutlingen and fine arts at the Akademie der Bildenden Künste in Stuttgart. Primarily a sculptor, Flad is interested in the “creative recycling” of previously used materials and in creating unexpected associations and connections between art and the natural world.
He has held numerous solo exhibitions in Germany and other European countries, and his works are included in museum collections in Germany, Switzerland, and the Netherlands.
Selected exhibitions: Phönix und die Entropie, Galerie Reinhard Hauff, Stuttgart (2025); The Wisdom of the Peacock, Luisa Catucci Gallery, Berlin (2025); Clash Madrid, Tha House Exposiciones, Madrid, Spain (2025); Eden, LARC, Grasse, France (2024); Chromatic Universe, Kunstverein Bad Nauheim, Bad Nauheim (2023); Blue Danube, Bluerider ART, Shanghai, China (2022); Tiene madera, Galeria Álvaro Alcázar, Madrid, Spain (2021); Kiss and Tell, Tampa Museum of Art, Tampa, FL, USA (2019); We Call It Work / Wir nennen es Arbeit, Galleria Opere Scelte, Turin, Italy (2017); Domino, Kunstverein Ulm, Ulm (2015); Good Taste – Hopefully, Alexander Ochs Projects, Berlin (2014); Rituals of Exhibition II, H Gallery, Chiang Mai, Thailand (2013).
02.07.2025 - 26.07.2025
opening: 01.07.2025
02.07.2025 - 26.07.2025
dalle 18:00
La mostra collettiva Diritti e rovesci presenta i progetti fotografici, video e installativi di 12 artiste e artisti visivi under 30, sviluppati nell’ambito della III° edizione del programma di formazione e produzione Futuri Prossimi, promosso da Fluxlab in collaborazione con JEST.
Il tema è un invito a considerare come ogni aspetto del nostro vivere e della nostra società abbia, come una medaglia, due facce: ogni diritto implica un rovescio. Al di là delle narrazioni prevalenti e a latere della cronaca, le giovani artiste e artisti in mostra osservano consapevolmente e criticamente il presente. Si confrontano con il rovescio delle medaglie dello sviluppo inteso in senso capitalista, industrialista, colonialista, militarista, individualistico e antropocentrico che ha dato e dà forma alle dinamiche che regolano la società e i luoghi che viviamo. E nel rovescio della medaglia, in molti casi ricercano e danno peso ai diritti, primo tra tutti quello ad una vita libera, sana e sicura, nella piena uguaglianza e nel rispetto reciproco: diritti troppo spesso messi in discussione. Attraverso un’ampia varietà di linguaggi, poetiche e approcci artistici – seppur prendendo le mosse dalla pratica fotografica – e da una molteplicità di punti di vista, i lavori in mostra investigano il modo che abbiamo di abitare luoghi, condividerli, costruirli e percepirli. In questi luoghi si dipanano narrazioni multivocali, si instaurano tensioni, si sviluppano conflitti e prendono forma nuove coesistenze.
Prima ancora dei rovesci, i diritti: diritto alla vita, alla salute, a un lavoro sicuro e a un ambiente sano e sostenibile. Quella della sicurezza sul lavoro e delle morti bianche è un’emergenza diventata disfunzione sistemica in Italia; Elia Brignoli (Bergamo, 1996) costruisce il suo progetto a partire da immagini d’archivio tratte da quotidiani e dà corpo con Eco a un urlo silenziato e mai abbastanza ascoltato, guardando alle tracce che lascia nel paesaggio e il racconto mediatico che ne viene fatto. Il paesaggio è anche soggetto di Now she walks through a sunken dream di Valeria Limongi (Maratea, 1995), che attraverso video e fotografie trasfigura i luoghi della Basilicata documentando ed evocando al tempo stesso la presenza incombente di una possibile contaminazione da idrocarburi e il rischio a cui sono sottoposte le popolazioni della Val d’Agri. Il concetto di società del rischio, insieme a quello di scomparsa del paesaggio, è affrontato da Sofia Gastaldo (Padova, 2003) con il progetto Véd. Attraverso una ricerca che si avvale anche di pratiche della sociologia e dell’antropologia sul territorio di Mestre e Marghera, si confronta con un territorio “scomparso” e con i giovani che lo abitano con la consapevolezza di questa privazione imposta.
Il tema del paesaggio ritorna nei lavori di altre due artiste di origine veneta, che ne investigano le trasformazioni e i cambiamenti di senso nel corso della storia. Irene Ferrari (Verona,1999) esplora con Dove roccia e fuoco diventano foresta le nuove ecologie (incluse quelle umane) e le coesistenze multispecie in un luogo segnato dagli eventi della seconda guerra mondiale, mentre Ivon De Pol Mandich (Venezia,1998) in Oltre la pietra segue i confini storici e mutevoli della laguna veneziana, evidenziando l’arbitrarietà e la precarietà del concetto di confine e della relazione tra ordine umano e instabilità del paesaggio.
Volgendo un occhio ai confini presenti e ai numerosi conflitti attualmente in corso nel mondo, non sfugge all’attenzione di diversi artisti come la guerra agisca non solo attraverso combattimenti e campagne militari, ma anche per mezzo della tensione latente ma concreta che attanaglia le vite di molti. Gaia Caramellino (Torino, 2001), grazie al profondo lavoro di ascolto e osservazione all’origine del lavoro video Kar u chkar, traspone con sguardo poetico il senso sospensione che vivono gli abitanti di un villaggio al confine tra Armenia e Azerbaijan, dove la quotidianità scorre in attesa di una possibile invasione militare. Con sguardo e poetica totalmente diversi Nicola Luciani (Feltre, 1999) rappresenta la tensione elettrica e i venti di guerra (passata e chissà futura) in un’isola taiwanese a pochi chilometri dalla Cina con il progetto fotografico documentario Quando tornerai.
Oleksandra Horobets (Starokostjantyniv, UA, 1997) si concentra, con un’indagine tra fonetica, performance e dispositivi di visione, sulle ambiguità e la violenza che attraversano il linguaggio. 72 87 92 apre una riflessione sulla traduzione come strumento di manipolazione e decostruzione, e sul potenziale politico del fraintendimento, della distanza e dello scarto.
In altri lavori in mostra la tensione che prende vita nei luoghi è quella tra il passato – più o meno reale – e il presente, che mentre da un lato porta le tracce della storia, dall’altro ne cancella o annulla in parte i significati. Così Rabat, legame o vincolo di Marta Vultaggio (Salemi, 1999) ricerca nella valle del Bélice le tracce del Giardino Mediterraneo, sorta di Eden comunitario che un tempo circondava le città della Sicilia e che oggi persiste e ritorna tra i riti religiosi e la frammentata privatizzazione del territorio. Elisa Liu (Venezia, 1999), rappresenta la Cina contemporanea sfruttando un immaginario personale a cavallo tra un passato mai direttamente vissuto e un presente che smantella le certezze delle tradizioni familiari e della vita comunitaria in 大家 [dàjia – “tutti” o “grande casa”].
Matteo Montorfano (Monza, 1999) rivolge la sua attenzione allo spirito di comunità e condivisione: per È Bello Fare Tardi osserva con curiosità una serie di feste a cui prende parte un gruppo di giovani con sindrome di Down, ponendo in primo piano il sentimento di libertà offerto dallo stare insieme. Stare insieme che, nella sua semplicità e forza, può essere solido fondamento di nuove (o rinnovate) costruzioni affettive, nate dal confronto e dall’ascolto: Lorenza Bassino (Torino, 1997) ce ne offre un esempio con Esplorazione n.1, lavoro a quattro mani con la madre, che trasforma l’esperienza familiare in pratica artistica, affermando la potenza sovversiva dell’intimità come spazio di ascolto e trasmissione.
04.06.2025 - 28.06.2025
opening: 04.06.2025
04.06.2025 - 28.06.2025
Where paintings embrace è la prima mostra personale in galleria di Jilan Wu, artista selezionata nell’ambito del Premio Combat 2024, alla cui giuria la galleria ha preso parte. La mostra inaugura martedì 4 giugno e raccoglie una serie di lavori inediti su tela e, per la prima volta, una selezione di ceramiche, segnando un importante ampliamento del suo linguaggio espressivo. Jilan Wu, Due donne III, 2025, colla di pelle di coniglio, pigmento, olio su tela, 100×80 cm Jilan Wu, Due donne III, 2025, colla di pelle di coniglio, pigmento, olio su tela, 100×80 cm La pratica pittorica di Jilan Wu si distingue per un approccio intimo e sensibile alle relazioni umane, esplorate attraverso una narrazione visiva che fonde memoria personale e universalità emotiva. Nata nel 1990 a Gui Zhou, in Cina, e attualmente residente a Bologna, l’artista costruisce una dimensione visiva dove l’intimità si intreccia con l’ambiguità, e la malinconia si colora di tenerezza. Le opere in mostra presentano una pittura stratificata, vibrante e sensoriale, dominata da toni caldi — rossi, arancioni, rosa pastello — che accendono la superficie di una luce interna, capace di evocare ricordi, sogni e desideri. In particolare, la serie Abbracci esprime un bisogno profondo di contatto e prossimità, in risposta a esperienze di separazione e distanza. Nei lavori più recenti emerge inoltre una maggiore matericità del colore e una tensione narrativa più accentuata. Jilan Wu, Una donna IX, 2025, ceramica, 25×39 cm Jilan Wu, Una donna IX, 2025, ceramica, 25×39 cm L’introduzione della ceramica rappresenta una novità significativa nel percorso di Wu, introducendo una dimensione tridimensionale che conserva tuttavia la componente tattile e corporea della sua ricerca. Le forme, fragili e irregolari, sottolineano il gesto e la vulnerabilità dei legami umani. Tra riferimenti a Chagall, ai Fauves e alla sensibilità contemporanea di Yoshitomo Nara, Jilan Wu costruisce un universo visivo profondamente personale, dove il corpo diventa medium espressivo per raccontare la bellezza imperfetta delle relazioni.
A PICK GALLERY is pleased to present Where Paintings Embrace, the first solo exhibition at the gallery by Jilan Wu, an artist selected as part of the Premio Combat 2024, whose jury included the gallery itself. The exhibition opens on Tuesday 4 June 2025 and will remain on view until 28 June, showcasing a series of new paintings on canvas, along with a selection of ceramic works being presented for the first time. Jilan Wu, Due donne III, 2025, colla di pelle di coniglio, pigmento, olio su tela, 100×80 cm Jilan Wu, Due donne III, 2025, colla di pelle di coniglio, pigmento, olio su tela, 100×80 cm Jilan Wu’s pictorial practice is marked by an intimate and sensitive approach to human relationships, explored through a visual language that bridges personal memory and universal emotion. Born in 1990 in Gui Zhou, China, and now based in Bologna, the artist creates a visual space where intimacy blends with ambiguity and melancholy is infused with tenderness. The works on display feature a layered, vibrant, and sensorial painting style dominated by warm tones — reds, oranges, and pastel pinks — that illuminate the surface with an inner light, evoking memories, dreams, and desires. Particularly in the Abbracci series, there is a visceral expression of the need for contact and closeness, emerging from lived experiences of distance and separation. Wu’s more recent pieces also reveal a richer materiality in her use of colour and a stronger narrative tension. Jilan Wu, Una donna IX, 2025, ceramica, 25×39 cm Jilan Wu, Una donna IX, 2025, ceramica, 25×39 cm The introduction of ceramics marks a significant development in the artist’s practice, bringing in a three-dimensional aspect that retains the tactile and bodily qualities of her work. These fragile, irregular forms highlight gestures, voids, and the inherent vulnerability of human connection. Drawing on influences from Chagall, the Fauves, and the contemporary sensibility of Yoshitomo Nara, Wu constructs a deeply personal visual universe in which the body becomes a medium for expressing the imperfect beauty of relationships.
07.05.2025 - 31.05.2025
opening: 06.05.2025
07.05.2025 - 31.05.2025
Leila Erdman Tabukashvili, It was a cold long distance.jpg, stampa fine art su carta cotone, cm 42×28
14.03.2025 - 03.05.2025
opening: 13.03.2025
14.03.2025 - 03.05.2025
ore 19:30
Søvnrykk – Nordic Perspectives, collettiva con opere di Arild Horvei Instanes (Bergen, Norvegia, 1990), Søren Krag (Silkeborg, Danimarca, 1987), Bjørn Mortensen (Bergen, Norvegia, 1977), Anthony Charles Morton (Sud Africa, 1992) e Manuel Portioli (Reggio Emilia, 1987), offre una visione affascinante dell’arte contemporanea norvegese, mettendo in dialogo le opere di cinque artisti dai linguaggi visivi e sensibilità diverse, ma accomunati dall’interesse per temi universali come identità, ambiente, spiritualità e tecnologia. Questa collettiva crea un terreno di interazione, tensione e arricchimento reciproco, dando vita a un percorso espositivo che intreccia punti di contatto e differenze. Tra i punti di convergenza, emerge una comune riflessione sul rapporto tra materiale e immateriale, che molti degli artisti esplorano con sensibilità diverse ma complementari. Ad esempio, Søren Krag e Antony Charles Morton, seppur con linguaggi distinti, condividono una ricerca sulla spiritualità: Krag combina tecnologia e immaginario sacro, richiamando simboli religiosi attraverso il mezzo digitale, mentre Morton, con un approccio astratto e teorico, costruisce spazi meditativi che invitano alla contemplazione interiore. Entrambi riflettono dunque su dimensioni spirituali, ma lo fanno in modi che riflettono le loro inclinazioni: Krag con un’estetica lo-fi legata al digitale e Morton con la fisicità della pittura e il simbolismo astratto.
Un altro tema che unisce gli artisti è quello dell’ambiente. Krag e Bjørn Mortensen, in particolare, propongono letture diverse del rapporto tra arte e sostenibilità. Krag si confronta con il problema della plastica attraverso l’uso simbolico dei Lego, richiamando l’impatto ecologico di questo materiale, mentre Mortensen opta per un approccio più materico, lavorando direttamente l’argilla in un modo che richiama un legame ancestrale con la terra.
Manuel Portioli, dal canto suo, esplora il rapporto sensoriale con l’ambiente attraverso l’astrazione, invitando l’osservatore a una riflessione percettiva che non si limita a rappresentare la natura, ma vuole coinvolgere emotivamente chi guarda.
Le divergenze all’interno del gruppo emergono chiaramente nelle tecniche e nelle influenze culturali. Arild Horvei Instanes, ad esempio, sviluppa una “pittura estesa” che utilizza
l’aerografo su tessuti, superando la bidimensionalità e creando un dialogo visivo che mira a coinvolgere direttamente il pubblico. Di contro, Morton si concentra su una pittura teorica e filosofica, richiamandosi all’astrazione di Miró e Bess per costruire narrazioni simboliche. La street art e la cultura pop caratterizzano invece il linguaggio di Portioli, che, unico italiano del gruppo, aggiunge una nota di espressività urbana e provocatoria al progetto, differenziandosi dal minimalismo spirituale di Krag e dalla ruvidità formale di Mortensen.
Le specificità culturali contribuiscono inoltre ad arricchire ulteriormente il progetto. Krag porta il suo background danese attraverso un’estetica che combina immagini sacre e tecnologia, arricchendo l’immaginario della collettiva con elementi di iconoclastia cristiana e geometrie islamiche. Morton, con radici sudafricane e influenze giapponesi, introduce una complessità teorica che si traduce in un profondo legame tra arte e filosofia. Portioli aggiunge invece un contributo marcatamente italiano e mediterraneo, caratterizzato da colori intensi e un’estetica ispirata alla street culture, in netto contrasto con l’essenzialità delle forme di Krag o la matericità organica delle opere di Mortensen.
In definitiva, Søvnrykk – Nordic Perspectives si presenta come un progetto eterogeneo che riesce a far dialogare artisti dai background e approcci differenti senza forzare una sintesi stilistica. La varietà delle tecniche, dei temi e delle influenze culturali rappresenta il punto di forza di questa collettiva, capace di promuovere l’arte norvegese in Italia e di stimolare una riflessione sui temi universali della spiritualità, dell’ambiente e dell’identità. Questa pluralità di prospettive, anziché frammentare il progetto, ne rafforza il valore, offrendo una proposta curatoriale ricca e polifonica, che apre a nuovi scenari di confronto e connessione tra mondi artistici apparentemente distanti.
13.12.2024 - 08.03.2025
opening: 12.12.2024
13.12.2024 - 08.03.2025
L’esposizione esplora il rapporto tra percezione, memoria e trasformazione, attraverso opere che uniscono fotografia, pittura e scultura in un linguaggio estetico unico e innovativo.
Tagliafico, nato ad Alessandria nel 1985, sviluppa la sua pratica artistica intorno a temi universali come l’interazione tra il mondo fisico e quello digitale, la frammentazione della realtà e la ricerca di significato. Le sue opere si configurano come metafore visive in cui il vetro, elemento centrale, si fa filtro tra l’immagine visibile e ciò che sfugge alla percezione immediata.
Curata da Domenico De Chirico, la mostra ruota attorno alla serie Arcipelago, composta da stampe analogiche, cianotipie e vetri dipinti che si sovrappongono per creare paesaggi evocativi e frammentati. Le immagini, mai del tutto rivelate, richiedono uno sguardo attento e riflessivo, offrendo una molteplicità di significati e interpretazioni.
Come osserva De Chirico nel testo critico che accompagna l’esposizione, “il lavoro di Tagliafico esplora il concetto di visione all’interno di un lungo processo che porta alla ricerca di significato del mondo circostante, fatto di immagini sfuggenti, perpetuamente oscillanti tra compendi di spazi liminali e frammentazioni evocative di paesaggi illibati.” Questa complessità formale e concettuale si traduce in un’esperienza immersiva, in cui il pubblico è invitato a riflettere sulla propria percezione e sul senso del tempo.
Tra le opere esposte, si segnalano anche la struttura scultorea Celestial Bodies e l’installazione Field of Vision, che articolano ulteriormente il dialogo tra materiali e dimensioni spaziali. In entrambe, il vetro diventa strumento per amplificare e al contempo limitare la visione, evocando una tensione tra ciò che è accessibile e ciò che rimane inafferrabile.
Marco Tagliafico vive e lavora ad Alessandria.
Dopo la laurea in Lingue Orientali all’Università di Torino studia fotografia e nel 2018 consegue il Master di alta formazione sull’immagine contemporanea di Fondazione Fotografia Modena Arti Visive. La sua pratica unisce fotografia, pittura e disegno, creando opere a cavallo tra astrazione e figurazione. Ha esposto in Italia e all’estero, tra le principali mostre: Da Guarene all’Etna, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene d’Alba (2019); UKYA City Takeover, New Art Exchange Gallery, Nottingham (2019); Ge/19 Boiling Projects, a cura di Filippo Maggia in collaborazione con Fondazione Oelle, Fondazione Mazzullo, Taormina (2020); Blu policromo. Narrazioni e interpretazioni a confronto, a cura di Sara Liuzzi ed Emanuela Romano, A PICK GALLERY, Torino (2023); Bla Berlin, a cura di Virginia Monteverde, Bethanien Kunstquartier, Berlin (2023); Enegan Art, Palazzo Strozzi, Firenze, curated by Gabriele Chianese (2023); Degree of separation, a cura di Maria Elena Marhetti, A PICK GALLERY, Torino (2023); Come isole, a cura di Stefano Cagol, Castel Belasi, Trento (2024). Ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra i quali New Post Photography, MIA art fair, Milano (2021); MZ Costruzioni, ArtVerona art fair (2023); Premio Espoarte Fotografia e Arteam Cup, Savona (2024)
31.10.2024 - 07.12.2024
opening: 30.10.2024
31.10.2024 - 07.12.2024
Good Idea
Manfred Peckl
Opening con Performance
Corpo a corpo
Silvia Gatti – Claudia Vetrano
Dance me to the end of love
Casper Faassen
in collaborazione con Mc2Gallery
Manfred Peck, Dark energy, 2015, collage su tavola, cm.71×91
20.09.2024 - 19.10.2024
opening: 19.09.2024
20.09.2024 - 19.10.2024
A PICK GALLERY inaugura la quarta edizione della rassegna annuale di street art.
Quest’anno la collettiva Gràphos è a cura di Cenere, con opere di Abel Bael, Cenere, Marco Filicio, Good Times Company, Hazkj, Luogo Comune, Monograff, Ninaro’, Rame13, Rise the Cat, Vernïs Lab.
Alla mostra seguirà l’intervento site-specific di Cenere che verrà prodotto a La Loggia (To), un grande murales che rielaborerà i simboli del comune alle porte di Torino e che va ad aggiungersi alla serie di lavori iniziata nel 2021 da Ufocinque, Seacreative, Refreshink e Max Petrone.
La parola gràphos (letteralmente dal greco γράϕω) riporta alla scrittura, all’incisione e al segno illustrativo, tecniche che uniscono tutti gli artisti in mostra, i quali durante le loro carriere si sono cimentati in queste pratiche – sia in campo editoriale, sia di marketing e design – che evidenziano la fondamentale relazione tra il linguaggio, la rappresentazione visiva e la comunicazione.
Nel mescolare pittura, incisione e illustrazione, Mattia Paganucci (aka Cenere), curatore della mostra, riporta alla memoria la prima arte realizzata dall’uomo, l’incisione su pietra e da qui parte per seguire le derive di alcuni street artists che dopo l’uso più classico dello spray nella realizzazione di graffiti murali, hanno scelto di indagare il segno sia a livello pittorico e illustrativo, sia scultoreo. La fusione di queste tecniche con la street art ha creato un ponte tra l’arte urbana e quella più tradizionale, con l’intento di renderne sempre più fruibili i messaggi, dentro e fuori gli spazi deputati all’arte contemporanea.
In mostra sono presentati oltre a una serie di lavori inediti, anche elementi installativi e scultorei che nel relazionarsi con gli spazi della galleria, escono dalla bidimensionalità del supporto (carta, tavola, tela) per creare una dimensione più immersiva.
Il lavoro di Abel Bael crea portali per altri mondi, mescolando simbologia e occultismo con nozioni di comunicazione visiva. Lo stile è caratterizzato da un tratto spesso ricco di elementi decorativi caratteristico della street art, in contrapposizione con il forte uso della simmetria e la quasi totale assenza di colori. Cenere (Jesi, 1987) si è sempre interessato ai graffiti e alla street art. La sua ricerca è iniziata con la fotografia analogica, per avvicinarsi poi all’illustrazione e all’inchiostro, ma la strada lo porta a indagare anche lo spray e il pennello con i quali crea figure fantastiche e mitologiche che si collegano a storie reali o strane leggende. Marco Filicio (Fermo, 1990) combina elementi di diverse provenienze, dal mondo animale a quello naturale e umano, creando delle allegorie o, come le definisce lui stesso, delle chimere. L’utilizzo della grafite definisce lo stile fantastico delle opere, focalizzandosi sulle ombre e conferendo tridimensionalità e un aspetto quasi fumettistico. Good Times Company è un duo formato dallo street artist Edoardo Kucich e dal graphic designer Beppe Conti. La loro ricerca è un meltig pot tra tecniche e stili differenti, creano lavori a partire da collage di elementi che seguono l’estetica delle riviste del secolo scorso, estraendoli dal contesto originale e creando atmosfere futuristiche e surreali. Hazkj (Bologna, 1995) si autodefinisce “a blast from the past” (un’esplosione dal passato) e mescola nelle sue opere elementi sociali, storici e culturali. L’artista ha collaborato in svariati progetti in passato volti alla rivalutazione di comunità nel territorio italiano, talvolta coinvolgendo i giovani nella produzione stessa delle opere. Luogo Comune è illustratore e urban artist. Come illustratore ha contribuito a opere pubblicate in diversi paesi, mentre come urban artist produce opere site specific. Lo contraddistinguono l’uso di colori piatti, vividi e in contrasto tra loro e l’inclusione di elementi della flora, fauna e tradizioni locali, oppure riferimenti letterari, che contribuiscono a creare opere che analizzano il contesto sociale locale. Monograff (Firenze, 1996) si focalizza sulla sua città natale, Firenze. L’artista riflette e dialoga con l’ambiente che lo circonda, concentrandosi su elementi naturali o architettonici, e rappresenta nelle sue opere il risultato dell’incontro tra elementi politici e sociali. La quasi totalità delle sue opere è accomunata dall’uso esclusivo del colore blu, ispirato alle azulejos portoghesi, su sfondo bianco, e dallo stile chiaroscuro, privo di dettagli, ottenuto utilizzando rulli da pittura su cui sono state incise delle strisce. Ninaro’ crea opere dalle forme fluide, sperimentando costantemente con materiali e tecniche. Lo stile che la contraddistingue, oltre alla fluidità delle forme, è l’uso di colori in forte contrasto per creare atmosfere fantastiche, talvolta oniriche o soprannaturali. Rame13 (Pisa, 1989) ha collaborato con enti di svariata natura, associazioni non governative come Emergency e il marchio di moda PINKO. Collabora con scuole per il coinvolgimento dei giovani nella street art. Gli scenari creati da Rame13 prendono ispirazione dal mondo onirico e raccontano storie ricche di elementi fantastici. Rise the Cat è uno street artist che produce opere focalizzate sull’importanza della partecipazione politica e il mantenimento della memoria collettiva. Le sue opere individuali si affiancano ad opere prodotte con scuole e cooperative, volte al riavvicinamento dei giovani alle istituzioni statali. Vernïs Lab è un duo composto da Barbara Migliaccio e Sara Zecchino. Il nome stesso dallo studio, vërnis, deriva dalla parola piemontese per vernice. Le due artiste mescolano nei loro progetti colori elettrici ed elementi naturali, fortemente ispirati alla pop art. Il risultato sono opere fortemente immersive e colorate che rapiscono l’attenzione dello spettatore.
ENGLISH VERSION
A PICK GALLERY presents the group show Gràphos – as part of the fourth edition of the annual street art review – on Thursday, September 19th at 6 pm, in Via Galliari 15/C, Turin. The exhibition, curated by Cenere, includes works by Abel Bael, Cenere, Marco Filicio, Good Times Company, Hazkj, Luogo Comune, Monograff, Ninaro’, Rame13, Rise the Cat, Vërnis. Alongside the exhibition, artist Cenere has been working on a site-specific installation, which will be located in La Loggia (To), consisting of a large mural re-elaborating the town emblehems, adding another piece to the pre-existing collection of artworks created in 2021 by Ufocinque, Seacreative, Refreshink and Max Petrone.
The word gràphos (from the greek γράφω) leads back to writing, to the act of engraving and to the sign itself, techniques which unite the artists in the exhibition, who apply them in different fields – editorial, design or marketing – highlighting the fundamental relation between language, visual representation and communication.
By mixing paint, engraving and illustration, the exhibition’s curator Mattia Paganucci (Cenere) brings back the first forms of art created by mankind, engravings on stones, and uses them as a starting point to showcase the artworks of a selection of street artists whom, after using the more common medium of spray painting in the realisation of wall graffiti, choose to analyse the sign itself on an artistic, illustrative and sculptural level.
The fusion of these techniques with street art has created a bridge between urban art and its more traditional counterpart, with the goal to make its inner messages available to larger audiences, both within and outside traditional contemporary art spaces.
The exhibition includes a series of unpublished artworks, including sculptures and installations that interact with the gallery spaces, avoiding the bi-dimensionality of traditional mediums (paper, canvas, plates) to create a more immersive dimensions.
The work of Abel Bael centres on the creation portals to other worlds, mixing symbology and occultism with elements of visual communication. His style is characterised by thick lines and an abundance of decorative elements, showing a street art influence, in contrast with the strong use of symmetry and the total absence of colours. Cenere (Jesi, 1987) always had an interest for graffiti and street art. His research starts with analogic photography, evolving into illustration and ink, and resulting in the exploration of spray paint and brushes as mediums, with which he creates fictional and mythological creatures,
connected to unusual legends or real stories. Marco Filicio (Fermo, 1990) combines elements from different origins, from the animal kingdom to the natural one as well as human nature, creating allegories or, as he calls them, Chimeras. The use of graphite defines the fantasy style of his work, which focuses on shadows and creating tridimensionality and an almost comic-like look.
Good Times Company is a duo made of street artist Edoardo Kucich and graphic designer Beppe Conti. Their artistic research is a melting pot of different techniques and styles, creating artworks composed of elements that imitate the aesthetics of magazines from the past century, extracting them from their original context and creating futuristic and surreal environments. Hazkj (Bologna, 1995) calls himself “a blast from the past”, mixing in his artworks social, historical and cultural elements. The artist has taken part to a variety of projects with the goal to restore communities within the Italian territory, often involving the local youth in the production of the artworks. Luogo Comune (Cremona, 1992) is an illustrator and urban artist. He has contributed to publications available in several countries as an illustrator, as well as producing an array of site specific artworks. His style stands out for the use of vivid colours in high contrast between each others, applied in uniform areas, creating artworks that analyse the local social context. Monograff (Florence, 1996) focuses on his hometown, Florence. The artist mirrors and opens a dialogue with his surrounding environment, focusing on natural or architectural elements, representing the result of the encounter between political and social in his artworks. The majority of his works is associated by the exclusive use of the colour blue, inspired by portuguese azulejos, on a white background, and by a chiaroscuro style free from unnecessary details, obtained carving patterns onto paint rollers. Ninarò created artworks characterised by fluid shapes, constantly experimenting with materials and techniques. What makes her style stand out, other than its fluidity, is the use of high contrast colours to create fantasy landscapes, often supernatural and dreamlike. Rame13 (Pisa, 1989) has collaborated with various institutions in the past, going from non-governmental organisations such as Emergency, to fashion brands like PINKO. She has been working extensively with local schools to introduce the youth to street art. The landscapes created by Rame13 take inspiration from the dream world and tell stories rich of fantasy elements. Rise the Cat is a street artist creating artworks highlighting the importance of taking part in politics and maintaining a collective memory. His solo works portfolio is followed by a repertoire of installations created in collaboration with schools and social cooperatives, with the intention of introducing the youth to state institutions.
Vërnis is a studio run by Barbara Migliaccio and Sara Zecchino. The name of the studio itself, vernïs, is derived from the piedmontese word for paint. The two artists mix up vivid colours and natural elements, with a strong pop art influence. The results are highly immersive and colourful artworks that capture the viewer’s attention.
For the #OVERTURE 2024, Thursday, 19th September 2024 all galleries of TAG – Torino Art Galleries will be open with extended hours until 11pm.
The exhibition will be open until 19th October 2024
21.06.2024 - 07.09.2024
opening: 20.06.2024
21.06.2024 - 07.09.2024